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Monte Verità, utopie magnetiche in un presente distopico

Il prossimo 6 aprile, primo appuntamento intra muros di una stagione aperta dalla mostra di Le Locle (Ne). A colloquio con Nicoletta Mongini

Veduta della casa centrale nel periodo della colonia vegetariana. Nel riquadro, la locandina della mostra
3 aprile 2024
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Che la si voglia intendere come ‘distaccamento’ o trait d’union, ‘La scia del monte ou les utopistes magnétiques’, mostra extra muros apertasi lo scorso 23 marzo a Le Locle (Ne), parla del Monte Verità dall’inizio dell’utopia sino ai giorni nostri e corre pressoché parallela alla sua stagione, che s’inaugura intra muros il prossimo 6 aprile. L’evento ospitato nel Canton Neuchâtel, nel locale Musée des Beaux-Arts (Mbal), è un ponte non solo territoriale ma anche e soprattutto spazio-temporale curato da Nicoletta Mongini, direttrice cultura della Fondazione Monte Verità, insieme a Federica Chiocchetti, direttrice Mbal. La scintilla: «Qualche tempo fa – racconta Mongini – Chiocchetti espresse pubblicamente il desiderio, una volta giunta in Svizzera, di salire al Monte Verità, dal quale era sempre stata attratta». Detto fatto: nella cittadina neocastellana, fino al 15 settembre, si celebra l’utopia immersa in un distopico presente. «La mostra – continua Mongini – nasce dall’idea di proseguire con il percorso di residenza d’artista iniziato anni fa, una riapertura agli artisti contemporanei». Per questo motivo, l’esposizione affianca a una parte di narrazione storica, rappresentata da una lunga timeline composta anche e soprattutto da materiale fotografico del fondo Szeeman, le opere di 26 artisti contemporanei che sul Monte hanno svolto residenze. «Volevamo coinvolgere artisti di più generazioni, con linguaggi che vanno dalla scultura alla pittura alla videoarte, sino all’Intelligenza artificiale (Ia), di tutte le regioni linguistiche della Svizzera e dalla vicina Italia».

L’Ia è lo spunto per dire dei collegamenti tra Le Locle e Ascona: il parco veritiano ospiterà da fine luglio una mostra dei Cool Couple, duo artistico milanese che nell’ambito del progetto promosso con il Mbal ha svolto una residenza ad Ascona. Oggetto delle attenzioni del duo è il corpus di disegni di Olga Fröbe-Kapteyn, artista e fondatrice dei Convegni Eranos, da reinterpretarsi con installazione di grandi dimensioni attraverso l’utilizzo dell’Ia. Le residenze tornano anche negli eventi di ‘Giardini in Arte’, il 3 e il 4 maggio: alla presentazione della pubblicazione curata da Federica Chiocchetti insieme a Nicolas Polli e Sophie Mauch, una collezione di aforismi in forma di poesia che dà voce alle figure femminili fondamentali nella storia del Monte Verità, si uniranno le opere di altri sei artisti in mostra a Le Locle, tre svizzeri e tre italiani che furono parte, lo scorso anno, della collaborazione con il Museo Man di Nuoro.

‘Il mondo mutato’

Cronologicamente parlando, la stagione del Monte Verità parte ufficialmente sabato con una nuova conferenza del ciclo ‘Mundeanum’, curato da Matteo Vegetti (Usi/Supsi) e promosso in collaborazione con la Fondazione Eranos. Titolo (poco rassicurante) dell’incontro è ‘Il mondo mutato’. Mongini: «Questo presente molto poco incoraggiante continua a riconfermarsi. Durante la giornata di incontri si cercherà di tracciare mappe concettuali per provare a proporre una lettura di queste trasformazioni e del disorientamento che da esse è scaturito». Il titolo dell’evento riporta a ‘Die Veränderte Welt, 1918-1932’, libro di Ernst Jünger con le fotografie di Edmund Schultz a raccontare le trasformazioni di quegli anni, destinate a mutare gli assetti globali. Alla domanda se il mondo globale sia destinato a tramontare, e ad altre domande dal tema sottese, proveranno a rispondere – dalle 10.30, moderati da Vegetti e Fabio Merlini (Suffp, Fondazione Eranos) – Maria Rosaria Ferrarese (già Università degli Studi di Cagliari), Alessia Amighini (Università del Piemonte Orientale), Teresa Pullano (Università degli Studi di Milano) e Camillo Boano (Politecnico di Torino, University College London).

Tra passato e presente

In attesa delle risposte dei relatori, chiediamo a Mongini che stagione sarà. «Ogni anno cerchiamo di mantenere quelle che sono le tematiche, in alcuni casi fondanti. Curiamo le radici, ma discutiamo anche del presente». L’arte, per esempio, focus che avrà un suo punto fermo il 18 ottobre con la presentazione del volume curato da Fabio Merlini e Riccardo Bernardini e dedicato anch’esso a Fröbe-Kapteyn, un approfondimento pubblicato in occasione di ‘Olga Fröbe-Kapteyn: Artista - Ricercatrice’, titolo della monografica allestita al Museo Casa Rusca di Locarno dal prossimo 8 agosto al 12 gennaio 2025. Resta alta l’attenzione sull’architettura, rappresentata (il 6 settembre) dall’incontro con l’antropologo e geografo Matteo Meschiari, per una lettura sul rapporto uomo-natura-architettura. In ambiti di danza, Mongini segnala l’incontro con Virgilio Seni, «che ha dedicato molta della sua attività artistica alle ricerche sul corpo e sul gesto, in modo assai vicino a quello di Rudolf von Labant, che ci ha regalato la definizione di Monte Verità “culla della danza moderna”» (il 5 luglio, in dialogo con Riccardo Blumer).

Da un punto di vista strettamente storico, due gli incontri: il 20 settembre, la presentazione del nuovo libro di Yvonne Pesenti Salazar, già direttrice del Percento Culturale Migros: «Le sue sono storie di donne arrivate in Svizzera tra la fine dell’800 e la prima metà del ’900. Proviamo da sempre grande interesse per questa parte di storia, per quella vocazione all’accoglienza che ha caratterizzato anche il Monte Verità». Il 12 ottobre, in questo senso, nuovo Percorso della Speranza dedicato alle relazioni tra Italia e Svizzera, questa volta con gli storici Marino Viganò e Raphael Rues, quest’ultimo co-curatore dell’evento insieme a Mongini.

Completato il quadro degli appuntamenti con il tema della Grande Madre, affrontato il prossimo 18 aprile da Claudio Andretta, e a compendio degli intenti di questa stagione, Mongini aggiunge «lo sforzo a non esaurire l’impegno annuale nella sola rievocazione storica di questo luogo, elemento comunque portante e che rimarrà tale in quanto anima della stessa nostra esposizione permanente. Ma la voglia è anche quella di continuare a far parlare il Monte Verità oggi», un invito rivolto a tutti coloro che vogliano proporne una lettura e un’interpretazione personali. «Incontri come quelli di ‘Mundaneum’ guardano al domani, pur nella drammaticità del contingente, e nelle similitudini di quanto accadde un secolo fa».

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