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Incontro con Dio

Werner Herzog sarà a Babel il 16 settembre. Un estratto dal nuovo libro ‘Ognuno per sé e Dio contro tutti’, in cui il grande regista si racconta

Werner Herzog
(Keystone)
11 settembre 2023
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Anche la classe cattolica ha lasciato un segno duraturo nella mia vita, ben oltre la scuola. Io e i miei fratelli eravamo cresciuti senza alcuna educazione religiosa, come pagani, per così dire. Non me ne ero mai accorto fino a quando il parroco locale di Sachrang – all’epoca avevamo forse sei o sette anni – ci urlò per strada che eravamo dei senza Dio e schiaffeggiò mio fratello maggiore. I nostri genitori erano atei, mio padre di quelli veramente convinti. A Monaco, intorno ai tredici anni, ho provato dentro di me un senso di vuoto. Era come un desiderio di qualcosa di trascendente, di superiore, che mi procurava una forte inquietudine. Le persone vicine a me, come mio fratello Till, non riuscivano a capire cosa mi stesse succedendo. Era convinto che mi fossi semplicemente lasciato abbindolare dal mio insegnante di religione di allora, un prete cattolico che chiamavamo “l’Eterno” perché non faceva che parlarci della “vita eterna”, ma la sua era un’interpretazione troppo semplicistica. I miei amici credevano che la mia conversione al cattolicesimo fosse un atto di ribellione contro mio padre, ma era anche questa un’interpretazione molto superficiale e alquanto stupida, perché pure mia madre era atea. Mio padre ha sempre avuto un ruolo marginale nella mia vita, mi era troppo indifferente perché io avessi bisogno di un gesto di ribellione come affermazione di autonomia. Non si è nemmeno trattato di voler sostituire un padre assente con qualcosa di più alto, come se mi fosse mancato il suo amore. Si sa che i ragazzi – e anche le ragazze, naturalmente – possono crescere con dei problemi quando sperimentano un’assenza di vicinanza e di amore. Nel mio caso, e più in generale nella nostra famiglia, era l’opposto: “un padre che non era amato”. Nessuno dei miei fratelli e sorelle del primo, del secondo e del terzo matrimonio di mio padre ha mai provato affetto verso di lui, e anche le sue tre mogli a un certo punto gli hanno voltato le spalle. Per la terza moglie, si tratta in realtà soltanto di una mia supposizione, che deduco dal comportamento intrigante che, con mia madre e con Doris, aveva nei suoi confronti. Anche sua sorella lo odiava con tutto il cuore, e persino sua madre, mia nonna, quando parlava di suo figlio non lo chiamava mai con il suo nome, ma solo: quello “stronzo”. All’età di quattordici anni mi sono fatto battezzare e lo stesso giorno ho ricevuto anche il sacramento della cresima. Ero, a tutti gli effetti, un cattolico responsabile di se stesso.

Questo passo era costato il superamento di grandi ostacoli, che riguardavano sostanzialmente tre ambiti: nella storia della Chiesa, nella struttura gerarchica della Chiesa e nella dogmatica. La questione della storia della Chiesa è abbastanza facile da descrivere. Avevo problemi, per esempio, con l’Inquisizione o con il fatto che la Chiesa – nella conquista di altri paesi e popoli, come quelli del nuovo continente era sempre stata dalla parte degli oppressori. Con la gerarchia mi sono scontrato a causa del mio carattere. Da questo punto di vista, avrei preferito una religione come l’islam, dove la casta sacerdotale è quasi ininfluente, e l’uomo affronta Dio da solo, senza figure intermediarie.

