laR+ L'intervista

Ometra, il momento delle scelte

Il terzo album del progetto di Carlo Gervasini, uomo di musica e di ‘Tondo’, a Maroggia, dove il disco viene presentato sabato 20 aprile, Record Store Day

Ometra, l’evoluzione
17 aprile 2024
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Con ‘Choices’, il progetto Ometra, fondato nel 2017 da Carlo Gervasini, arriva al fatidico terzo album. Line-up in continua evoluzione, al momento della registrazione del disco si è evoluta in sestetto con le voci di Carlo e Anastasia Gautschi, Elia Heutschi alla batteria, Paride Casu al basso, Veronica Torre alla voce e Russell Knobel alla seconda chitarra, dando vita alla mezz’ora abbondante che compone il disco. Programmatici i due minuti iniziali, con ‘The Cloak of Unmade Decisions’: suono pulito e melanconico doppiato da una chitarra rock, batteria che sostiene una melodia decisa, l’esplosione e le voci, maschile a prendere le redini e femminile ad aprire gli orizzonti. Rock cupo, che rinchiude mondi e scene quali l’hard rock e il metal: il primo per la potenza espressa, il secondo nel serpeggiare in lati oscuri. Ci sono influenze gotiche per un clima epico come nell’evocativa ‘Lowest End’ (umida quanto una segreta inglese) e una ‘Where the Shadows Lead’ che sembra trasportarci in quella scena anni ’80 che lambiva il metal.

Le voci sono complementari, spesso sorprendenti, in grado di colorare i brani dando loro intensità e vita, con sapori stradaioli nella notevole ‘Last Minute Call’. Discorso a parte per la conclusiva ‘The Train Of Unfinished Things’, tour de force dove in sette minuti e mezzo ci si cala in un clima tropicale prima che Anastasia tiri le redini entro gli steccati di riferimento di Ometra. Poi il raddoppio di Carlo, un crescendo epico e strumentale per una parte vocale dove sembra lasciare le proprie ultime energie, ornato dalle cantanti che inframezzano con lui per guidarci alla fine di un disco epico, sfaccettato e profondo.

Per l’uscita di ‘Choices’, raggiungiamo Carlo Gervasini, cantante e chitarrista della band, nonché impiegato in uno degli ultimi negozi di dischi ancora attivi nel cantone, Tondo Music di Maroggia. È lì che sabato 20 aprile alle XX si tiene la presentazione.

‘Choices’. Ne sono stato sorpreso, trovando componenti sonore molto interessanti, che attraversano diversi lati della musica pesante. La formazione di Ometra è cambiata nel tempo andando ad ampliarsi, trasformandosi da un tuo progetto solista a una band, è corretto?

Esatto. Dal primo lavoro in solitaria, al secondo album con dei session men, che in qualche caso sono rimasti a far parte della band, stabilizzatasi due anni fa, provando insieme i pezzi per costruire comunque un’identità modellata. Siamo riusciti a rendere i brani omogenei, frutto di un vero lavoro da band.

Nel nostro cantone ci sono sempre stati pochi ma solidi gruppi, con un legame profondo verso il rock e i suoi derivati, dei quali potreste essere gli eredi. Questa cosa credi possa continuare nella prossima generazione? Che visione ne hai dal bancone di Tondo Music?

È meravigliosa questa cosa e mi piace veramente un sacco! Da quando ho iniziato a lavorare in negozio ho visto sempre più giovani ascoltare e ad acquistare dischi. Bellissima cosa, che la mia visione era legata allo stereotipo di giovani che passano il tempo a guardare clip su tik tok senza riuscire ad approfondirne nessuno, in un eterno zapping. Vedo giovani con dischi di musica incisa in anni nei quali ancora non erano ancora nati e la cosa mi fa ben sperare. A livello di concerti ho visto un bel salto di presenza e di partecipazione. Ricordo una data al Mono Bar a Locarno strapiena con un coinvolgimento scatenato. In quasi vent’anni di attività avevo visto poche volte queste reazioni, sembra ci sia un flusso molto positivo che fa suonare meglio le band in un circolo virtuoso. In realtà mi rispecchio più negli anni ’90, dove c’erano diversi gruppi punk e hardcore nel luganese molto attivi in diverse serate: ricordo gli Open close my eyes, i Garden in the city of Industries, gli Honey Flowers e vedevo quello che sto vedendo oggi, il seguito. Persone che presenziano a ogni concerto di queste band, che magari passano anche il Gottardo per vederti, facendo estremamente piacere alla scena.

Il Ticino, come sta a livello rock? Cosa si muove sulla vostra onda? Ho visto che avete suonato insieme ai Frank Atene che apprezzo particolarmente… che succede di bello in zona?

Loro sono una bomba! Questo 2024 è molto interessante a livello locale… l’ep dei Costant Anger, i Redraw, i Noise in Myself. Lavorando da Tondo sto cercando di unire tutte queste band anche un po’ all’ombra, la nicchia del rock duro. Abbiamo formato un insieme di band con una ventina di musicisti che si mescolano regolarmente ai nostri eventi, riproponendo canzoni di artisti in occasione dei compleanni di dischi storici. La creazione di un giro, una comunità che sta insieme e vuol farsi sentire dagli altri. La scena metal e rock ticinese esiste ed è viva ma il provincialismo e le invidie la stavano affossando. Dal primo ritrovo con sei musicisti a risuonare Vol. 4 dei Black Sabbath ai 20 con Sabbath Bloody Sabbath l’anno scorso e ai 25 di quest’anno. Cresciamo, ci divertiamo un mondo e ne siamo felici!

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