laR+ L’intervista

Il cinema, ‘il catalizzatore delle cose che non vanno’

Le parole di Sina Ataeian Dena contro l’Iran e quelle di Giona A. Nazzaro sul Festival, ‘che ogni anno ci fa chiedere in quale mondo vogliamo vivere’

‘Lavoro all’edizione nuova da gennaio’
(Ti-Press)
14 agosto 2023
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«Credo che il suo unico crimine sia quello di creare arte. Un modo di guardare questo film è quello di tuffarsi nel suo linguaggio poetico, nella forma cinematografica, che però rappresenta anche la rabbia delle persone in Iran, che si sono rese conto che quella in atto è una rivoluzione. Quanto mi immagino il momento in cui darò questo premio ad Ali. Io non voglio che voi siate felici, voglio che voi siate arrabbiati del fatto che Ali non possa essere qui oggi, del fatto che gli artisti vengano censurati, non solo Ali, non solo in Iran. Voglio che siate preoccupati che da destra a sinistra la libertà d’espressione viene aggredita, voglio che siate arrabbiati che l’Iran sia ancora sotto questo regime e i politici occidentali scendano a compromessi e lo accettino. Come ci ha mostrato Maryna (l’ucraina Maryna Vroda, Pardo 2023 alla Migliore regia, ndr), la libertà non è mai data per scontata. Mi rivolgo alla società civile occidentale. Le persone che lottano in Iran condividono gli stessi vostri valori: libertà, democrazia, diritti umani. Se anche non volete sostenerle a livello umano, almeno siate strategici, e sostenete i vostri alleati. Nella mia immaginazione, vi voglio vedere arrabbiati, e voglio vedervi fare qualcosa di rivoluzionario con la vostra rabbia». E poi, a ridosso delle 16 di un sabato dai mille significati, il GranRex si è alzato in piedi per due minuti di applausi e di occhi lucidi.

Tanto dovevamo a Sina Ataeian Dena, produttore di ‘Critical Zone’, calma serafica, giacca e pantaloni corti a quadri e papillon sdrammatizzanti e per questo ancor più incisivi, venuto a prendersi il massimo riconoscimento di Locarno76 in nome e per conto di Ali Ahmadzadeh e di tutti gli artisti iraniani in lotta contro l’oscurantismo. Un anno fa fu Julia Murat, regista di ‘Regra 34’, Pardo d’oro al Miglior film, a smuovere le coscienze al GranRex: “Noi puntiamo a un pubblico giovane e progressista, quello fascista di Bolsonaro non ci interessa”, aveva dichiarato, premio in mano. “Anche se temiamo che proprio Bolsonaro e i suoi possano approfittare del premio per farsi vanto del loro impegno culturale”. E già un anno fa, su parole come queste, la proverbiale compostezza di Giona A. Nazzaro vacillò.

‘Aiutateci a non scomparire’

«Lo scorso anno fu un tipo di emozione molto forte, che mi ha portato anche a fare una serie di riflessioni e il colpo d’occhio nella sala mi aveva permesso di guardare a un mondo nel quale mi piacerebbe vivere, inclusivo, creativo, libero, un mondo in cui gli artisti hanno modo di comunicare tra di loro». Le parole di Sina Ataeian Dena, invece, nel direttore artistico del Locarno Film Festival hanno chiamato dell’altro. «L’invito era molto preciso: mettere da parte la commozione per trasferire non una rabbia sterile, e nella lingua italiana la rabbia ha sempre un’accezione di aggressività, ma una sorta d’indignazione fattiva, propositiva». Quello che, alla fine, dice di essere la presa in carico di ogni festival che si rispetti: «Siamo una sorta di catalizzatore delle cose che non vanno nel mondo, in quanto Festival ma anche in quanto industria del cinema, e non è un caso che sia proprio nel cinema e nei festival che certi discorsi ritornano, si acuiscono e suonano più forti che altrove. Prendiamo un film come quello iraniano: è vietato in Iran, il regista si trova in una situazione di limbo, non può uscire dal Paese, non gli sono stati concessi i necessari visti per dei meri vizi burocratici. Pensiamo a Maryna Vroda, pensiamo all’Ucraina, sono ormai anni che questa cosa terribile va avanti. Alla fine, diventa inevitabile porsi una domanda molto seria sul mondo nel quale vogliamo vivere». Vroda che, poco prima del produttore iraniano, aveva già scritto un’altra storia di questo festival, facendo nomi e cognomi di quelli che avevano lavorato per il suo ‘Stepne’ e che ora non ci sono più: “Alcuni dei miei amici sono in guerra, altri hanno lasciato la propria casa e sono in Europa come profughi. Grazie a tutti coloro che ci sostengono. Spero che ci saranno più voci dall’Ucraina, e che non spariremo. Aiutateci a non scomparire”.

Tappeti

Che non sarebbe stato un Festival come un altro, qualcosa aveva detto il Fevi, il 2 agosto con l’Osi, pieno come il Lac. I numeri del 2023 sono online, ma il ‘movimento’ è stato tale che delle stelle mancanti, a un certo punto, nessuno ha più parlato. Nazzaro: «Premetto che a me dispiace annunciare defezioni, si trattava di presenze per le quali avevamo lavorato tantissimo, non sto minimizzando. Tengo a dire però che non è soltanto su quegli elementi che avevamo costruito il Festival. Vorrei attirare l’attenzione sul fatto che ieri sera (venerdì, ndr) è stato Gaspar Noé a consegnare il premio a Harmony Korine, e che stamattina (sabato, ndr) era sempre Noé a dialogare con Korine allo Spazio Cinema. Ecco, sta anche a noi valorizzare gli eventi che accadono solo a Locarno».

Nazzaro cita Lambert Wilson presidente di giuria («Il fatto che sia una persona disponibile non deve far minimizzare il suo essere un vero e proprio divo») e Stellan Skarsgård, «che ha rifiutato il pardo per solidarietà con gli scioperanti ma che ha assicurato la conferenza stampa». Cita Ken Loach sulla Piazza, il due volte Premio Oscar Pietro Scalia, Albert Serra. «Non sono cose da nulla». A questo proposito: «Mi farebbe solo piacere di avere un tappeto rosso con nomi noti a tutto il mondo, però non è intorno a questi elementi che centriamo il nostro principio curatoriale. E lo dico, che da direttore artistico che non minimizza il ruolo delle star, anche per il solo fatto di offrire sempre più emozioni al pubblico della Piazza».

Mentre scriviamo, Locarno76 è già diventato Locarno77. «Lavoro all’edizione nuova da gennaio, non si lavora a un Festival dopo l’altro, ma a più cose contemporaneamente. È impensabile che tutto vada immediatamente in porto, ci si creano possibilità e aperture di trattativa da molto prima». Nazzaro ha dei nomi per la prossima edizione che, è ovvio, non ci dirà. «E non perché non voglia rivelarli a lei o alla sua testata, ma per pura scaramanzia».


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