Culture

Eccentrico e nobile András Schiff al LAC

Parliamo di musica: l’eleganza e l’arte di un solista, che esiste e non esiste, ma non per forza sa anche dirigere...

1 febbraio 2019
|

La storia è un percorso dato e non discutibile basato su fatti e personaggi conosciuti e documentati: “la scienza degli uomini nel tempo”. A regalarci un simpatico stratagemma per riconsiderare le ‘certezze’ che noi diamo per storiche è l’eccentrico protagonista del concerto tenutosi al LAC giovedì sera: Sir András Schiff, studioso attento e virtuoso pianista.

La sua ludica, e decisamente eccentrica, provocazione storica risiede nella scelta del nome della Cappella Andrea Barca. Forse un vezzo artistico, ma non ne siamo certi, o un suo amore per le terre toscane dove più volte ho avuto modo di ascoltarlo e conoscerlo, ha portato il famoso interprete a dedicare il nome della sua compagine raffinata ad un musicista fiorentino del XVIII secolo.

Il problema è che tale personaggio non è storicamente esistito ma è frutto di una forzata traduzione letteraria del nome dello stesso pianista che, romanticamente, si vede proiettato nel periodo storico e ammaliato da un territorio e una cultura tanto affine alla sua arte e alla sua vita privata.

In ogni modo la qualità del gruppo di professionisti, non certo alle prime armi, ha assicurato bellezza al concerto, dedicato a tre opere di W.A. Mozart: Il concerto n.15 per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore, KV 450; La sinfonia n.39 in mi bemolle maggiore, KV 543; e il concerto n.17 per pianoforte e orchestra in sol maggiore, KV 453. Nell’orchestra ha spiccato per bravura la compagine dei fiati, in particolare ho trovato l’oboista Louise Pellerin estremamente brava nel dialogare col pianoforte, specialmente nel primo concerto, e i corni francesi che hanno sostenuto una sonorità dolce e una bravura nei pianissimo non certo facile con tale strumento.

Sir. Schiff ha portato la sua eleganza gestuale nell’esecuzione pianistica, come sempre impeccabile, e come seconda gioia ha potuto farci ascoltare un bellissimo strumento personale che finalmente ha allegato, alle mie già note perplessità rispetto al pianoforte stabile al LAC, elementi inconfutabili verso le critiche più volte mosse.

I termini osservabili e pregevolissimi del pianista, però, non si possono trasporre alla sua direzione. Attento ad alcune interessanti entrate orchestrali, bravo nel gestire lo strumento solista e l’orchestra contemporaneamente, si è rivelato totalmente privo di tecnica orchestrale e gesto direttorio. Molti solisti, ai nostri giorni, si sono improvvisati direttori d’orchestra ma pochi hanno potuto approfondire un’arte che non deve divenire un vezzo degli anni di anzianità.

Sinceramente ho sempre ammirato il minuzioso lavoro di Schiff sul profilo storico-musicologico, l’approfondimento che conosco serio e giustificato e anche il suo desiderio di affrontare ogni autore in modo completo e raffinato. Preferisco questo pianista, sempre più attento a come proporre nuove interpretazioni e nuovi slanci al mondo della musica classica che ad un suo percorso alternativo come direttore d’orchestra… Ma forse la sua è stata una scelta romantica per ricordare come nel XVIII secolo Andrea Barca dirigeva l’orchestra dal suo pianoforte.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE