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È il disco di Ringo, Starr del country

Ringo Starr, ‘Look Up’ (Universal) – ★★★✩✩ - Il meno sessualmente simbolico dei Beatles è tornato a un vecchio amore. Garantisce T-Bone Burnett

Peace & Love
(Keystone)
16 gennaio 2025
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Per quanto mastodontica, la figura di Ringo Starr genera sempre un poco di tenerezza, e non solo per la veneranda età del batterista (che il 7 luglio ne compirà 85), alla quale percuote ancora tutte le pelli in modo elastico, rilassato e bello da sentirsi come in gioventù, ma pure per l’essere stato il meno sessualmente simbolico dei Beatles, sempre che si ritenga che John Lennon fosse un sex symbol, prima dell’India e degli occhialetti o anche dopo, nel freddo minimalismo yokooniano. E dunque, come ogni immagine di archivio rassicurante che dimostra dell’esistenza di giovani fan isteriche che negli anni d’oro dei Favolosi Quattro imploravano “Ringo, marry me!” (Ringo sposami), ogni nuovo album del nostro porta con sé un carico di simpatia.

Avviene anche per ‘Look Up’, il suo 21esimo disco (perché gli 80enni pubblicano ancora dischi) che è – sposiamo parole del Rolling Stone – “esattamente ciò che vogliamo da questo vecchio saggio”, aggiungendo che probabilmente questo non sarà il disco della vita di nessuno, ma la commistione tra britannici e cowboy ha un suo ritmico perché.

‘Hai mica una canzone che ti avanza?’

‘Look Up’ è un disco country e a Richard Starkey in arte Ringo è sempre piaciuta la musica country. Lo dice in prima persona presentando l’ultima sua fatica, ma a parlare per lui è pure ‘Beaucoups of Blues’, album del 1970 (il secondo dopo lo scioglimento dei Beatles) che sa di country & western.

Di ‘Look Up’, Ringo dice che tutto è partito chiedendo a T-Bone Burnett di scrivergli una canzone, e non una canzone country. “Me ne ha portate nove e ho capito che avremmo dovuto pubblicare un intero album”, dice. Già chitarrista per Dylan, Burnett è un punto di riferimento del cantautorato americano, dell’Americana (un alternative country maggiormente legato alle tradizioni), di roots rock e country, un produttore da un Oscar, dieci Grammy e altra oggettistica. Anche autore, Burnett suona bassi e chitarre e firma o cofirma quasi tutti i pezzi di ‘Look Up’, nel quale, forse anche grazie a lui, sta in bella mostra una buona parte del gotha del country, da Greg Leisz alle acustiche ad Alison Krauss nelle armonie vocali che tutti vorrebbero sentire unite al proprio canto (‘Thankful’), dall’ex Eagles Joe Walsh che imbraccia la slide a Stuart Duncan che pizzica il mandolino, da Dennis Crouch al basso a Paul Franklin alla pedal steel, quest’ultimo in una buona metà di disco. Fino a David Manfield, con T-Bone Burnett nel Rolling Thunder Revue di Dylan, nel secolo scorso, che qui arrangia gli archi.

Cito ergo sum

Per i non necessariamente appassionati di country, il cui establishment è recentemente finito sotto la scure del papà di Beyoncé in difesa della figlia, snobbata dai Country Music Awards perché, sostiene lui, cromaticamente non in linea con le tonalità dominanti del settore (tendenti al bianco), ‘Look Up’ apre una vetrina anche sul pluripremiato Billy Strings, Grammy nel 2021 per il miglior album bluegrass (‘Home’), che fa i cori in ‘Breathless’, traccia d’apertura segnata dall’inconfondibile charleston di Ringo, e in ‘Never Let Me Go’, brano che cita dichiaratamente ‘I Feel Fine’ ma che è ‘Love Me Do’ fin nel midollo, cosa che dimostra quanto i Beatles fossero intimamente country, o quanto questo country sia intriso di Beatles.

C’è spazio anche per la pluripremiata Molly Tuttle, altra stella del bluegrass, nel brano che dà il titolo al disco e nella ballad ‘I Live For Your Love’, e c’è spazio per la formazione indie pop Lucius di Jess Wolfe e Holly Laessig armonizzanti in ‘Come Back’, che più country di così c’è solo il country. Su tutte, ma il parere è del tutto personale, l’ipnotica ‘Rosetta’, autore Burnett, con le voci delle sorelle Rebecca e Megan Lovell (Larkin Poe) e le chitarre di Mark Knopfler, che però non c’è.

Se non fosse stato per lui

Nel mandare a Burnett un beatlesiano “peace & love”, e altrettanto a tutti quelli che nell’album hanno suonato, Ringo dice che è stato un piacere fare ‘Look Up’ e spera che sia altrettanto piacevole ascoltarlo. Così è. Dal canto suo, Burnett gli risponde che “con il suo approccio creativo, Ringo è stato capace di cambiare il modo di suonare di ogni batterista, e ha sempre cantato un rockabilly da urlo, oltre a essere un incredibile interprete di ballad”. E chiude la risposta con la dichiarazione d’amore che ogni musicista che va verso il secolo di vita vorrebbe un giorno sentirsi dire: “Nessuno dei lavori che ho prodotto nella mia lunga vita in ambito musicale sarebbe potuto esistere se non fosse stato per lui e la sua band. Tra le altre cose, questo album è un modo per ringraziarlo per tutto quello che ha dato a me e a noi”.

Lo avevamo lasciato in dicembre sul palco con Paul McCartney a presenziare alla chiusura del tour di Macca. Mentre scriviamo, Ringo è al Ryman Auditorium di Nashville, tempio del country, per un concerto di due ore atto a celebrare in salsa country l’eredità dei Beatles. Lo speciale che uscirà dalle due serate verrà trasmesso in primavera sulla Cbs e su Paramount+. Per fare beneficenza non è necessario essere bellissimi, e il bel cuore di Ringo ha fatto sì che parte dei proventi vada alla Croce Rossa americana e alle vittime dei roghi di Los Angeles.