laR+ Arte

‘Moving Focus’, David Hockney fuori dagli schemi

S’intitola ‘Moving Focus’: fino al 30 ottobre al Kunstmuseum di Lucerna è visitabile la sua prima retrospettiva in Svizzera

‘Bigger Trees near Warter’, 2007
(Keystone)
22 ottobre 2022
|

David Hockney, nato nel 1937 a Bradford in Inghilterra, icona della pop art inglese anche se in realtà non ne ha mai fatto parte, è uno tra gli artisti più famosi e celebrati al mondo non fosse altro perché nel 2018, a New York, il suo ‘Portrait of an Artist (Pool with Two Figures)’ realizzato nel 1972 fu battuto all’asta da Christie’s per la cifra record di 90,3 milioni di dollari, corrispondenti a 80 milioni di euro. In quel momento il record di vendita per un’opera d’artista ancora vivente apparteneva a Jeff Koons, il cui ‘Orange Balloon Dog’ era stato venduto nel 2013 per 58 milioni di dollari. Hockney lo batté di oltre 30 milioni: in quei giorni il suo nome correva sulla bocca di tutti. In realtà la sua storia e la sua notorietà risalivano a molto prima: non si spiegherebbe diversamente una tale cifra che ha comunque del paradossale.

Dopo una prima formazione al Bradford College of Art (1953-57), nel 1959 si trasferisce a Londra per iscriversi al Royal College of Art (1959-1962): i suoi interessi si muovono tra figurazione e astrazione, lo affascinano in particolare pittori della figurazione quali Picasso e Matisse, i suoi conterranei Lucian Freud e Francis Bacon, ma al tempo stesso è attratto dal grado di referenzialità e di riduzione oggettuale di certa pop art inglese, da Richard Hamilton a Peter Blake: come documentano alcune sue opere dei primi anni 60 preannunciate da uno straordinario anticipo datato 1954 presente in mostra. Sono gli anni in cui David Hockney sperimenta varie declinazioni pittoriche e stilistiche utilizzando una paletta ridotta di colori dai toni piuttosto bassi, ma evocando al tempo stesso la sua omosessualità repressa mediante segnali che rimandano ai codici del mondo gay. Nel 1964 lascia la Gran Bretagna per Los Angeles e lì inizia per lui una nuova vita di uomo e di artista: può vivere la propria omosessualità più apertamente che a Londra (fino al 1976 in Inghilterra era considerata reato penale), scopre una società artisticamente più dinamica, dipinge le sue famose piscine inondate di luce con amanti maschili a bordo acqua, in parchi con ville moderniste, che gli procurano un’improvvisa notorietà. Da allora sono passati più di 50 anni.

Tra il 1954 e il 2018

La mostra al Kunstmuseum di Lucerna è la sua prima retrospettiva in Svizzera: con 120 opere tra dipinti (anche enormi), disegni, tecniche miste, acquarelli, litografie che coprono l’arco di tempo tra il 1954 e il 2018, costituisce l’occasione giusta per poter visionare la complessità della sua produzione artistica grazie anche a importanti prestiti dalla Tate Gallery e da collezioni pubbliche e private: una sorta di viaggio attraverso la vita e l’opera dell’artista agevolata da audioguide e pannelli di commento. Si intitola ‘Moving Focus’ che potremmo tradurre con ‘focalizzazione variabile’: sia in senso letterale in quanto rinvia al titolo di un nucleo di opere degli anni 80 caratterizzate da una manipolazione della prospettiva e da una molteplicità di punti di vista da causare quasi le vertigini nell’osservatore; ma anche in senso metaforico in quanto espressione che esorta a osservare e a vivere la vita sempre da un’altra angolazione, a non rimanere fermi, a osare, a rompere gli schemi: non solo nella vita ma anche nell’arte. Niente di peggio, sembra dire la pittura di Hockney, che essere irrigiditi dentro uno stile mummificante che ci fa riconoscere, ma uccide la mobilità dell’esistenza e la spontaneità dell’arte.

Da qui la continua mobilità della sua arte che qui si confronta con Picasso, là con Matisse o con la Provenza di Van Gogh; che a volte rompe gli indugi e rovescia il tavolo, altre volte sembra invece adagiarsi su uno stile di pura descrittività; che ora si avvale di tecniche tradizionali come l’acquatinta o la litografia ma che non esita a cimentarsi con le nuove tecnologie: quando la sorella gli racconta nel 2007 dell’App Brushes, con cui è possibile disegnare sull’iPhone, subito David Hockney si applica a provare il nuovo strumento. È entusiasta della rapidità e della continua disponibilità del mezzo, non servono nemmeno più barattoli, tele, pennelli e colori: basta sedersi in un posto qualunque e fare; non solo: gli piace pure la possibilità di inviare subito ad amici o parenti il ‘dipinto’ appena fatto e ancora allo stato immateriale: esiste solo là dentro e lo si potrebbe – ma solo teoricamente – riprodurre migliaia di volte.

La curiosità e mobilità di David Hockney gli hanno sempre consentito di cambiare stile e prospettiva come e quando vuole, di spiazzare l’osservatore e di reinventarsi artisticamente ogni giorno, pur rimanendo in definitiva sempre se stesso, continuando cioè a operare all’interno della figurazione e della sua storia. Una storia e una ricerca che negli ultimi suoi dipinti si fa più descrittiva, si direbbe celebri la bellezza della natura, il variare delle stagioni, l’arrivo della primavera in Normandia abbandonando le audacie che caratterizzavano i suoi precedenti dipinti dalle prospettive distorte e dai colori piatti, dati allo stato puro, senza sovrapposizioni e semitoni. In definitiva, è stata proprio la modernità di un linguaggio che si rinnova sempre, perfettamente inserito nel contemporaneo ma che fa i conti con la tradizione e si misura con quella, a decretare il successo e la notorietà dell’artista.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