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Ticinesi in cerca di fortuna: quando i migranti eravamo noi

I racconti della nostra emigrazione lunedì 23 in prima serata su La1: Jonas Marti anticipa a laRegione i temi della puntata

Jonas Marti nello studio de ‘La storia infinita’
(@RSI)
22 ottobre 2023
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Lunedì 23 ottobre su La1 alle 21,10 andrà in onda la seconda puntata del nuovo ciclo de ‘La storia infinita’, il programma che ricostruisce la storia della Svizzera italiana raccontandone piccole tracce misconosciute. Il conduttore Jonas Marti, che ospiterà in studio lo scrittore Roberto Buffi e la cantautrice Rossana Taddei, anticipa per noi i temi e i personaggi che verranno ricordati, facendo presente una circostanza che, nella posizione privilegiata di oggi, tendiamo a dimenticare: "Il Ticino è stata una terra di emigrazione già nel Medioevo: sappiamo, per esempio, che nel Quattrocento le cucine del Ducato di Milano erano piene di bleniesi che tagliavano le cipolle. Il vero boom fu però nell'Ottocento, quando si fuggiva da una terra poverissima in cerca di un nuovo inizio. Un fenomeno che avrebbe cambiato il Ticino, per via degli emigrati che tornarono, investendo soldi e portando nuove idee". Altri bleniesi si sono spinti più lontano: "Parleremo per cominciare di Carlo Gatti: di origini poverissime, prima va a Parigi dove sbarca il lunario facendo il venditore ambulante di castagne, poi tenta la fortuna nella Londra di metà Ottocento, la città più grande del mondo, piena di gente che vive nella più completa miseria come nelle storie di Dickens. Sono gli anni in cui Marx con le sue dottrine politiche propone modi di alleviare la sofferenza delle masse: Gatti ha l'intuizione di offrire ai poveri la possibilità di godere di un piccolo lusso con pochi soldi, e così comincia a vendere il gelato a un penny. L'idea lo renderà miliardario, al punto che a fine Ottocento nel centro di Londra più di cento caffè portavano il suo nome. E poi sarà la volta di Mosè Bertoni, che invece appartiene a una famiglia ricca, ma liberale, in un contesto dilaniato dai conflitti politici con i conservatori. Stanco del clima deleterio che avvelena il Ticino, se ne va in Sudamerica, dove fonda una colonia agricola e scientifica ispirata da ideali anarco-socialisti, poi si installa nella foresta amazzonica per studiare le popolazioni indigene. Tra le altre cose, scoprirà la stevia, il dolcificante naturale usato ancora oggi, che porta il nome di Stevia Rebaudiana Bertoni".

Plinio Martini e Alfonsina Storni

Sarà inevitabile citare Plinio Martini: "Rifletteremo sul modo in cui descrive il contesto psicologico dell'emigrazione, affrontando il tema della nostalgia di casa da parte di migranti economici, per usare una categoria attuale, che si sobbarcavano lunghi e rischiosi viaggi per mare, proprio come avviene oggi nel Mediterraneo. La figura di Alfonsina Storni fornirà l'occasione per ricordare la condizione della donna in un contesto di emigrazione stagionale, con i mariti all'estero a lavorare e le donne rimaste da sole a risolvere i problemi di casa: "Al di là del valore letterario delle sue opere, in Argentina la Storni è una madre single che sfida le convenzioni sociali e lotta per i diritti delle donne prima ancora che nasca il movimento femminista".

La tratta dei bambini

Un altro tema sarà l'emigrazione forzata di minori: "Il capitolo più buio della nostra migrazione: le famiglie delle valli più povere per mangiare sono costrette a vendere i figli a trafficanti di esseri umani, che stipulavano veri e propri contratti. I bambini venivano ammassati nei barconi sul Lago Maggiore e partivano per l'Italia, dove vivevano in condizioni terribili, lontani dagli affetti di casa e costretti a respirare fuliggine tutto il giorno. Se si ammalavano, i padroni li abbandonavano brutalmente per strada, perché a loro non servivano più, come accadde nel 1846 a un bambino del locarnese che venne trovato a Menaggio con un cartello che indicava il paese di provenienza, di modo che altri lo riaccompagnassero lì. Si verificavano anche delle tragedie: nel 1836 un barcone partito da Muralto affondò e dei ventidue bambini che erano a bordo se ne salvarono solo due. Dobbiamo sempre tenere a mente che questi sono episodi di centocinquanta anni fa, e nella storia centocinquanta anni sono davvero pochi".

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