l’intervista

‘C’era una volta e ancora ci sarà’

Autrice dell’opera Premio svizzero del libro per ragazzi 2022, l’illustratrice svizzera Johanna Schaible racconta cosa la muove a dedicarsi all’arte

Johanna Schaible
(© Nikkol Rot)
11 dicembre 2022
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«Provo a raccontarmi… C’è voluto molto tempo per capire che cosa volessi fare, quale sarebbe stato il mio lavoro. Fin da piccola ho sempre amato disegnare e "bricoler" (lascio in francese, perché la traduzione italiana è meno parlante; ndr), ma non è che pensassi che sarebbe stato il mio futuro».

Johanna Schaible è diventata ciò che è oggi, un’artista e illustratrice bernese, grazie a un’amica. L’episodio rivelatore (perché di folgorazione si tratta) è successo all’incirca una dozzina di anni fa: «Di rientro dall’esposizione dei lavori di diploma di una scuola di illustrazione, quell’amica, con cui condividevo l’appartamento, mi disse che aveva visto ciò che sarei diventata». E ci aveva visto giusto: «Sono andata a vedere anch’io e sono rimasta colpita, mi è subito piaciuta l’idea di poter far capire dei contenuti attraverso l’arte». Così, all’età di ventisei anni (è nata nel 1984) Johanna inizia la formazione frequentando il corso preparatorio alla Hochschule Luzern Design & Kunst. Dopodiché, nel 2013 consegue il Bachelor of Arts, sempre presso lo stesso istituto. E così, liquidiamo la voce del curriculum ‘istruzione’.


© Nikkol Rot

Intermezzo ticinese

A questo punto, bisogna però riavvolgere il nastro della nostra conversazione. I pretesti per telefonarle sono più d’uno, fra cui il Premio svizzero del libro per ragazzi 2022 che Schaible ha ottenuto per il suo volume d’esordio ‘C’era una volta e ancora ci sarà’ (Orecchio Acerbo, 2021). Tradotta finora in nove lingue, all’opera illustrata è stata dedicata una mostra alla Biblioteca cantonale di Bellinzona, allestita in collaborazione con Bolo Klub (collettivo che supporta la generazione emergente di illustratori e illustratrici; di cui Johanna è membro), Storie Controvento e Babel-Festival di letteratura e traduzione. L’esposizione era visitabile durante lo svolgimento di Babel, lo scorso settembre, a cui Schaible ha preso parte. Qui (da intendersi in Ticino), l’artista è tornata ancora recentemente per partecipare a un incontro a Villa Saroli di Lugano, organizzato alla Casa della letteratura della Svizzera italiana.

‘Non volevo chiudermi in un cassetto’

Assolta la pendenza dell’occasione del nostro colloquio, torniamo alla storia di Johanna. Eravamo al 2013, alla fine della sua formazione, quando «mi sono chiesta ‘e ora?’. Ammetto che ci è voluto un po’ di tempo prima che mi considerassi veramente artista e illustratrice». Agli esordi, per provvedere alla propria sussistenza, Johanna, che oggi lavora come indipendente, ha sempre svolto piccoli lavori à côté, «mi permettevano di avere un minimo di sicurezza economica, lasciandomi la libertà di lavorare ai miei progetti, senza dover limitare la mia espressività in committenze. Non ho mai voluto contenere la mia creatività, mettendola in un cassetto».

Fra i lavori svolti, vi è per esempio la co-direzione artistica di Kidswest, un atelier per bambini, incarico che dall’anno prossimo lascerà per potersi dedicare in tutto e per tutto ai suoi progetti. Nel corso degli anni ha pubblicato una manciata di libri e allestito diverse esposizioni; in ordine sparso: ‘Zahlen erzählen’, ‘Nuit Blanche’ (con Dimitra Charamandas), ‘Amphorea Me Kéfi’ (con la famiglia di Dimitra e con Martina Meier), ‘Unfrozen Education’, ‘Vida Privada’ e ‘Costa Rica Patterns’, ‘Entomology’, ‘Tunisia Patterns’. Per una visita virtuale, seppur parziale, dei suoi lavori si può consultare il sito www.johannaschaible.ch e anche la sua pagina Instagram.


