Ticino

Nomine e ‘precarietà programmata’, sulla scuola altri quesiti parlamentari

Non si placano polemiche e richieste di chiarimenti: due nuove interrogazioni. Molteplici le domande al Consiglio di Stato

Docenti
(Ti-Press)
15 aprile 2025
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C’è poco da fare. Non si ferma l'onda lunga delle polemiche sulle nomine nella scuola, dopo il controverso caso riguardante Mattia Pini e Désirée Mallè designati dal Consiglio di Stato alla direzione congiunta della Sezione dell’insegnamento medio superiore in seno al Dipartimento educazione cultura e sport, e sulla vicenda dei tredici docenti in formazione ma senza prospettive di impiego. Altri due atti parlamentari sono stati depositati nelle scorse ore. Si tratta di due interrogazioni. Con una Evaristo Roncelli (Avanti con Ticino & Lavoro primo firmatario), Sara Demir (Centro), Roberta Soldati (Udc) e Matteo Quadranti (Plr) pongono la questione dell’“accessibilità” ai concorsi pubblicati dal Decs.

‘C’è la Legge sull’informazione e sulla trasparenza dello Stato’

“È noto – scrivono i quattro deputati – che fino a pochi anni fa i bandi scaduti rimanevano consultabili in un’apposita sezione del sito dell’Amministrazione cantonale. Oggi, invece, questi documenti vengono resi temporaneamente disponibili sul sito ufficiale dei concorsi, per poi essere rimossi al termine della procedura”. Un cambiamento di prassi che, secondo Roncelli e cofirmatari, “solleva interrogativi rilevanti alla luce della Legge sull’informazione e sulla trasparenza dello Stato, che riconosce il diritto dei cittadini di accedere agli atti ufficiali, tra cui dovrebbero logicamente rientrare anche i bandi di concorso, specie se riferiti a posizioni di rilievo nella pubblica amministrazione”. Le perplessità “aumentano quando si osservano casi specifici”. Si fanno quindi gli esempi dei “concorsi 60/24 e 68/24”. Pubblicati “quasi in contemporanea e riferiti alla medesima funzione di caposezione presso il Decs, ma in due diverse sezioni”, presentano “differenze sostanziali nei requisiti richiesti”. In uno dei due bandi, fra l’altro, “non si fa cenno all’esperienza specifica nel settore scolastico né alla capacità gestionale e finanziaria, che invece risultano esplicitamente richieste nell’altro”. Queste differenze “sollevano interrogativi sulla coerenza dei criteri adottati e sulla procedura con cui vengono definiti i profili dei candidati ideali”. Ebbene: “Esistono direttive chiare, indicazioni univoche o modelli standard per l’elaborazione dei bandi? Chi è responsabile della loro redazione e supervisione? Le commissioni di valutazione sono composte da figure dotate delle necessarie competenze specifiche, in grado di assicurare un esame serio e oggettivo delle candidature?”. Non solo. Per Roncelli e colleghi “è inoltre importante comprendere se vi siano state situazioni in cui candidati selezionati in un concorso abbiano partecipato anche all’altro, e con quali esiti. Trasparenza significa anche poter ricostruire il percorso di selezione in ogni sua fase, non per contestare a posteriori delle nomine, ma per garantire l’equità del processo e rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”. Tra i diversi quesiti rivolti al governo, quello a sapere appunto il o i motivi per cui “i bandi di concorso, che costituiscono documenti ufficiali ai sensi dell’articolo 8 della Legge sull'informazione e la trasparenza, vengono rimossi dal sito www.ti.ch/concorsi una volta scaduti i termini per la candidatura, anziché essere archiviati in una sezione accessibile pubblicamente”.


Roncelli è pure primo firmatario dell’altra interrogazione, sottoscritta anche da Claudio Isabella del Centro. Interrogazione prende spunto dalla vicenda dei tredici aspiranti docenti di scuola media superiore in formazione al Dfa/Asp della Supsi per i quali non ci sono posti di lavoro. Eloquente il titolo: “Precarietà programmata? Un’analisi sulle nomine e gli incarichi nella scuola”. L’episodio dei corsisti senza prospettive di impiego, affermano Roncelli e Isabella, “suggerisce la necessità di un’analisi più ampia sui trend occupazionali nella scuola ticinese e sulle condizioni contrattuali dei nuovi docenti”. In particolare “preoccupa la crescente quota di incarichi limitati e la possibilità che si stia affermando una forma di precarizzazione del lavoro docente, con effetti negativi sulla qualità dell’insegnamento, sul benessere professionale degli insegnanti e sull’attrattività della professione”.

Docenti e occupazione

E anche in questa interrogazione le domande al Consiglio di Stato sono molte. I due deputati chiedono fra l’altro quanti sono stati, per ciascun anno scolastico dal 2014/2015, i nuovi docenti assunti nelle scuole del Cantone, tra nomine, incarichi annuali e incarichi limitati. “Tra gli incarichi e gli incarichi limitati registrati, quanti sono stati attribuiti a persone sprovviste di un diploma di insegnamento riconosciuto, e con quale percentuale rispetto al totale?”. E poi: “Qual è la percentuale media di docenti con incarico limitato sul totale del corpo insegnante per ciascun ordine di scuola dall’anno scolastico 2014/2015 a oggi? Quanti docenti con incarichi limitati ripetuti per più anni consecutivi sono stati impiegati nelle scuole ticinesi nello stesso arco temporale? Qual è la definizione operativa adottata dal Decs per identificare una situazione di precarietà lavorativa nel settore scolastico? Come viene definita, dal Decs, la soglia oltre la quale il ricorso agli incarichi limitati può configurare un fenomeno di precarizzazione strutturale? Considerando che una delle principali cause strutturali del rischio di precarizzazione nel corpo docente è rappresentata dal calo demografico in atto e previsto, il Consiglio di Stato può indicare quante sezioni di scuola dell’infanzia, scuola elementare e scuola media si prevede verranno a mancare nel corso dei prossimi sette anni scolastici (fino all’anno 2031/2032)? Quali misure intende mettere in atto il Decs?”.