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Il Consuntivo ’24 passa, ma protagonista è ancora l'arrocco leghista

In Gran Consiglio sì al deficit di 71 milioni. Ferrara (Plr) e Buzzi (Verdi) all'attacco di Gobbi e Zali. E il direttore del Dt risponde a testa bassa

E arrivederci alla prossima puntata
(Ti-Press)
11 giugno 2025
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Come spesso succede, tanto tuonò che non piovve: un dibattito dove sono fioccate critiche su critiche all'Esecutivo si è risolto con l'approvazione del Consuntivo 2024 da parte del Gran Consiglio, con 40 favorevoli (Plr, Centro, Avanti, HelvEthica), 29 contrari (Ps, Verdi, Udc e gli altri partiti di sinistra) e 10 astensioni dai banchi della Lega. Via libera, quindi, al deficit fissato a 71 milioni di franchi. La strada per il Preventivo 2026, comunque, è tutta in salita.

E in un dibattito dove, come ieri, raramente si è davvero parlato di Consuntivo pur essendo in oggetto i singoli Dipartimenti, a rendere meno soporifera l'annuale litania è stata la serie di cannonate arrivate all'indirizzo di Norman Gobbi e Claudio Zali. Perché bello il Consuntivo e i soldi spesi e come, ma vuoi mettere l'arrocco in governo tra i ministri leghisti?

Ferrara vs. Gobbi

In un intervento «a titolo personale», al termine degli interventi sul Dipartimento istituzioni, la vicepresidente del Plr Natalia Ferrara ha usato l'ascia: «Se sento quest'aula, non sento solo sfiducia ma sento molto di più. Allo stesso tempo, sembra che non siamo nemmeno pronti per un cambiamento: non so cosa deciderà il Consiglio di Stato, ma mi piacerebbe che qualcuno chiedesse al mondo della giustizia e ai magistrati se meritano la chance di avere qualcun altro alla conduzione di questo Dipartimento. Io personalmente penso di sì – afferma Ferrara –. Oggi, almeno oggi, mi sarei aspettata una risposta sul perché in così tanti anni (Gobbi, ndr) non è stato in grado di fare non dico una riforma, ma almeno una cosa buona per la giustizia, e non per la polizia o la campagna elettorale. Per la giustizia. Peccato aver perso anche quest'occasione». Ebbbene, se la sfinge davanti alle bordate di Fiorenzo Dadò ieri era Zali, oggi lo è stato Gobbi che, impassibile, ha ricordato a Ferrara che, a proposito di riforme, «prima questo parlamento e poi il popolo hanno votato la riforma delle Autorità regionali di protezione (Arp), un progetto che ha assorbito molto tempo e che ora stiamo finalizzando, tenendo conto anche delle necessità logistiche nel rispetto dei Comuni». E comunque, annota Gobbi senza fare mezzo riferimento al tentato arrocco, «il giudizio finale lo darà il popolo».

Buzzi vs. Zali

Al momento di parlare del Dipartimento del territorio, invece, sugli scudi è andato il capogruppo dei Verdi Matteo Buzzi che, contestando la linea governativa in fatto di ambiente, è andato dritto sull'arrocco. Per Buzzi nel Dt «tira aria di smobilitazione», con un direttore che «preferirebbe il Dipartimento istituzioni. E verrebbe da chiedersi se il cambio di Dipartimento sia per nascondere lacune, cancellare alcuni segnali di ostilità arroganti verso il parlamento o sia un fumogeno diversivo acceso assieme a Gobbi sul bilancio della Lega in governo». Come sventolare un drappo rosso davanti ai tori di Pamplona, palesemente. Perché a stretto giro di posta, Zali inizia sorridendogli sardonico in faccia: «L'ho sentita un po' amareggiata, anche un pochino rancoroso... Bassa velocità di crociera, cambio dipartimento, insolentire i deputati... Posso farlo anche da un altro dipartimento, se questo è il problema». E ancora, sulle critiche: «Tanta amarezza, mi dispiace. Capisco che lei viva in un mondo ideale dove vorrebbe vedere cinque consiglieri di Stato verdi e mezzi finanziari illimitati, ma in questo mondo ci sono poche possibilità che questo si verifichi. Le garantisco senza falsa modestia che difficilmente troverà un consigliere di Stato più verde di me senza vestire la giacca dei Verdi, per cui se ne faccia una ragione». Poi, chiaro, «scherzi a parte, cerchiamo di fare il possibile, non è mai abbastanza, me ne rendo conto ma andiamo incontro a tempi difficili. E gli Stati in crisi tagliano spesso tra le prime cose sulla politica ambientale, ma abbiamo portato avanti investimenti che cerchiamo di mantenere».

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