Culture

Premio Möbius oltre la pandemia

Sostenibilità ambientale e futuro del mondo del lavoro al centro della manifestazione giunta alla 24ª edizione

18 ottobre 2020
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Edizione digitale, per il 24° Premio Möbius Multimedia Lugano: in streaming, e con alcuni ospiti in videocollegamento, ma è praticamente l'unica concessione alla pandemia per la manifestazione che ha sempre saputo non fermarsi all’attualità ma usarla per leggere il futuro.

Così, un po' di Covid-19 per il Möbius Giovani – dedicato a otto contributi video sull’emergenza sanitaria, con un premio andato Andrea Dragoni per “La mia parte nascosta”, più una menzione per il lavoro di Ismaela Nicola –; per il resto, si guarda a temi che la pandemia ci ha forse fatto dimenticare ma che rimangono lì: la sostenibilità ambientale e il futuro del lavoro.

Iniziamo dal primo tema, la sostenibilità che, nonostante certe tendenze nostalgiche di rifiuto della modernità, passa da un uso (intelligente) delle tecnologie digitali. E a dimostrarlo è stato il premio, una carrellata di soluzioni interessanti per migliorare l'ambiente e assicurare cibo di qualità. Il Grand Prix Möbius Editoria Mutante è andato al progetto “17Doors - Le chiavi per capire, diffondere ed applicare lo sviluppo sostenibile” sviluppato  da Sustain&Ability per, si legge nella motivazioni della giuria, “il valore sociale incentrato sulla divulgazione del concetto di sostenibilità, con l’auspicio che le soluzioni di comunicazione immersiva vengano percorse con sempre maggior decisione”. Il Grand Prix Suisse è stato invece attribuito a “xFarm - Soluzioni per l’agricoltura digitale” in quanto “favorisce la modernizzazione dell’impresa agricola, sfruttando l’innovazione tecnologica, creando una filiera moderna nell’interesse sia aziendale che generale”.

Per quanto riguarda il futuro del lavoro, il Premio Möbius ha affrontato il tema partendo da alcune esperienze concrete, racconti di persone che sono riuscite, tramite il digitale, a trovare una nuova strada lavorativa: Patrick Balestra, giovane ticinese che dopo bachelor in informatica all’Usi è approdato a Spotify, il servizio di musica in streaming, e Sara Beltrame, sceneggiatrice e scrittrice, che ha raccontato lo sviluppo del progetto editoriale “The Game” adattamento digitale per un pubblico giovane dell’omonimo saggio di Alessandro Baricco.

Storia interessanti, ma si potrebbe obiettare anche storie di eccezioni, in un mondo dove l'automazione rischia di far sparire posti di lavoro. Ed è stato appunto fatto notare, nella parte successiva, da Lino Guzzella, ex rettore del Politecnico di Zurigo: vediamo un aumento dei lavori ad alta specializzazione (tecnica e, aspetto interessante, creativa) e anche, seppur inferiore, di quelli che richiedono bassa formazione. A metà, la “la classe media della formazione” soffre. Perché certo, il digitale offre indubbiamente nuove opportunità, ma bisogna riuscire a coglierli, come singoli e come società. Anche con corsi come quelli attivati recentemente dall’Università della Svizzera italiana e dedicati alle nuove professioni digitali, presentati brevemente dal rettore Boas Erez.  

L’intelligenza artificiale è al momento la grande novità e a illustrarne caratteristiche e limiti – di quel che può fare, e anche dell’impatto ambientale di certe soluzioni – è stato Marco Zaffalon, direttore scientifico dell’Istituto dalle Molle di Usi e Supsi. Si tratta di una tecnologia che sta sempre più maturando, anche a livello industriale; il che significa non solo sempre più applicazioni anche per il comune cittadino, ma soprattutto che la Svizzera se vuole continuare a operare nel settore deve investire sempre più e arrivare a mettere sempre più in rete le competenze conquistate.

Chiudiamo il resoconto con un po' di ottimismo: la robotica non per sostituire il lavoro umano, ma per affiancarlo e aiutarlo, soprattutto in situazioni dove il pericolo di infortuni è elevato. Anna Valente, responsabile del Laboratorio Automazione, Robotica e Macchine della Supsi, ha presentato in particolare due di questi “amici robot”, in grado di interagire in maniera naturale con gli esseri umani.

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