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Torre rossa: non è un addio, è un nuovo inizio

Sulla cima dello Julierpass abbiamo seguito l’ultimo passo di danza. L'attuale struttura lascerà posto all’Ospizio, volumi piramidali e ampie vetrate

Al centro, lo spettacolo del 13 agosto; a sinistra, l’odierna struttura sul Passo del Giulia, nei Grigioni, che sarà smantellata in settembre; a destra, quella futura
(Foto, da sinistra: © Keystone/Kuyler/Hofer)
18 agosto 2023
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La Nova Fundaziun Origen ha presentato ieri mattina, all’interno della sua Torre rossa (che verrà smantellata a settembre), un’idea progettuale per la nuova torre che sorgerà al posto dell’attuale sulla cima dello Julierpass. Alla presentazione pubblica sono intervenuti Andrea Hämmerle (ex consigliere nazionale e presidente di Pro Origen), Leo Thomann (sindaco di Surses), Nora Saratz Cazin (consigliera cantonale del Grigioni e sindaca di Pontresina), Clau Scherrer (direttore dell’Ensemble Vocal Origen), Dustin Klein (coreografo) e Giovanni Netzer (direttore di Origen). Dopo l’esperienza temporanea durata 6 anni “ci congediamo dalla Torre rossa nel momento del suo più grande successo” – ha dichiarato il direttore del Festival – Giovanni Netzer. Origen intende sfruttare l’esperienza maturata e costruire un’infrastruttura permanente in cima al passo. La nuova opera architettonica vuole essere un’interpretazione contemporanea dei grandi ospizi dell’antichità “che offrivano riparo e protezione alle persone in viaggio”, si legge nel comunicato stampa.

L’Ospizio, questo è il nome della struttura, sarà composto da volumi piramidali e ampie vetrate, raggiungendo un’altezza di 55 metri (contro i 30 metri della Torre rossa). L’estetica della struttura rimanda alle tende nomadi e l’edificio, i cui costi di realizzazione si aggirano attorno ai 25 milioni di franchi, sarà in grado di accogliere fino a 200 visitatori.

Negli anni la Nova Fundaziun Origen ha proposto, per quel che riguarda le strutture che ospitano il festival dedicato alla danza e al teatro musicale, delle narrazioni che tentano una sintesi tra un paesaggio arcaico, idee architettoniche innovative e rimandi letterari classici. Questa volta l’ispirazione per la torre dell’Ospizio nasce da una fiaba retoromanica del “Palazzo di Cristallo sul Passo dello Julier”; non poteva mancare però anche un rimando alla descrizione dantesca del paradiso terrestre. L’edificio conterrà spazi espositivi, una sala teatrale, un ristorante e avrà una terrazza sul tetto per permette di realizzare spettacoli all’aperto. Alla presentazione del progetto è seguita inoltre un’esibizione di danza classica in cui la prima solista del Balletto di Stato Bavarese, Madison Young e il ballerino Severin Brunhuber si sono esibiti sulle canzoni romanze del quartetto Musicantas.

Le torri di Origen

La Torre rossa è stata realizzata nel 2017 come opera destinata a vedere solo quattro stagioni teatrali prima di essere dismessa, ma che è rimasta – complice la pandemia – fino a oggi. Ispirata alla Torre di Babele, ha sfidato non solo i permessi di costruzione ma anche gli agenti atmosferici, noncurante di ciò che insegna il mito; anzi sfidandolo fino in fondo riportando al suo interno citazioni bibliche esclusivamente in tedesco, contrastando però così anche il mandato di promozione della cultura trilingue (tedesco, italiano e romancio) della regione di cui si fa promotore il festival. La paura di un eccesso di tracotanza non è negli orizzonti dei promotori, il palco circolare all’interno della struttura è sospeso a mezz’aria all’altezza del primo piano, sorretto da delle catene affrancate al soffitto, fissato solo da alcuni pistoni per permettere ai danzatori di esibirsi senza oscillare.

