l’ospite

Giovanni Genucchi, il valore di un artista bleniese

In attesa del catalogo ragionato, ultimo tassello degli studi dello scultore, una riflessione umana e artistica

Nel suo atelier a Castro
12 giugno 2023
|

Gli studi su Genucchi sono prossimi a essere completati in modo ottimale. La Fondazione Atelier Genucchi, presieduta dapprima da Andrea Ghiringhelli e poi da Michele Martinoni, ha svolto in questi anni un eccellente lavoro, ponendo mano al restauro e alla riqualifica dell'atelier di Castro, organizzando esposizioni e pubblicando articoli su quotidiani e riviste specializzate. Manca ora l'ultimo tassello, ovvero il catalogo ragionato, strumento indispensabile al fine di valorizzare scientificamente le opere dello scultore Giovanni Genucchi (1904-1979). Non solo, ma attraverso un lavoro di ricerca condotto dalla storica dell'arte Misia Bernasconi verranno svelati molteplici aspetti ancora poco conosciuti inerenti alla vita, alle modalità di lavoro dello scultore e all'evoluzione della sua opera, oltre a quelli già messi in evidenza negli studi di Virgilio Gilardoni, Don Gallizia, Simone Soldini, Remo Beretta, Matteo Bianchi, Giuseppe Curonici, Edgardo Gandolfi e Claudio Guarda. Tutto questo potrà essere realizzato se la Fondazione riuscirà ad avere i fondi necessari.

L'ultimo trentennio di vita Genucchi lo trascorse a Castro con la sua famiglia: un ritorno difficoltoso che lo vide alternare di necessità la dedizione alla scultura con i lavori agricoli. In questo periodo, grazie anche al sostegno degli amici artisti Monico, Paolucci e Selmoni, egli intraprese un percorso contemplativo al fine di "cercare una visione in una semplificazione degli elementi". A tale fine egli percorse infaticabilmente boschi, montagne e fiumi della sua valle per cercare il materiale adeguato che potesse meglio ispirare la sua visione.

Conoscere scrupolosamente la qualità del legno e delle pietre delle nostre regioni era per lui una necessità imprescindibile: l'orneblenda dell'Acquacalda, l'anfibolite o pietra nera dello Scopi, il gesso di Casaccia, il calcare "mamolon" del Gottardo. E da lì nacquero le idee e le forme: "Quando vedo per esempio dei massi o un tronco d'albero particolare, magari attorcigliato, ecco guardo questa forma e cerco poi di conservarla nella forma generale che ha avuto inizio dalla natura". Ecco perché, nell'attuazione delle sue visioni, sono emerse forme fluenti e volumi levigati, esattamente come il frutto del lavoro millenario e casuale delle acque del Brenno che scendono a valle. Di ciò Genucchi era consapevole quando amava dire: "Io faccio il fiume che leviga, leviga".

Due autorevoli giudizi ne illustrano l'autentico valore e giustificano ampiamente gli sforzi della Fondazione per rendere giustizia a un artista che ha precorso con tanta fatica, tanta passione e forza di intuito i tempi della moderna scultura. Lo storico Virgilio Gilardoni disse di lui: "Genucchi si è pagato col duro e disumano lavoro del valligiano il lusso di essere scultore libero e indipendente"; lo scultore Pierino Selmoni mise in risalto la coerenza e l'autenticità dell'artista: "Era uno spirito autentico: non era uno che si è costruito: ascoltava, guardava, ma poi in definitiva seguiva sempre sé stesso". E il catalogo, se potrà essere realizzato, evidenzierà il valore dell'opera dello scultore bleniese.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE