Casse malati, i numeri del governo: con il compromesso all'iniziativa Ps (premi massimo al 10%) benefici solo per le coppie senza figli. E molto ridotti
Con il controprogetto del Centro all'iniziativa popolare del Partito socialista, che chiede di fissare il premio di cassa malati a massimo il 10% del reddito disponibile, l'incidenza rispetto ai sussidi versati oggi sarebbe minima, se non per alcune tipologie di economie domestiche addirittura inesistente. E sono cifre che in parte sorprendono, quelle che il Consiglio di Stato ha inoltrato tramite risoluzione governativa ai membri della commissione parlamentare ‘Gestione e finanze’ che, appunto, avevano chiesto all'Esecutivo di fornire l'impatto potenziale del controprogetto: fissare quel tetto massimo del premio al 15% del reddito disponibile invece che al 10% come chiesto dal Ps. Un 5% nel quale, però, parrebbe esserci tutta la differenza del mondo.
Lo si nota a partire dalla categoria delle persone sole. Con l'iniziativa socialista, quindi il 10%, a beneficiare di un aumento (in alcuni casi cospicuo) del sussidio sarebbero fondamentalmente tutte le fasce di reddito, con particolare concentrazione tra i 30mila e i 52'072 franchi, con un incremento superiore ai 2mila franchi della Ripam. Per le stesse categorie, con il controprogetto del Centro le cifre crollano: 181 franchi per la fascia di reddito 30'000/37'072, 761 franchi per la fascia 35'000/42'072, risibili 11 franchi per la fascia 40'000/47'072. Le restanti categorie sopra e sotto? Nessun aumento.
Il discorso si amplia passando alla categoria delle coppie senza figli, uniche a beneficiare. Con il controprogetto del Centro, interessate da un aumento sarebbero le coppie che vanno da un reddito congiunto di 30'000 a uno di 94'144 franchi: il massimo di incremento lo otterrebbe la fascia tra 50'000 e 64'144 franchi, con un +3'772 franchi. Eppure si nota, oltre al fatto che con l'iniziativa del Ps i beneficiari appartengono a ogni fascia di reddito (con ovvia concentrazione nel ceto medio), pur ballando un 5% di differenza nel reddito disponibile le differenze sono abissali e contabili in una forbice tra minimo 2mila e massimo circa 4'500 franchi a favore di quella socialista. Un esempio su tutti: una coppia senza figli con un reddito tra 80'000 e 94'144 franchi, con l'iniziativa Ps avrebbe un aumento di 4'730 franchi del sussidio. Con quella del Centro di 22 franchi. E, sempre riferendosi al controprogetto del Centro, questa è l'ultima fascia di reddito coperta da un aumento Ripam considerando il 15% del reddito disponibile.
Quanto invece balza ancora più all'occhio, è che – fatta la doverosa premessa che si tratta di categorie dove col modello attuale il premio medio varia dall'11 al 14% del reddito disponibile – per quanto concerne le coppie con un figlio e le coppie con due figli con il controprogetto del Centro la colonna di aumenti Ripam è totalmente vuota. Nessun beneficio, insomma, per le famiglie con figli. Né del ceto medio, né di altre fasce.
Il Consiglio di Stato, nella sua Risoluzione governativa, mette nero su bianco come “sia opportuno evidenziare che entrambe le iniziative popolari attualmente al vaglio della commissione (la seconda è quella della Lega che chiede la deduzione integrale dei premi di cassa malati dalle imposte, ndr) se implementate richiedono una copertura finanziaria che deve essere esplicitata, in quanto la loro incidenza – proiettata secondo i dati di piano finanziario – comporterebbe il mancato rispetto dell'articolo costituzionale del freno ai disavanzi”. In questo contesto, “l'eventuale accoglimento di una o di entrambe le iniziative, così come di eventuali controprogetti che hanno un impatto finanziario rilevante, necessita anche di informazioni e decisioni sulla loro copertura finanziaria.
