Figli delle stelle

'Carla Bruni': piano piano, sottovoce (come piace a Marzullo)

★★✩✩✩ - Ben suonato e impeccabilmente prodotto, un sospiro dopo l'altro dell'ex Première Dame e si arriva (finalmente) alla fine

Rien de rien (Keystone)
24 ottobre 2020
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“Meno male che c’è Carla Bruni”, gridava Simone Cristicchi, anche in versione con Frankie Hi-NRG, nel suo periodo incazzoso durante il quale voleva cantare come Biagio Antonacci. È tornata l’ex modella ed ex Première dame de France con i suoi valzerini e i suoi swinghini che tanto c’intrattengono sin dai tempi del 4-accordi-4 ‘Quelq’un m’a dit’, spacciato per canzone d’autore e sdoganato dal Sanremo 2003 di Fabio Fazio, tornato (quest’ultimo) a ospitarla in un suo programma per lanciare ‘Carla Bruni’, nuovo album eponimo anche in versione Deluxe (nella diretta dalla stanzetta della musica della oggi cantante è apparso anche l’ex presidente. Perché “siamo fatti così, Sarkonò Sarkosì”).

Già supermodella, già attrice – il fan di Woody Allen riesce a dimenticarsi la sua apparizione in ‘Midnight in Paris’, visto due volte – Carla Bruni torna per “esprimere se stessa in totale serenità attraverso la musica e le parole delle sue canzoni”, in un album “tra amore e malinconia” che include anche una dedica al marito (‘Le garçon triste’). Primo lavoro d'inediti dopo 7 anni, ‘Carla Bruni’ è ‘il solito, grazie’: voce attaccata al microfono e un sospiro dietro l’altro. E sospiro dopo sospiro ci vogliono grandi motivazioni per andare oltre la graziosa ‘Quelque chose’ e trascinarsi zuccherosamente – una volta transitati per lo swinghino ‘Le petit guépard’, accompagnato da una finta live session tutta faccine e mossette – fino a ‘Voglio l’amore’, imbarazzante duetto rap con la sorella Valeria Bruni Tedeschi.

'HYour lady'

A questo nuovo album che ben s’addice al soprannome dato alla sua interprete da Kate Moss in epoca di fashion (‘Boring Carla’), si ha la sensazione di riuscire ad arrivare fino in fondo solo perché l’album, registrato negli Studi Ferber di Parigi, è prodotto impeccabilmente – e impeccabilmente è anche arrangiato – da Albin de la Simone (già con la meglio eterea Pomme e con Vanessa Paradis), acustico sino all’osso e divinamente suonato (le stelle sono tutte per lui). Ma per giungere al termine del viaggio si deve sopravvivere a ‘Your lady’, anzi, ‘Hyour lady’, episodio in lingua inglese nel quale la cantautrice, a scanso di equivoci – o per abuso di sospiri – infila la ‘h’ dappertutto (‘So hI’ll never be hyour lady, so hI’ll never be hyour girl’). Arrivati, infine, a ‘La mort des amants’, e cioè a Charles Baudelaire messo in musica, le soluzioni sono due: recuperare la versione di Léo Ferré oppure ascoltare Auroro Borealo (vedi in basso a sinistra).

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