IL RICORDO

Carlo Carena, la serenità del saggio

Si è spento a Novara all'età di 98 anni l'insigne studioso e traduttore dei classici greci e latini. Il suo ultimo libro è appena uscito da Interlinea

Carlo Carena (1925-2023)
(@Roberto Cicala)
23 novembre 2023
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“Sul capo l’immensa cupola del cielo chiaro di giorno e costellato di astri luminosi di notte; quaggiù la terra che muta soltanto nel ciclo annuale delle stagioni gelide o roventi; rivestita di erbe, di fiori su cui ronzano minuscoli insetti, e di alberi in cui cinguettano uccelli canori; percorsa dalle correnti dei fiumi e ricinta dalle distese dei mari e ben poco turbata dall’uomo, il quale non spinge il suo sguardo e il suo appetito oltre una distesa di campi e una cerchia di colline, attento a non ardire troppo per non essere punito dagli dèi”.

L’uomo non deve dipendere dagli imprevedibili capricci della sorte, ma deve saper trovare in sé stesso la ricchezza della via, tendendo il più possibile al giusto mezzo: i principi dell’autosufficienza interiore e della moderazione innervavano a tal punto le parole di Carlo Carena, scomparso ieri a Novara all’età di 98 anni, da dare al lettore l’impressione che scrivesse come l’amato Orazio, che nella prima delle sue Odi evoca la solida serenità del contadino che nemmeno per una montagna d’oro rinuncerebbe a zappare i terreni già appartenuti agli avi. Per Carena i classici erano come i campi per i lavoratori oraziani, scenari familiari e abituali, ricchi di sentimenti e di pensieri, da cui trarre tutto il necessario per saper dare alle persone e ai fatti della vita non un grammo in più del peso che meritano. Chi sa, per i Greci, è infatti chi vede: chiaramente, apertamente, onestamente, e dunque sa riconoscere e valutare le cose, creandosi da sé gli antidoti alla paura, alla disperazione e all’incertezza.

Guardava al passato, non temeva il futuro

Generazioni di studenti che si sono estenuate sulle insidie e le gioie delle lingue classiche ricordano con gratitudine i ‘Millenni’ einaudiani dedicati da Carena alle ‘Vite parallele’ di Plutarco o alle Tragedie di Eschilo, le traduzioni di Cesare, Plutarco, Ippocrate, Virgilio, l’‘Antologia della letteratura latina’ curata per le Edizioni Scolastiche Mondadori. Allievo di Clemente Rebora, che aveva avuto come insegnante a Domodossola, editor e amico di Gianni Rodari, collaboratore del supplemento culturale de ‘Il Sole 24 Ore’, era tornato da poco in libreria con un delizioso volume edito dalla piccola e coraggiosa (e da lui apprezzatissima) Interlinea, ‘La natura nel mondo antico. Antologia classica da Omero a Plinio il Giovane’, con testi originali a fronte e illustrazioni da mosaici e vasi antichi, tra cui in copertina la ‘Capra nella foresta’, dalla villa romana del Casale a Piazza Armerina.

Uno scrigno di tesori, accompagnati da rapide ed essenziali introduzioni, pillole di gentilezza e di eleganza (riportiamo a mo’ di esempio il preludio, che in fondo è anche un avviamento, alla sezione dei lirici greci, aperta dal ‘Notturno’ di Alcmane: “Nei lirici alla meraviglia si aggiunge la suggestione, il mondo suscita e nutre sentimenti e canto, e dolce è la notte quando è buio e tutto tace, uomini e animali, sulla terra, nella volta celeste e negli abissi marini”). Erano i distillati di un secolo di frequentazione dei classici e insieme di una vita trascorsa senza perdere di vista l’aspetto pratico delle cose, perché Carena si volgeva al passato, ammettendo, con Mauriac, che il ricordo di una certa immagine non è che il rimpianto di un certo istante, ma non per questo temeva il progresso: “Frugare la classicità nelle pieghe, trarne le lezioni essenziali nell’etica come nell’estetica, temperare ciò che vi è di eccessivo, di ridicolo, di futile, di banale, di triviale nell’attualità. Ecco perché cultura classica e web possono convivere”.

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