E poi c’è Efas. Già. Perché l'approvazione da parte del popolo svizzero lo scorso mese di novembre del progetto di finanziamento uniforme delle prestazioni nel settore sanitario, stando al governo porterà un impatto ben maggiore sulle casse cantonali. Da un recente aggiornamento, comunicato sempre alla Gestione nella stessa risoluzione governativa, “emerge che il costo potrebbe assumere dimensioni ben maggiori rispetto a quello inizialmente stimato di 15 milioni di franchi (stima per l'anno 2028) a oltre 100 milioni di franchi, senza avere la certezza di una corrispondente riduzione dei premi. Insomma, più di 15 milioni come base di partenza, anche se non viene spiegato quanto.
Il Consiglio di Stato ribadisce “con preoccupazione” anche che “il cumulo di queste situazioni negative che si aggiungono a un quadro già oggi difficile, porterà a breve termine a una situazione finanziaria tale a privare il Cantone di ogni spazio di progettualità (il contenimento in corso sugli investimenti ne è già un primo segnale), riducendo i margini di manovra a seguito della gestione dell'emergenza finanziaria che è acuita anche dalla crescita dell'erogazione di prestazioni legate in particolare al settore socio-sanitario che potrebbero raggiungere un livello non più sopportabile per le finanze cantonali”.
Se il Partito socialista aveva socchiuso la porta a una possibile trattativa per un controprogetto, davanti a queste cifre la porta non viene chiusa: viene sbattuta. E si andrà dritti al voto popolare. Lo conferma a ‘laRegione’ la copresidente Laura Riget, che afferma come «la prima reazione vedendo queste cifre è stata di enorme sorpresa per quanto poco incisivo sia il limite al 15%. Con la nostra proposta originale, ne trarrebbe beneficio il 51% della popolazione di tutte le tipologie di economie domestiche». Con il controprogetto del Centro, invece, «sarebbero moltissime persone in meno, anche se non viene quantificato, e ad avere un beneficio pur se ridotto sarebbero unicamente le coppie senza figli».
A mancare, riprende Riget, «sarebbe anche l'estendere i beneficiari dei sussidi, estremamente limitato, e non c’è un effetto di aumento per chi già riceve il sussidio». Niente da fare, la porta si chiude e la serratura ha la doppia mandata: «Per noi, come iniziativisti, è chiaro che questo limite del 15% non risponde ai bisogni della cittadinanza e non aiuta chi vogliamo aiutare, cioè le famiglie del ceto medio. Se si concretizzasse, se il Gran Consiglio lo approvasse – spiega Riget – noi non ritireremo affatto la nostra iniziativa». Anche perché, insiste la copresidente socialista, «questo controprogetto, già poco incisivo di per sé, verrebbe legato a degli sgravi fiscali come controprogetto all'iniziativa della Lega. Quindi preferiamo il voto popolare».
Non c'è possibilità di mediazione: «Noi chiediamo tutt'altro, cioè fornire un aiuto estremamente ampio a più categorie possibili di famiglie e redditi, questo invece è una goccia nell'oceano se guardiamo a quanto negli anni sono aumentati i premi e quanto aumenteranno». Riget non si nasconde: «La nostra apertura a un dialogo, a un controprogetto, era seria. Non di facciata». Ma quando nel 2020 è stata presentata l'iniziativa, «ci siamo basati sulle cifre della Supsi e in questi cinque anni, con l'esplosione dei premi aumentati tre volte del 10% e con i salari in stagnazione, la situazione è completamente cambiata».
Davanti all'avviso del governo, sui margini di manovra limitati delle finanze cantonali, anche in questo caso i socialisti tirano dritto: «La nostra iniziativa costerebbe 300 milioni in più, ma sono 300 milioni che vengono già pagati dalle famiglie del ceto medio, e sono i loro margini di manovra a essere limitati. Proprio perché deve pagare ogni anno migliaia di franchi di premi con il crollo del suo potere d'acquisto. Serve un finanziamento più solidale».