© Johanna Schaible
Tunisia Patterns

Trovo delle piste da seguire

Le sue opere si caratterizzano per varietà di generi e tecniche e per la mescolanza fra loro. Accenniamo qui ai dati "tecnici". Un elemento comune a tutte è il processo creativo, che origina sempre da un elemento ispiratore che può essere un materiale, una parola, un oggetto: «Quello che mi ispira può essere tutto, come la fascinazione per qualcosa di bello». Pensandoci su, Johanna insomma riassume: «Mi piace l’idea di accogliere ciò che arriva, ne faccio esperienza e traggo ispirazione. Da lì parte l’indagine. Sono delle piste che trovo e poi seguo. Forse parrà un po’ "kitsch", ma ciò che mi interessa è creare un legame fra le persone, mostrando che siamo tutti uguali. In questo procedimento – aggiunge – credo che la più grande difficoltà sia quella di raggiungere la semplicità, lasciando cadere tutto il superfluo».

Nel caso di ‘C’era una volta…’, per esempio, «sono partita da entità universali e conosciute da tutti come l’aria, la notte, il tempo. Da quelle parole chiave ho cominciato a pensare come realizzare formalmente il libro, spingendomi anche nel concettuale, scomodando le grandi domande esistenziali: da dove veniamo?, cosa desideriamo?, perché siamo qui?, come facciamo a vivere meglio insieme?».


© Johanna Schaible
In elaborazione

‘Per i grandi di domani e i bambini di ieri’

Andando a spulciare fra i suoi progetti, non può non saltare all’occhio la propensione (anzi predilezione) di Johanna per il libro: «È medium che amo molto, credo che – anche nella sua forma più classica – possa raccontare tutto un mondo. Inoltre è un oggetto a cui tutti hanno accesso, che si può prendere e custodire, guardare e leggere più e più volte, quando e come si desidera. Insomma il libro è diretto e ha una diffusione maggiore rispetto a una mostra d’arte».

Lampante è ancora l’esempio di ‘C’era una volta…’. Illustrato, scritto e concepito infondendo tanta poesia, il bel libro "per i grandi di domani e i bambini di ieri" è un racconto, anzi una ricerca sul tempo: parte da miliardi di anni fa, arriva al presente e si chiude con un interrogativo sul futuro, uno di quelli che ci spinge a riflettere sulle nostre aspirazioni. A dirla tutta (ma non proprio, altrimenti si guasta la sorpresa) dalla metà in poi, l’illustratrice pone molte domande su cui riflettere, come si scriveva più su: «Le grandi domande della vita», definisce lei con piglio divertito. Il racconto non è fatto unicamente di illustrazioni e parole, anche l’architettura contribuisce alla narrazione: come scritto da qualche parte, il libro è "un’originale opera cartotecnica, concepita quasi architettonicamente rifacendosi all’idea del libro-strumento".


© Johanna Schaible
L’effetto che fa

Alla spicciolata

Come se fossi in una cabina telefonica immaginaria senza più gettoni per ricaricare, il tempo a disposizione per la nostra chiacchierata è agli sgoccioli. Di cose da raccontare ce ne sarebbero molte altre, ma chiudo segnalando che il recente libro dell’illustratrice, oltre ad aver ricevuto uno fra i più importanti riconoscimenti svizzeri, è stato insignito di diversi premi, nomine e menzioni, come quelli (in ordine sparso) di Bologna Ragazzi Award, Paul Maar-Preis, Schweizer Kinder- und Jugendbuchpreis, Literaturpreis des Kantons Bern. Nel corso degli anni, l’artista ha preso parte ad alcuni festival sia letterari, sia d’arte come la Feria Internacional del Libro Guadalajara (in Messico), le Giornate letterarie di Soletta, Le livre sur le quai, Tuttestorie Festival (a Cagliari) e recentemente alla Europäische Kinder- und Jugendbuchmesse di Saarbrücken.

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