Culture

Fu scenografa, costumista e pittrice: addio a Sibylle Geiger

Eclettica e anticonformista, si è spenta all'età di novant'anni. Nel 2019 il rientro in Svizzera dalla Toscana, per motivi di salute.

Sibylle Geiger (www.sibyllegeiger.it)
19 luglio 2020
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L'artista svizzera Sibylle Geiger, costumista e scenografa particolarmente attiva tra gli anni '50 e '70, tra i maggiori teatri europei e Cinecittà, figura eclettica e anticonformista con un intenso impegno filantropico, è morta all'età di 90 anni. Secondo 'Bilanz', l'erede del fondatore della società Gaba, produttrice dei dentifrici Elmex, possedeva assieme a sua sorella Jeanne Lüdin-Geiger un patrimonio stimato a 350-400 milioni di franchi. Aveva vissuto gli ultimi vent'anni in Toscana, tra Cecina (Livorno) e Casale Marittimo (Pisa), rientrando in Svizzera con il marito Rocco Piermattei un anno fa per motivi di salute.

L'annuncio della scomparsa è stato dato da Samuele Lippi, sindaco di Cecina, città dove Sibylle Geiger aveva creato la Fondazione Hermann Geiger, chiusa a fine 2019, che per un decennio ha organizzato numerose mostre d'arte e di cultura. Il decesso è stato confermato alla Keystone-ATS da Raphael Suter, direttore della Fondazione Basel H. Geiger da lei fondata nel 2018. A suo dire Sibylle Geiger è deceduta mercoledì a Basilea. Soffriva di cancro.

Tra Parigi, Roma e la Svizzera

Nata a Basilea nel 1930, a 20 anni Sibylle Geiger lascia la città sul Reno e si trasferisce a Parigi per studiare scenografia. Nella capitale francese frequenta artisti come Alberto Giacometti, Jean Tinguely e Niki de Saint-Phalle e inizia a lavorare con Yves-Bonnat, scenografo del Balletto di Monte Carlo e del Ballett des Champs Elysées. Nel 1952 entra nello staff dello Staatstheater di Stoccarda come assistente dello scenografo Gerd Richter, curando i costumi per i teatri di Monaco di Baviera, Amburgo e Vienna, fino al 1955, anno della memorabile riapertura del Lindenoper di Berlino Est con il "Don Giovanni" di Mozart. Tra il 1956 e il '57 lavora come costumista per il Teatro di Lucerna e poi viene assunta dalla coreografa e ballerina Katherine Dunham nella sua compagnia di danza per un tour europeo. Nel 1962 la Geiger si trasferisce a Milano dove lavora come scenografa e costumista per la Compagnia Italiana di Prosa di Giorgio Albertazzi e Anna Proclemer, quindi lavora al Teatro Eliseo di Roma ed entra nell'organico della Nuova Compagnia del Dramma Italiano, diretta da Ruggero Jacobbi. A Roma debutta nel mondo del cinema e fino al 1976 lavora a Cinecittà in numeroso spaghetti western. Affianca registi e attori tra Alfonso Brescia, Giuliano Gemma, Peter Lee Lawrence, Amerigo Anton, Lucio Fulci, Joaquin Luis Marchent. Cura scene e costumi anche per i film della coppia comica Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.

Dal cinema alla pittura

Rientra in Svizzera nel 1976 e si dedica alla pittura. Nel 1993 torna a Roma e apre una galleria d'arte dove presenta la sua prima personale di opere su tela. Nel 2000 si trasferisce in Toscana. Nel 2006 espone a Bologna i disegni di scene e costumi realizzati nella sua lunga carriera e i dipinti eseguiti dal 1990. Nel 2007 viene reso omaggio alla sua opera e alla sua intera carriera con una grande retrospettiva allestita presso il Castello Pasquini a Castiglioncello (Livorno). Sempre nel 2007 le viene assegnato dalla Fondazione Guglielmo Marconi il premio annuale Arte e Scienza, per la sezione teatro.

Nel 2009 Sibylle Geiger con il marito costituiscono la Fondazione Hermann Geiger, intitolata al grande farmacista e imprenditore svizzero, nonno paterno dell'artista. Con sede a Cecina, questa istituzione per dieci anni ha avuto l'obiettivo "di diffondere la cultura della pace, la conoscenza e le arti, favorire il dialogo etico e interreligioso fra contesti nazionali e sociali differenti, sostenere le iniziative in favore della promozione sociale, sviluppare progetti sulla formazione e la divulgazione del sapere".

Tra le mostre allestite nel corso degli anni "Tesori del Museo dell'antichità di Basilea", "Velieri. Grandi storie di mare" e monografiche su Alberto Giacometti, Ernst Ludwig Kircher e Paul Wiedmer.

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