Ho avuto invece problemi più profondi riguardo ad alcune questioni dogmatiche come, per esempio, quella della Trinità, che mi ha dato veramente del filo da torcere perché a un Dio creatore vengono affiancati un Figlio e lo Spirito Santo. Anche la questione della Vergine Maria rientra in questo caso, una sorta di dea madre, e tutto un pantheon di divinità minori nelle vesti di santi. Probabilmente, se fossi vissuto nel IV secolo, mi sarei schierato con gli ariani. Ario, un sacerdote di Alessandria, sosteneva che nella sua essenza Dio è unico, ingenerato, non creato, quindi non dipende da nient’altro. È al di fuori del tempo. Suo Figlio è stato creato da lui, e quindi è collocato nel tempo. Il Figlio appartiene dunque a un diverso ordine di esistenza, non possiede nemmeno la stessa sostanza immutabile. Nel Concilio di Nicea del 325, l’arianesimo fu dichiarato eresia, ma devo confessare che mi sarei sentito più a mio agio dalla parte degli eretici, così come mi sarei sentito a mio agio nelle vesti di un altro pensatore, Pelagio, che nel 431 fu dichiarato eretico dal Concilio di Efeso. È stato il primo a postulare l’esistenza del libero arbitrio nella teologia cristiana della fine del IV e dell’inizio del V secolo e sosteneva che l’uomo, essendo dotato della capacità morale di non peccare, possiede il libero arbitrio. Prevalse, però, la tesi di sant’Agostino secondo la quale il peccato originale è una caratteristica esistenziale dell’uomo, e che senza la grazia divina concessa per merito di Gesù Cristo non ci può essere una vita senza peccato: “Non possum non peccare”, “Non posso essere senza peccato”. Per questo motivo tendo più a considerare eretico il padre della Chiesa, Agostino, piuttosto che Pelagio. E su questo punto, aggiungo una breve osservazione sul papa bavarese Benedetto XVI, che è stato a capo della Chiesa cattolica romana dal 2005 al 2013. Mi piaceva per la sua profondità intellettuale, ma, come papa, non è stato un buon amministratore, e nelle relazioni pubbliche è stato un vero e proprio disastro.

Nel suo breve discorso ad Auschwitz chiese per ben tre volte: “Dov’era Dio? Dov’era Dio quando tutto questo accadeva?”. Credo che in parte le sue dimissioni abbiano a che fare proprio con questa domanda, con il dubbio sul l’esistenza di Dio, da cui probabilmente era stato colto. O era forse combattuto tra Agostino e Pelagio, dove il primo aveva dichiarato che tutto ciò che era stato creato da Dio era buono? Come ha potuto Dio creare l’uomo come una creatura decaduta? È probabile che la mia decisione di quattordicenne di aderire al cattolicesimo fosse in parte dovuta al fatto che questa era la religione della mia patria, la Baviera. Allo stesso tempo, mi era chiaro che, come membro della Chiesa e come laico di quella Chiesa, avevo il dovere di intervenire proponendo dei miglioramenti, promuovendo dei cambiamenti. La mia fase di profonda religiosità non durò a lungo, svanì, si dissolse quasi impercettibilmente. Dopo qualche anno, abbandonai la Chiesa, anche se il dogma cattolico considera il battesimo un segno indelebile nell’anima umana. In teoria, si può uscire dalla Chiesa o venire scomunicati, ma si rimane cattolici per sempre. Ma anche in questo dogma, ormai, non credevo più.

