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‘Fine di una storia’, un classico del Novecento

Sellerio lo riprende, arricchendolo con una introduzione di Scott Spencer e postfazione di Domenico Scarpa

Graham Greene
(Keystone)
3 marzo 2024
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Londra, anni Quaranta in tempo di guerra, con incursioni della Luftwaffe e una storia d’amore piuttosto complicata e non proprio felice, fino alla sua conclusione. Maurice Bendrix, che nel romanzo parla in prima persona, è uno scrittore noto, ma non proprio di grande successo e che comunque riesce a vivere dei suoi libri. Lei, Sarah Miles, è sposata con Henry, alto funzionario dello Stato.

Potrebbe sembrare una vicenda come tante, ma non lo è, in quanto l’autore, nella sottigliezza acuta del suo narrare, riesce a inserire, tra l’altro, una quantità di vari elementi che tengono il lettore sempre attento sulla pagina. Ecco allora personaggi minori, ma nettamente delineati, e domande di fondo sul senso della vita, mosse anche da una problematica religiosa che coinvolge le figure centrali del racconto. Nel quale, tra l’altro, viene anche inserito il diario di Sarah, che in effetti, più che un vero e proprio diario personale, si presenta nel suo incedere come un buon testo letterario, d’autore.

Tra i personaggi minori spiccano un detective e l’ambigua personalità di una specie di guida spirituale caratterizzata da un volto ricoperto, su un lato, da poco estetici angiomi… Ma interessante e speciale, sorprendente, è anche il rapporto di amicizia che viene a crearsi tra Bendrix e Henry, il marito spesso assente, o in apparenza indifferente, di Sarah. Una sorta di intesa sorprendente che costituisce un ulteriore elemento di originale apertura psicologica, dando ulteriore fiato a queste pagine, dove, tra l’altro, la classe del grande scrittore si riconferma ogni volta, a ogni passaggio, nell’efficace concretezza attenta sui dettagli anche minimi, trovando poi sbocco nel senso di una complessità del reale e delle umane relazioni, spesso di contraddittoria imprevedibilità.

Questo romanzo, ‘Fine di una storia’, di Graham Greene, scrittore inglese cattolico vissuto tra il 1904 e il 1991, fu pubblicato nel 1951 e ne furono anche tratti film, nel 1955, regia di Edward Dmytryk (con Deborah Kerr e Van Johnson, quest’ultimo, peraltro, non apprezzato dallo scrittore) e nel 1999 per la regia di Neil Jordan con Julianne Moore e Ralph Fiennes. In Italia ebbe precedenti edizioni, anche con il titolo ‘La fine dell’avventura’, a partire da quella del 1953, con traduzione di Piero Jahier, nientemeno, e Maj-Lis Stoneman (Mondadori).

Sellerio la riprende ora (P.370), arricchendola con una introduzione di Scott Spencer e collocando in postfazione un importante saggio di Domenico Scarpa, curatore dell’edizione, tradotta da Alessandro Carrera. E poi leggiamo in una fascetta ciò che ne scrisse nientemeno che William Faulkner: “Uno fra i romanzi migliori, fra i più sinceri, fra i più commoventi del nostro tempo“.

‘Fine di una storia’ (The End of the Affair) è un’opera che riesce anche a coniugare generi diversi. E dunque dalla centrale storia d’amore al noir, fino all’esplorazione nella coscienza dei personaggi nella loro complessa e complicata ricerca o negazione di risposte importanti, tra senso dell’esistere e domande su Dio. Un classico del Novecento che sicuramente può coinvolgere positivamente lettori di vario livello e dunque rivolgersi a un pubblico raffinato e colto quanto a una platea più vasta.

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