Musica

Building Bridges, ponti e note

Dieci giorni di incontri fra 7 musicisti che sfociano nelle aperture al pubblico delle varie esibizioni. A Loco, Valle Onsernone, abbiamo seguito la prima

Loco, Valle Onsernone, il primo evento
(laRegione)
27 ottobre 2023
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Come iniziare questo articolo? Forse sarebbe meglio farlo da martedì quando, su invito di Johannes Brühl, sono passato ad Ascona a cercare una casa. Un auto olandese parcheggiata esternamente, siamo nel luogo giusto. Entro, curioso seguendo la musica, incontrando poi uno dei due fratelli Bottasso, che mi fanno da ciceroni prima di incontrare la padrona di casa. Betina, tramite il Centro Incontri Umani di Ascona, da 10 anni sostiene e organizza Building Bridges, accogliendo, e ospitando i musicisti di questa residenza artistica. Dieci giorni di incontri fra 7 musicisti che sfociano nelle aperture al pubblico delle varie esibizioni organizzate: la mia breve presenza nella magione è stata caratterizzata dallo scorcio di un brano, opera di Marina Liontou Mochament che con il suo oud cercava sintonie con la pipa di Fan-Qi Wu, frenando l’esuberanza di Gaurav Mazumdar al sitar. Quando Simone ha lanciato il beat con l’organetto spalleggiato dal violino del fratello Sanne Hujbregt ha coronato il tutto con i suoi vocali. Guardando Betina riuscivamo a malapena a contenere l’entusiasmo, pur mancando oggi la settima tessera del puzzle, il contrabbassista Roman Britschgi. Stacco.

In Loco

Tre giorni dopo, raggiungiamo il piccolo paese di Loco, in Valle Onsernone. Giunti alla chiesa, splendido luogo sacro terminato nel 1660 ma iniziato secoli prima. Le panchine si riempiono pian piano e l’impressione in platea è quella di una grande curiosità, per un evento che ha pochi eguali sul territorio. Sono da poco passate le 20 e questa è stata la prima esibizione per il Building Bridges 2023, alla quale seguiranno due date sabato 28 ottobre, alle 16 sul palcoscenico di Casvegno al Teatro della clinica Psichiatrica Cantonale, mentre alle 20.30 saranno al Cinema Teatro di Chiasso. La chiusura sarà invece nella suggestiva cornice del Centro Internazionale di Scultura di Peccia.

Le campane danno il via alla breve attesa…gli ultimi scalpicci, le revisioni degli strumenti e inizia il dialogo. Vibrafono, sitar ed oud si uniscono come fosse la cosa più scontata al mondo, facendo di colpo scomparire i km che distanziano le culture di appartenenza in un crogiuolo ricco come miele. Si aggiungono la pipa, il violino e l’organetto, lasciando al contrabbasso il via per una musica sinuosa, calda, ricca e antica.

Gaurav, dopo l’applauso scrosciante, fa gli onori di casa da veterano del gruppo, tradotto da Nicolò. Il tema sul quale hanno lavorato quest’anno è quello della gravità, e il secondo brano prende il via grazie alle parole, prima di Nicolò e poi di Sanne che, barcamenandosi fra canto e recitato sembrano scivolare sulle note. Il lieve vociare della sala e il movimento dei corpi degli spettatori sembrano mischiarsi con la musica, dando all’insieme una coesione fra musicisti e pubblico. I passaggi sono esili, leggeri, con una resistenza e una flessuosità che parlano di apertura e curiosità. Il canto rende la performance ancor più profonda e diversificata, sorprendendo e convince dici che tutto possa accadere.

Poi il pandemonio, un brano che sembra unire sketches da cartoon di inizio secolo, giga, folk, jazz in un turbinio che rende quasi impossibile rimanere composti sulle sedie. Questo progetto vive in presenza, non è nella sua indole farsi ingabbiare dal solco di un disco e i video non riusciranno mai a rendere l’intensità e la gioia dei musicisti. La leggi nel loro ondeggiare la testa, sorridere, muoversi e guardarsi l’un l’altro appena la scaletta lo permette. Quando si alzano per cantare sopra un battimano composto anima e luci viaggiano, le teste non riescono a trattenere il desiderio di volersi buttare in un canto all’unisono. Ma non è il nostro momento, non ancora e non stasera. Per questa occasione ci accontenteremo di nutrirci dell’energia profusa da Fan, Sanne, Marina, Roman, Gaurav, Nicolò e Simone. Ascoltatori, musicisti e costruttori sopraffini. Noi, liberi di passeggiare su questi nuovi percorsi, ringraziamo.

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