All’inizio, tuttavia, ci fu una breve fase di vera e propria devozione. Oggi, io stesso, faccio fatica a capirlo, ne sono stupito. Per un breve periodo ho fatto anche il chierichetto, ma mio fratello Till mi prendeva sempre in giro, e alla fine mi sono reso conto che sarei potuto diventare un vero e proprio fanatico. Credevo sinceramente in una forma più radicale di cristianesimo, e finii per unirmi a un piccolo gruppo di coetanei che la mia famiglia aveva battezzato “il club dei santi”. Sognavamo un cristianesimo primitivo idealizzato, che sicuramente era solo una finzione. Come modello contemporaneo, fummo molto colpiti da un gesuita, padre Leppich, che ebbe un grande seguito in tutta la Germania come predicatore di strada. Con il suo radicalismo, Leppich si rivelò un rifugio ideale per gli adolescenti. A un esame più attento, la sua demagogia in realtà m’infastidiva e presto mi divenne del tutto sospetto, e con ciò si concluse la fase del mio radicalismo. “Il club dei santi” si era ispirato al movimento giovani le tedesco dei Wandervogel degli inizi del ventesimo secolo, all’insegna del quale abbiamo fatto diversi viaggi, il primo a Ocrida, al confine tra la Jugoslavia, la Grecia e l’Albania. Iniziammo camminando lungo il confine con l’Albania, un paese che mi ha sempre affascinato. Dopo la guerra, Enver Hoxha l’aveva trasformata in un bastione del comunismo radicale di stampo cinese, in netto contrasto con l’Unione Sovietica. A quell’epoca, alla fine degli anni cinquanta, il paese era chiuso, non venivano concessi visti a nessuno. Era una misteriosa terra incognita. Più tardi, mi trovai nuovamente a camminare lungo quel confine, da solo, ma fino a oggi non ho mai messo piede in Albania. Andarci è uno dei miei sogni, e probabilmente rimarrà tale.

Una lontana eco di Dio, di qualcosa di trascendente, si avverte in molti dei miei film. Persino in alcuni dei loro titoli se ne può intuire un fugace accenno: Ognuno per sé e Dio contro tutti (L’enigma di Kaspar Hauser); Aguirre, furore di Dio; Demoni e cristiani nel nuovo mondo; La predica di Huie; Fede e denaro e Rintocchi dal profondo, un film sulla fede e la superstizione in Russia. Pochi anni fa, nel 2017, ho avuto una conversazione pubblica con il curatore e scrittore Paul Holdengräber – di cui apprezzo molto la profonda comprensione dei contesti culturali – dal titolo eloquente Ecstasy and Terror in the Mind of God. Tra le altre cose, in quell’occasione abbiamo parlato a lungo della foresta vergine amazzonica, questo paesaggio ancora incompiuto, creato da Dio in un impeto di rabbia. Lui o io, non ricordo esattamente, abbiamo finito per citare il passaggio conclusivo del mio libro La conquista dell’inutile sul mio ritorno al luogo dove avevo girato Fitzcarraldo, come se fosse la mia descrizione di Dio: “Mi guardai intorno, e nello stesso odio ribollente si ergeva iraconda e fumante la foresta vergine, mentre il fiume, nella sua maestosa indifferenza e beffarda condiscendenza, distruggeva ogni cosa: la fatica degli uomini, il peso dei sogni e i tormenti del tempo”.

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Traduzione di Nicoletta Giacon

© 2023 Carl Hanser Verlag GmbH & Co. KG, München. “Per gentile concessione di Berla & Griffini Rights Agency”

Werner Herzog a Bellinzona e Milano

Sabato 16 settembre ore 16
Bellinzona (CH), Teatro sociale, Babel festival, Isole di resistenza
Conversazione con Fabio Pusterla
www.babelfestival.com

Domenica 17 settembre ore 17 e ore 20
Milano, Fondazione Prada, Cinema Godard
Ore 17 - Presentazione e proiezione di Theater of Thought (2022)
Ore 20 - Proiezione di The Fire Within: a requiem for Katia and Maurice Krafft (2022), a seguire conversazione con Paolo Moretti
www.fondazioneprada.org

Lunedì 18 settembre ore 19
Milano, Piccolo Teatro Strehler, Ognuno per sé e Dio contro tutti (Feltrinelli Editore)
Conversazione con Concita De Gregorio e Luca Sofri. Evento in collaborazione con ilPost e Feltrinelli. Media partner The Hollywood Reporter.
Prenotazioni aperte a partire da lunedì 4 settembre alle ore 15 su www.lafeltrinelli.it/eventi

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