È il secondo International Classical Music Award, andato all’ultimo cd, uscito per ECM. La soddisfazione di Barbara Widmer e Markus Poschner
“Accostando il Concerto per pianoforte di Schnittke a due pagine di Hindemith, il direttore Markus Poschner, la pianista Anna Gourari e l’Orchestra della Svizzera italiana gettano uno sguardo acuto su un aspetto molto particolare del XX secolo, fatto di un rivolgersi nostalgico al passato ma anche di un’analisi approfondita delle miserie del presente, in bilico tra polistilismo e ironia. E lo fanno con una qualità strumentale assolutamente impeccabile”.
Questo dice il gotha della critica musicale professionistica europea chiamata a scegliere gli International Classic Music Awards (Icma), gli Oscar della Classica, che nella categoria ‘Programmi misti’ hanno premiato l’ultimo cd dell’Orchestra della Svizzera italiana, dedicato a Schnittke e Hindemith, prodotto da Manfred Eicher per la prestigiosa ECM New Series, con direttore principale Markus Poschner e la pianista Anna Gourari. È il secondo Icma dell’Osi, che già lo aveva vinto nel 2018 per il cofanetto di dvd ‘Rileggendo Brahms’. Per non farsi mancare nulla, quest’anno l’Osi godeva di una seconda nomination (nella categoria ‘Musica sinfonica’) per il cd dedicato alle sinfonie di Čajkovskij, uscito a fine 2023 per l’etichetta Claves, prodotto anch’esso dalla Rsi.
«È il secondo, a distanza di sette anni, è un grandissimo traguardo all’interno del panorama musicale internazionale. È una conferma di quanto l’Osi sia cresciuta, di dove stia andando e di quanto sia salita l’asticella». Una raggiante Barbara Widmer, direttrice artistica dell’orchestra, commenta il risultato a margine del Focus Berio presentato in mattinata. «Il premio ci dà tanta forza per iniziare bene l’anno in cui cade il 90esimo dell’Osi, e credo che ci darà risalto a livello internazionale», aggiunge Widmer, che annuncia gradite novità discografiche: «Usciremo presto con la Sinfonia Manfred di Čajkovskij, per l’etichetta Claves, ma stavolta non sarà un cd, ma un Lp. Abbiamo coinvolto Luisa Gagliardi, una pittrice che realizzerà la copertina del disco. In febbraio ci sarà luna presentazione al Lac, ho voluto allargare il concetto di swissness anche all’impatto visivo».
Visto che il direttore artistico è certo che «il maestro Poschner sia assolutamente orgoglioso e fiero della nostra orchestra per questo risultato», chiediamo al direttore principale dell’Osi di esprimere direttamente orgoglio e fierezza.
Maestro Poschner, come e quando è arrivata la notizia?
Mi è stata data poco prima dell’uscita del comunicato stampa. Sono felicissimo, è la seconda volta che vinciamo questo premio con l’Osi ed è una fantastica conferma della bontà del nostro lavoro, così come fu la prima volta per Brahms. L’incisione è sempre un grande investimento di energia, ispirazione, prove, un investimento che va oltre la musica e include il team intero, le public relation, i media. È un successo per tutta la famiglia Osi e sono felice che questo arrivi con un repertorio non mainstream. Nel 2018 accadde la stessa cosa, qualcuno mi disse che osavo registrare il repertorio romantico tedesco di Brahms con un’orchestra italiana, e invece era esattamente il suono di cui avevo bisogno, così come per Hindemith. Questo album è nato da un lavoro ispirante, trasparente, non credo esistano molte registrazioni comparabili a quanto abbiamo fatto, grazie anche alla qualità della pianista Anna Gourari. È proprio una registrazione Osi, la giuria evidentemente era di questo stesso parere! (ride, ndr).
No mainstream, è l’Osi che osa, perdoni il gioco di parole…
È un po’ nel nostro Dna. Suoniamo anche tanti repertori conosciuti, molta musica contemporanea, ma lo spirito è sempre quello di spingerci oltre i nostri limiti, esplorare nuovi orizzonti, testare suono ed emozioni di questa musica e Hindemith, per quel che mi riguarda, è uno dei nomi più grandi del Novecento.
L’apprezzamento della giuria è doppio: di scelta ma anche di qualità strumentale.
Questo è un repertorio specifico, difficile da tradurre. È operazione complessa quella di trovare il fraseggio corretto, è una sorta di neoclassicismo non popolare ma emozionante. Noi abbiamo tante opzioni, ma il ‘trucco’ è sempre quello di trovare il repertorio giusto. Siamo una famiglia, ci conosciamo da tanto tempo, sappiamo cosa possiamo fare bene. Il successo di questo progetto dimostra che abbiamo le possibilità, siamo musicisti educati e soprattutto abbiamo potere emotivo, che non è qualità di tutte le orchestre.
Un ICMA, quale modo migliore per lasciare. Pare quasi un bis, un encore...
Sto apprezzando ogni minuto che mi resta con l’orchestra, per la responsabilità che ancora provo e per la libertà di cui ho sempre beneficiato e di cui ancora godo. Diciamo che questo è il momento in cui, dopo avere cucinato, possiamo sederci a tavola e mangiare una buona pasta asciutta, di cui sono un vero fan.
Pensa già ai suoi ultimi giorni con l’Orchestra?
Certamente. Sto preparando il programma di Shostakovich, quello con la cara amica Julia Fisher e i Carmina Burana con tutti i cori amatoriali della Svizzera italiana, qui a Lugano a giugno. C’è tanto lavoro da fare. Non so cosa accadrà alla mia ‘ultima’ con l’Osi, ma non c’è tristezza perché è un onore per me essere il direttore principale di questi fantastici musicisti. Con la massima serietà, mi godo ogni singolo momento.
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Markus Poschner