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Daisy Edgar-Jones: ‘C’è un po’ di Kya in ognuno di noi’

La 24enne attrice britannica, protagonista di ‘Where the Crawdads Sing’ (La ragazza della palude), si è raccontata prima della proiezione in Piazza Grande

Daisy Edgar-Jones, Leopard Club Award a Locarno75
(Keystone)
6 agosto 2022
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Il set di riprese non era il North Carolina, dove la storia originale è ambientata. Era la Louisiana, ma la palude di ‘Where the Crawdads Sing’ (La ragazza della palude), film basato sull’omonimo libro della zoologa Delia Owens, non è stata meno emozionante per Daisy Edgar-Jones, 24enne attrice brittannica giunta a Locarno a ritirare il suo Leopard Club Awarde e che nel pomeriggio di ieri si è raccontata alla stampa, prima della proiezione del film in Piazza Grande. «Ho amato quel posto. L’ambientazione nelle paludi mi aveva colpito già al momento della lettura del libro. La palude è essa stessa uno dei personaggi del film».

Previo ampio utilizzo di fazzolettini, la storia di Kya, abbandonata da tutti e cresciuta da sola in mezzo alla natura, potrebbe piacere al pubblico europeo, che ‘Where the Crawdads Sing’ l’ha visto per la prima volta a Locarno75. Protagonista di una storia di emarginazione e riscatto, e di buoni sentimenti, Kya si apre al mondo grazie a due giovani che, in modi radicalmente opposti, sono attratti dal suo mondo; quando uno di essi viene trovato cadavere, la comunità non trova di meglio che addossare le colpe su di lei, ragazza della palude degli anni ’70, vittima sacrificale del pregiudizio.


Keystone
Daisy Edgar-Jones, Leopard Club Award a Locarno75

Diventata popolare nel ruolo di Marianne Sheridan nella miniserie inglese ‘Normal People’, Daisy Edgar-Jones non è figlia d’arte. Però: «Prima di aspettare me, mia madre è stata una video editor, aveva un’idea precisa di come usare una telecamera e dei processi di post produzione. Sono cresciuta con l’amore per il cinema in casa». Daisy ha la sua prima esperienza attoriale importante in ‘Cold Feet’, serie televisiva di ITV Network, «un piccolo ruolo ma fondamentale per imparare, anche semplicemente restando in disparte a guardare come gli attori si muovevano, recitavano, senza la pressione di dover sopportare l’intero progetto. Prima di ‘Cold Feet’ non ero in grado nemmeno di camminare davanti a una telecamera senza sentirmi terribilmente in imbarazzo». Televisione a parte, ‘Where the Crawdads Sing’ è la sua terza esperienza cinematografica: «Riferimenti? Ne ho molti: Tilda Swinton, per esempio, per il suo fare scelte sempre interessanti, in ruoli non sempre da protagonista, una qualità che la distingue dalle altre. Si trasforma, è imprevedibile. Come Frances McDormand d’altra parte, scelte sempre da registi importantissimi».

Per ‘Where the Crawdads Sing’, fologorata dal libro, Taylor Swift ha scritto appositamente per il film ‘Carolina’: «È bello che sia successa la stessa cosa», commenta Daisy, folgorata anch’ella. «È una bella storia e in Kya, per quanto attraversi mille difficoltà, credo ci si possa identificare». Quanto di Kya dunque c’è in Daisy e quanto di Daisy c’è in Kia? «La gentilezza, prima di tutto; io mi considero una persona gentile. La curiosità è un’altra delle sue caratteristiche, e io lo sono nell’ambito del mio lavoro, e nei confronti della gente, del mondo e dell’ambiente». In generale, «penso ci sia un poco di Kya in ognuno di noi. Il modo in cui è costretta a crescere, le circostanze, credo possano essere d’ispirazione per le donne ma anche per le persone in generale, per combattere, per se stessi e per quello in cui credere». La cosa vale anche per gli uomini, che da ‘Where the Crawdads Sing’ non escono certo dalla palude puliti come un giglio: «Sì, credo che il film possa essere un invito anche ad essi, a non lasciarsi sopraffare dall’aggressività e dalla codardia».


Keystone
Daisy Edgar-Jones, Leopard Club Award a Locarno75

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