Mostra

La carta millimetrata dell’umanista André Corboz

La complessa e poliedrica eredità dello storico e urbanista si può scoprire nella mostra allestita al Teatro dell’architettura di Mendrisio. Da domani

André e Yvette Corboz in viaggio, 1990 circa
(Fondo A. Corboz, Biblioteca dell’Accademia di architettura, USI)
3 novembre 2022
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È considerato uno fra gli storici e teorici dell’architettura e dell’urbanistica più originali della Svizzera e lo è diventato iniziando da autodidatta. André Corboz (1928-2012) era di Ginevra, dove oltre a essere nato, si era formato come giurista, per poi lavorare nell’amministrazione universitaria e anche come traduttore e giornalista. Apre una parentesi in cui si dedica alla poesia, prima di intraprendere la carriera accademica in Québec e in Svizzera: insegna Storia dell’architettura all’Università di Montréal fra il ’68 e il ’79 e Storia dell’urbanistica al Politecnico di Zurigo (dal 1980 al 1993).

Nel corso della sua vita, oltre a scrivere saggi critici sull’urbanizzazione contemporanea conseguendo anche un dottorato nel 1980, Corboz – acuto osservatore di ciò che lo circondava – quotidianamente fotografa e scrive un diario doppio, di viaggio e di idee. Oltre all’auto-osservazione, lo storico raccoglie pubblicazioni di tematiche disparate, dalla psicanalisi all’architettura, alla storia dell’arte; per citarne una minima parte.


Fondo A. Corboz
Ferrara 1984

Un lascito

L’opportunità di scoprire questo poliedrico intellettuale e la portata della sua ricerca, così come il suo approccio umanistico all’indagine del territorio e la sua "costruzione", ci è data dalla mostra ‘Il territorio come palinsesto: l’eredità di André Corboz’ che il Teatro dell’architettura di Mendrisio (Tam) ospita da domani, venerdì 4 novembre, al 5 febbraio 2023 (la similitudine "territorio come palinsesto" è tratta da un suo saggio del 1983). Presentata nella tarda mattinata di oggi, l’iniziativa è promossa dall’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana (Usi), con l’Istituto di storia e teoria dell’arte e dell’architettura (Isa) e grazie al sostegno della Biblioteca dell’Accademia di architettura e della cattedra Borromini.

L’esposizione è curata da André Bideau e Sonja Hildebrand – rispettivamente docente di teoria e storia dell’architettura e professoressa ordinaria di storia dell’architettura moderna e contemporanea all’Accademia di Mendrisio – ed è allestita nelle gallerie del Tam (progettato dall’architetto Mario Botta): una sfida con la maiuscola, poiché il punto di partenza dell’esposizione è stato il lascito scientifico dell’intellettuale che, hanno raccontato, oltre a essere cospicuo è anche molto diversificato.

La libreria personale, si legge nella presentazione della Biblioteca dell’Accademia, è una rappresentazione cartacea del percorso intellettuale di Corboz. Lo stesso storico e urbanista aveva espresso la volontà di lasciare la sua intera biblioteca a quella mendrisiense, un corpus che conta 26’500 volumi moderni (dal 1830), 126 antichi, 45’947 diapositive, 28’200 cartoline e 60 metri lineari di documenti d’archivio (www.biblio.arc.usi.ch). L’ente con sede a Palazzo Turconi, dal 2014, custodisce questo tesoro che è stato disposto seguendo l’organizzazione originale nell’abitazione di Corboz («il bagno era l’unico locale della casa che non aveva libri esposti»), ordinata per macro categorie.

«André Corboz sarebbe contento di sapere che il suo fondo è approdato qui, all’Accademia di architettura. Lo aveva promesso quando la scuola non era ancora nata, a metà anni Novanta. Anzi se lo era raccomandato. Il suo è un seme per gli studi di architettura a Mendrisio», ha ricordato Mario Botta, anche lui fra i promotori dell’arrivo del lascito del ginevrino.

Carta d’intenti

Dall’indagine del Fondo, iniziata nel 2017, è scaturita anche questa mostra, che è sì un punto di arrivo di un progetto di ricerca (cui hanno preso parte anche alcuni studenti), ma anche il punto di partenza per le indagini future. Prima di dichiarare gli intenti del progetto, spendiamo due parole sull’allestimento che coinvolge le due gallerie del teatro. Ciascuna ha un tema principale: al primo piano ‘Come leggere il territorio’ (raccontato in nove settori) e al secondo ‘Produzioni di saperi e storiografia’ (in otto settori). La distinzione sta a sottolineare da un lato i contributi dello storico al discorso sul paesaggio e dello sviluppo urbano individuati come "spazi interconnessi"; dall’altro il vasto sguardo evoluto nel tempo che Corboz aveva, in termini di studio e indagine. A corollario e quali mezzi di contestualizzazione sono esposte produzioni d’arte visiva o fotografie.

Ecco allora che l’intento dell’esposizione (la prima) è esaminare il complesso lascito di Corboz, i cui interessi andavano "dall’opera del Palladio, alle griglie territoriali degli Stati Uniti, dalla pianificazione nel periodo dell’Illuminismo francese alla Svizzera postmoderna". Interessi che lo hanno spinto anche a scrivere numerosi contributi, partecipando "al dibattito culturale a lui contemporaneo". Il percorso in mostra intende altresì "avvicinare il pubblico all’attività di critico culturale dell’intellettuale ginevrino, scrittore e mentore di storici e architetti".


Enrico Cano
Foto dell’allestimento al Teatro dell’architettura di Mendrisio

Durante la presentazione alla stampa, i curatori hanno spiegato che non è stato allestito un catalogo, bensì è stato lanciato per l’occasione il progetto di un sito web (www.andrecorboz.usi.ch), tuttora in divenire. Un’ulteriore iniziativa che apre finestre di studio sulla figura poliedrica è ‘Ripensare Corboz. Convegno internazionale’, che si svolgerà mercoledì 16 e giovedì 17 novembre, al Teatro dell’architettura.

Informazioni circa il convegno e la mostra, così come sul Fondo Corboz sono reperibili al sito: www.arc.usi.ch.

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