Inizialmente c’è stato chi, difronte all’opera architettonica, ha storto il naso definendola un “ecomostro”, che con i suoi 30 metri di altezza e i 220 elementi di legno rosso “deturpava il paesaggio selvaggio”, ma con il tempo anche i più scettici sembrano essere stati conquistati dal suo fascino. Tuttavia gli anni sul passo del Giulia hanno lasciato le tracce nella costruzione di legno “smontarla e costruirla da un’altra parte non avrebbe ragione d’essere. È un edificio che è stato costruito interpretando la storia del luogo”, raccontava domenica scorsa il direttore Giovanni Netzer, prima di annunciare il nuovo progetto.

La torre dell’Ospizio si inserirà nel paesaggio alpino in maniera ancora più appariscente, ma come il progetto verrà accolto dalla popolazione è ancora presto per dirlo. Un’altra torre, la Torre bianca, è però già in fase di edificazione, al centro del villaggio di Mulegns nella Val Surses. Questa volta l’architettura attinge dalla tradizione pasticcera grigionese, che a lungo ha dominato la scena europea dei caffè: la Torre bianca, infatti, dovrebbe ricordare una torta matrimoniale, realizzata però grazie a una stampante 3D in collaborazione con il Politecnico di Zurigo (Eth). Composta da 32 colonne di cemento assemblate per raggiungere un’altezza complessiva di 30 metri, sarà la struttura più alta al mondo realizzata con questa tecnologia. Si stima che la Torre bianca verrà aperta al pubblico nella primavera del 2024.

Nel corso degli ultimi anni, Origen ha spostato di qualche metro la ‘Villa bianca’; edificio fatto costruire a metà del XIX secolo da Jean Jegher, un pasticcere di ritorno da Bordeaux, per permetterne la ristrutturazione; anche lo storico Post Hotel Löwe è stato completamente rinnovato per accogliere eventi culturali, che si estendono pure nel Castello di Riom (sede del festival), nella Chiesa di San Pietro a Mistail e nella Clavadeira di Monsieur Carisch.

‘O’clock’, per chiudere un capitolo

Tra le pareti di legno rosso risuona il Bolero di Ravel, mentre fuori, attraverso le finestre ad arco, si scorge la cima della montagna illuminarsi a intermittenza sotto i lampi di un temporale in arrivo. Ci troviamo a 2’284 metri, sullo Julierpass. Domenica 13 agosto, sulle note del compositore francese si è concluso lo spettacolo di danza ‘O’clock’ del coreografo Juliano Nunes e, con esso, anche il capitolo della Torre rossa. Un temporale estivo non poteva che essere la maniera più adeguata per congedarsi dalla torre che “è diventata un luogo di identificazione per gli artisti, soprattutto per i ballerini” sottolinea Giovanni Netzer prima dello spettacolo: “Il loro mondo è molto internazionale, ma qui hanno scoperto un teatro che offre un dialogo con la natura, le stagioni e il trascorrere dei giorni, una vicinanza che normalmente nei teatri grandi non esiste più”.

Juliano Nunes è nato a Rio de Janeiro (Brasile) nel 1990, ha studiato presso l’Accademia di danza dell’Università delle Arti dello Spettacolo di Mannheim (Germania) e lo spettacolo O’clock, da lui ideato per il teatro dello Julierpass, affronta la lotta della transitorietà, la bellezza dell’istante e la questione del senso che può avere il concetto di puntualità. Il palco rappresenta una sfida tanto per i coreografi quanto per i ballerini, è infatti un palco circolare, piccolo e duro; per accedervi, i danzatori devono oltrepassare il vuoto sporgendosi dal parapetto che separa lo spazio per l’esibizione dalla tribuna. Gli interpreti, oltre a Nunes, sono Ève-Marie Dalcourt, Kayla Mak, Tess Voelker e Adam Russel-Jones. Gli artisti riuniscono le loro esperienze da Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Germania sulla cima delle Alpi svizzere dando forma a quelle che sono le domande nate dal confronto con la montagna.

L’ultimo spettacolo che si terrà nella Torre rossa sarà un concerto, un Grosse vesper dell’Ensemble Vocal Origen previsto per il 31 agosto.

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