Culture

I Diari della Quarantena (da Codogno)

Mentre gli attori in Italia sono costretti al silenzio, c’è un autore che, intrappolato, ha iniziato a far sentire la sua voce: Carlo Guasconi

From Codogno with love (Keystone)

Con pessimo tempismo Carlo Guasconi, attore e autore trentenne del Lodigiano, giovedì 20 febbraio decide di tornarsene a casa dei suoi per due giorni. Lavora a Milano, e finito il turno del pranzo, parte col suo borsone, direzione Codogno. Da lì però non si sposterà più e il motivo purtroppo lo sappiamo tutti molto bene. Zona rossa, focolaio, e il numero di contagi che sale in impennata. Insomma, con Pessimo tempismo – il primo capitolo del blog di cui scrivo – si apre quest’odissea all’incontrario.

Non so voi, ma io ho macinato informazioni per una settimana riempiendomi la testa di dati, opinioni, titoli cubitali, informazioni più disparate, bollettini, conferenze stampa. Il tutto si è schiantato con una fervida immaginazione, un’ipocondria latente e troppi film e romanzi distopici alle spalle e ora il risultato – che persiste come questa situazione – è una sensazione di sospensione: mi sento in bilico come su quella zattera che si faceva nei primi giochi teatrali. Attenzione a mettere un piede nel posto sbagliato, attenzione a quello che dici e quello che pensi. Ma qualche giorno fa, un post sui social ha attirato la mia attenzione: mentre gli attori in Italia sono costretti al silenzio, c’è un autore che da Codogno ha iniziato a far sentire la sua voce, e si tratta di Carlo Guasconi. Inizio a leggere, e per la prima volta trovo delle parole se non più reali, per lo meno più vere e forse più vicine di quanto mi sia capitato nei giorni scorsi. Parole che dicono tutto, pensieri sconvenienti inclusi e linguaggio gergale. Con una forza del discorso che, pur mantenendosi pacata nella drammaturgia – perché di questo si tratta –, esonda a volte con una dirompenza da sberle in faccia.

Il blog si chiama Diari della Quarantena – From Codogno with love, e l’autore, già vincitore nel 2017 del Premio Riccione – Pier Vittorio Tondelli con Essere bugiardo (pubblicato da Nardini editore Collana Sotto Testo 2018), racconta con estrema lucidità cosa significa vivere il coronavirus da quella parte lì di mondo. È un diario che si dipana in giornate passate con gli amici d’infanzia, nella ripetitività delle ore che non passano, in una città ormai surreale caratterizzata da posti di blocco, campetti da basket cintati, file davanti ai distributori di sigarette, tempo da riempire, paura e noia d’ammazzare. I testi di Guasconi filano via lisci, ti sembrano un romanzo, ma non lo sono, perché il diario racconta questi giorni qua. Ma li racconta – e in ciò risiede la sua forza – senza il sensazionalismo e l’urgenza di cui siamo circondati recentemente, semplicemente per quello che sono da un punto di vista comunemente umano, il suo. Le puntate escono a scaglioni, perché il tempo ‘ho l’impressione che scorra in modo diverso qui nella zona rossa. Come fosse sabbia e non minuti’. Con la scusa del tempo che passa, l’umanità viene passata al setaccio, e scopriamo da vicino come il coronavirus tolga le maschere alla gente (costretta a indossar le mascherine) rivelandola per quello che è. Stanno cadendo le motivazioni per indossare la maschera di rispettabile cittadino che tanto ami sventolare, non ti serve più, in questo momento puoi essere quello che sei, perché sei in pericolo, e se non sei abbastanza in pericolo, puoi sempre pensare di esserlo.

(…) Il momento che stiamo vivendo può esserci di grande lezione, una lezione che, se sfruttata bene, dovremo essere bravi a non dimenticare e dovremo essere ancor più bravi a tramandare (diaridellaquarantena.wordpress.com).

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