La candidatura di Bellotti a giudice e l'interpellanza Mps. Il coordinatore della ‘Giustizia e diritti’ smentisce l'interferenza del presidente del Cdm
Una smentita su tutta la linea, senza nascondere un certo fastidio per quanto emerso “su alcuni organi di stampa” nel riferire dell’interpellanza dell’Mps. La commissione parlamentare ’Giustizia e diritti’ per bocca del suo presidente Fiorenzo Dadò (Centro), e tramite un comunicato, ha voluto mettere le cose in chiaro: «Nessuno ha ricevuto una telefonata da parte del presidente del Consiglio della magistratura Damiano Stefani. Tantomeno per sponsorizzare una candidata (Serena Bellotti, ndr) alla carica di giudice della Camera di esecuzione e fallimenti del Tribunale d’appello». La ‘Giustizia e diritti’, con la firma del rapporto redatto proprio da Dadò, propone al plenum del Gran Consiglio di eleggere Bellotti (quattro i candidati). «Ho riunito la commissione perché era giusto farlo dopo quanto apparso sui giornali. Ma ripeto, nessuno di noi ha ricevuto telefonate – puntualizza Dadò –. Questa mattina, in qualità di presidente della ‘Giustizia e diritti’, ho anche sentito Stefani. Abbiamo discusso dei vari articoli usciti e lui mi ha confermato di non aver parlato con nessuno». Insomma, una doppia verifica che toglierebbe ogni dubbio. Toglierebbe. Ecco perché nel comunicato si parla “di sorpresa e rammarico” per le affermazioni contenute nell’atto parlamentare dell’Mps e “riprese da alcuni organi di stampa”, e comunque, aggiungiamo, al condizionale. «Siamo anche pronti a comunicare al Consiglio di Stato, qualora ce lo chiedesse per rispondere all’interpellanza, che nessuno dei commissari ha ricevuto una telefonata». Tornando nel merito delle critiche sollevate, «la commissione ha già firmato un rapporto perché è convinta che la candidata ha tutte le carte in regola per essere eletta». Questo nonostante altri due aspiranti magistrati abbiano un curriculum con un’esperienza decisamente più ricca. «Le qualità di un giurista non si misurano solo dall’esperienza, ma anche da tanti altri aspetti. Questa candidata – ripete Dadò – ha tutte le carte in regola per essere nominata giudice d’Appello».
Dalla commissione parlamentare il rapporto con la proposta di eleggere Bellotti è uscito lunedì 7 ed è stato sottoscritto dal Centro, dal Ps, dalla Lega. E pure dal Plr: una firma però con riserva. Quella di Quadranti. «Nel corso della riunione odierna – afferma Matteo Quadranti, interpellato da ‘laRegione‘ – ho avuto modo, tra l’altro, di spiegare il motivo per cui ho firmato con riserva. E il motivo è che è ora e tempo di cambiare il sistema di nomina di procuratori e giudici. Finché ci sarà il manuale Cencelli, finché ci saranno candidati eleggibili solo perché per finire indossano una casacca partitica, questa procedura di designazione continuerà a essere esposta a contestazioni sulle competenze, a interferenze di varia natura, a conflitti di interesse e a fughe di notizie. Per i candidati diventa purtroppo un gioco al massacro. Il grosso rischio è che continuerà a calare il numero di coloro che si annunciano per una carica in magistratura. E in queste condizioni per i partiti sarà sempre più difficile raccogliere la disponibilità di candidati di area con le carte in regola, sia dal profilo della preparazione sia da quello caratteriale, per assumere una carica in magistratura. Questo sistema non funziona. Non funziona più». Cambiarlo come? «Si potrebbe riattivare la formula ‘particolarmente idoneo’, mentre oggi la Commissione di esperti nel giudicare le qualità tecniche di un aspirante magistrato scrive solo se è ’idoneo’ o ‘non idoneo’ alla carica. Si potrebbero introdurre assessment e audit, a patto poi come parlamento di considerare anche i risultati di queste valutazioni approfondite nella scelta del candidato da eleggere. In ogni caso – continua il capogruppo del Plr – nella riunione ho chiesto che per settembre la commissione ‘Giustizia e diritti’ presenti, alla luce anche degli atti parlamentari fin qui depositati, delle proposte di modifica del sistema di elezione, tanto per i procuratori quanto per i giudici. Un nuovo sistema che sicuramente sarà migliore di quello attuale».
La versione ufficiale è dunque niente telefonate. «E cosa ci saremmo dovuti aspettare?! Che alla domanda di Dadò ai colleghi commissari, qualcuno di loro alzasse la mano e dicesse ‘io sono stato chiamato’ da questo o da quel giudice? – afferma il deputato dell’Mps Matteo Pronzini, firmatario col collega Giuseppe Sergi dell’atto parlamentare –. Suvvia, non facciamo finta di cadere dal seggiolone. Noi confermiamo quanto scritto nell’interpellanza e ora attendiamo le risposte del Consiglio di Stato, comprese quelle sulle competenze della candidata scelta».