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‘Diggin’ in Cheeseland’, pepite sonore in Svizzera

Nomi già sentiti e vere e proprie scoperte: è uscito ‘Senza Decoro, Liebe + Anarchia in Switzerland 1980-1990’, ne parliamo con il curatore, Mehmet Aslan

In doppio vinile
21 ottobre 2023
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In occasione dell’uscita della compilation in doppio vinile ‘Senza Decoro, Liebe + Anarchia in Switzerland 1980-1990’, ne abbiamo contattato il curatore musicale, il musicista Mehmet Aslan, che ci ha guidato in questa riscoperta.

Mehmet Aslan nato e cresciuto in Svizzera da una famiglia turca. Con che tipo di musica? Un mix fra musica svizzera, turca e internazionale?

Sono a metà dei miei trenta e, crescendo in una famiglia turca, ne ho assimilato musica e cultura tramite parenti e Tv. Ricordo le cassette di musica pop turca registratemi da mio cugino, più i film ‘70/’80 in televisione che mi catturavano tramite le loro canzoni. Conoscevo Baris Manco, Erkin Koray ascoltando anche musica come Tarkan e Sezen Aksu. Quando ho iniziato a fare il Dj la musica internazionale non era nei miei interessi, essendo nel giro house e techno. Credo che, chiedendomi della mia identità, l’influenza sia stata plasmata dalle mie origini, dal mio Dna.

Com’è avvenuto il contatto con un gigante come Strut per ‘Senza Decoro’? Che tipo di processo c’è dietro a questa selezione?

Colleziono dischi da anni e avevo qualche tesoretto svizzero, con i quali ho fatto una mixtape nel 2018 per il sito di The Vinyl Factory a tema New Wave-Synth Pop CH attirando Strut, che ha poi lanciato l’idea della compilation. Così ho girato fra negozi, musicisti, etichette. Un grande aiuto è stato quello di Lurker Grand (autore di una fondamentale trilogia sulla musica elvetica), che mi ha raccontato il contesto aiutandomi a trovarne gli artisti attivi.

Che importanza ha la storia musical meno allineata di una nazione? Credi sia importante che accompagni la tradizione musicale, riflettendone le sottoculture? Boatsong delle LiLiPUT può avere la stessa importanza di Grüezi wohl, Frau Stirnimaa in questo senso

Assolutamente! L’aspetto interessante qui è che hanno arricchito la cultura svizzera senza riferirsi direttamente a dei luoghi come nell’ambito folk (forse giusto il Gletscher dei Le Deux), ma aprendosi anche a influenze estere rimanendo però con una loro peculiarità. Tutto questo ha lasciato dei segni sul futuro, la loro minor popolarità non ne intacca il significato.

Che reazioni hanno avuto gli artisti contattati per la compilation? Incredulità, sorpresa, soddisfazione?

Molte di queste! Per la maggior parte di loro la parentesi artistica si è chiusa ma altri continuano a operare, ad esempio gli Schaltkreis Wasserman. Molto interessante l’incontro con i Cafe Turk, entusiasti e, come me, cresciuti fra i due poli svizzeri e turchi. Importanti sono stati gli argomenti che ho potuto portar loro rispetto all’idea del progetto, mio e di Strut.

Che tipo di differenza e peculiarità hai ritrovato in Svizzera rispetto al resto dell’Europa?

Molta influenza punk e post punk ma il plurilinguismo ha garantito una forte originalità. Molti artisti non si conoscevano fra loro per background differenti, vista la mancanza ai tempi di Internet e la minima presenza di festival musicali nei quali potersi incontrare.

Come presenterete questo progetto al pubblico?

Ancora nulla di certo, stiamo pensando di girare in alcune location svizzere, speriamo di riuscire a farlo presto e fino al prossimo anno!

Il disco

Scoprire, con circa quarant’anni di ritardo, pepite sonore dentro casa. Sedici brani composti e prodotti nel decennio che va dal 1980 al 1990, contenenti pochissimi nomi già sentiti e familiari e vere e proprie scoperte che causeranno ricerche a ritroso in ogni mercatino di Gossau e di Wettingen che ci si presenterà sotto il naso. Iniziano a sarabanda Dr. Chattanooga & Navarones, quindi malombre melò con i Mittageisen, legittimi lasciti romantici con le Elephant Château, frustate electrowave cone UnknownmiX. La Svizzera sembra guardare di sbieco, provincia ombrosa e sorprendente, fra aspre voci aborigene e dei Café Türk che sembrano fratelli di Matia Bazar e CCCP!

‘Boatsong’ è la dimostrazione di come anche i placidi laghi elvetici potessero essere forieri di arie reggae e amorevoli, mentre con le Bells of Kyoto sembra di sentire una versione liofilizzata degli Yello risuonata da un incantatore di serpenti. E allora le facce del popolo ticinese e dei turisti intenti nelle herbstferien sembrano diversi, forse dietro a quei rassicuranti visi placidi si nascondono i percussionisti degli Schamanen Circel, o i formidabili Le Deux, autori con ‘Gletscher’ di un brano che spopolerebbe in ogni discoteca d’antan che si rispetti. Arabeschi sintetici a riprova di come la Svizzera, quando decide di esprimere il proprio cuore multiculturale riesce ad andare a pescare nel meglio dei quattro mondi, riportando in luce talenti vivissimi come Jürg Nutz e la coppia bizzarra che abita nella casa all’angolo, PJ e Daniela Wassermann, che spaventano i vicini suonando musiche da carillon satanici, fino agli scarabei dorati di Christine Schaller.

Un consiglio? Ora vivetevi il presente, affinché non dobbiate recuperarlo un domani.

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