La maggioranza della Commissione affari giuridici si oppone alla proposta del Consiglio federale. Gianini (Plr): ‘Miglioriamo il sistema dall’interno’
«Che una larga maggioranza della commissione abbia sostenuto un testo per opporsi al divieto delle adozioni internazionali è un segnale forte al Consiglio federale». Non può non essere soddisfatto il deputato liberale radicale alla ‘Camera bassa’ del parlamento Simone Gianini, depositario per il suo partito della mozione oggi discussa dalla Commissione degli affari giuridici del Nazionale (Cag-N). Un sostegno solido, 19 voti contro 6, con cui la Commissione chiede al governo di rivedere la propria decisione comunicata lo scorso 29 gennaio e di presentare, al posto del previsto divieto, una modifica del quadro giuridico applicabile alle adozioni internazionali per estendere i meccanismi di controllo e ridurre così il rischio di abusi.
La soddisfazione, dicevamo, è grande. «Il sostegno trasversale ricevuto – commenta Gianini – fa sì che la mozione disponga ora di una strada preferenziale in parlamento. In altri termini, dovrebbe essere discussa dal Nazionale già nella prossima sessione estiva, o al più tardi in quella autunnale». E auspica: «La speranza è che, proprio anche per la grande adesione raccolta in commissione, il Consiglio nazionale la approvi». La palla passerebbe poi agli Stati.
Durante la seduta commissionale di oggi era presente anche il consigliere federale Beat Jans, che ha fornito alcune precisazioni riguardo al fatto che non sia prevista alcuna moratoria sulle adozioni in corso e che rimanga possibile presentare nuove domande di adozione. La Cag-N si è però appunto detta contraria al divieto. L’intento è quindi di intervenire sull’attuale quadro giuridico rafforzandolo, senza tuttavia rimetterlo completamente in discussione. Per il Consiglio federale le adozioni internazionali andrebbero vietate perché non possono essere escluse delle irregolarità. «È vero – osserva il deputato ticinese – che il rischio zero non ci sarà mai, ma non è proibendo le adozioni in Svizzera che i bambini esposti a quei rischi nei paesi di origine sarebbero più protetti. Non è infatti uscendo dal sistema delle adozioni internazionali, che continuerebbe a esistere anche senza la Svizzera, che lo si migliora, ma invece continuando a farne parte e proponendo dei correttivi dall’interno». Insomma, per Gianini, un’eventuale decisione definitiva da parte della Confederazione sarebbe «sbagliata, sproporzionata e controproducente», poiché «non aiuterebbe i bambini in difficoltà, ma toglierebbe anzi loro una possibilità in più, attraverso l’adozione internazionale, di essere tutelati».
Perché era importante dare oggi questo segnale? «Con la propria comunicazione ultimativa e mal fatta – ricorda il deputato ticinese – il Consiglio federale ha indicato di voler porre in consultazione un disegno di legge per proibire le adozioni internazionali in Svizzera verso la fine del 2026 per poi farlo entrare in vigore successivamente. In questo lasso di tempo le famiglie che stanno svolgendo o vogliono cominciare una procedura di adozione rimarrebbero per anni nell’incertezza». Secondo Gianini è dunque fondamentale «portare al più presto il tema in parlamento per dare altrettanto pubblicamente un segnale contrario». E rimarca: «In Svizzera si cerca sempre di decidere in base al principio della ‘Mehrheitsfähigkeit’ (la capacità di incontrare il consenso della maggioranza, ndr). Penso che oggi il consigliere federale abbia capito che una proibizione delle adozioni internazionali in Svizzera non sarebbe ‘mehrheitsfähig’».
Proprio a questo proposito la decisione della Cag-N fa il paio con le oltre 10mila firme consegnate ieri alla Cancelleria federale attraverso la petizione ‘Salviamo le adozioni internazionali!’. Petizione lanciata dal consigliere nazionale zurighese del Partito evangelico svizzero e figlio adottivo Nik Gugger, anche con il sostegno del Gruppo adozione e famiglie Svizzera (Gafs) nato in Ticino. Anch’esso un bel segnale, afferma Gianini, «di come questo sia un tema estremamente sentito tra i cittadini».
Sulla stessa linea, il consigliere nazionale del Centro Giorgio Fonio: «La decisione della Commissione è finalmente un primo spiraglio dopo mesi bui, in particolare per le famiglie e i bambini adottivi. Finalmente una parte del parlamento, almeno in commissione, ha segnato un punto». E, in riferimento alle firme consegnate, sottolinea: «Non si può dimenticare che questo risultato è il frutto dell’impegno delle famiglie stesse, motore della sensibilizzazione a livello nazionale. Spero che quella parte del parlamento che vuole seguire Jans capisca e cambi posizione sostenendo la maggioranza commissionale nel mettere un freno a questa decisione incomprensibile».