Arte

Oligarca fa causa a Sotheby's per i prezzi gonfiati

La casa d'aste trascinata in tribunale da Dmitry Rybolovlev, opposto da quasi un decennio al gallerista svizzero Yves Bouvier

Dmitry Rybolovlev
(Keystone)

Un oligarca russo ha portato Sotheby's in tribunale a Manhattan accusando la casa d'aste di aver aiutato un gallerista a gonfiare i prezzi di quattro capolavori, tra cui il Salvator Mundi attribuito a Leonardo e che nel 2017 è diventato l'opera d'arte più costosa mai passata di mano sul mercato. Dmitry Rybolovlev, al 180esimo posto tra le persone più ricche del mondo, “parlerà pubblicamente per la prima volta in nove anni fornendo un resoconto dettagliato della verità”, ha annunciato uno dei suoi avvocati.

L'oligarca accusa Sotheby's di aver gonfiato il valore di opere sulle quali lui aveva espresso interesse tra cui, oltre al Leonardo, pezzi di Gustav Klimt, Amedeo Modigliani e René Magritte. A prescindere dall'esito, la causa aprirà un raro spiraglio sui meccanismi del mercato dell'arte dove gli stessi compratori raramente sanno da chi stanno per acquistare opere che valgono una piccola fortuna. Il caso è legato a quello che da quasi un decennio ha opposto Rybolovlev al gallerista Yves Bouvier, che lo aveva aiutato a formare la collezione e che lo avrebbe truffato acquistando lui stesso le opere a un prezzo ma facendo pagare un prezzo maggiorato al suo cliente. “Milioni o decine di milioni di dollari”, si legge nei documenti agli atti della nuova azione legale: come nel caso di una Testa di Modigliani pagata, nel 2013, 83 milioni di dollari dal miliardario (che pensava di comprarla da un collezionista mai esistito) sulla base di una stima al rialzo ottenuta da Bouvier poche ore prima della vendita da uno specialista della casa d'asta.

La causa non è dunque la prima: Rybolovlev, che possiede la squadra di calcio AS Monaco e l'isola greca di Skorpios, quella sulla quale Onassis sposò Jackie Kennedy, ha già portato Bouvier in tribunale a Monaco, Singapore, New York, Hong Kong e in Svizzera, accusandolo di averlo ingannato sul vero valore di 38 opere per un totale di un miliardo di dollari. Bouvier ha negato le accuse e un mese fa i due si sono messi d'accordo in sede extragiudiziale. Chiusa quella partita, ora è la volta di Sotheby's.

La casa d'asta nega le accuse di aver aiutato il gallerista a commettere la frode su quattro opere d'arte: oltre al Salvator Mundi, scomparso dalla vista del pubblico dopo esser stato comprato dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman per 450 milioni di dollari, e alla testa di Modigliani, sono in gioco un Klimt (Wasserschlangen II) e Le Domaine d'Arnheim di Magritte. “Sotheby's si è rigidamente attenuta a tutti i requisiti legali, agli obblighi finanziari e le migliori pratiche dell'industria durante le transazioni”, ha dichiarato un portavoce negando qualsiasi illazione che la casa d'aste fosse al corrente dell'intenzione di frodare Rybolovlev.

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