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‘Premi massimo al 10% del reddito? Sarebbero 300 milioni in più’

Il governo dà alla Gestione le cifre per attuare l'iniziativa Ps in caso di sì popolare. Riget: ‘Cifra enorme perché è un problema enorme, risolviamolo’

La consegna delle oltre 10mila firme nel 2023
(Ti-Press)
1 febbraio 2025
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Una botta da 300 milioni di franchi, che andrebbero ad aggiungersi ai 386 di spesa complessiva per la Ripam nel 2024. Totale: circa 690 milioni di franchi. Un aumento, quindi, del 182% di quanto erogato con la Ripam ordinaria. Sarebbe questo il carico complessivo sulla schiena delle finanze cantonali se passasse l’iniziativa popolare del Partito socialista “Esplosione dei premi di cassa malati: ora basta!” che chiede di fissare al 10% del reddito disponibile il massimo del premio di cassa malati agendo, appunto, sulla Ripam.

A dare tutte le cifre è il Consiglio di Stato con una lettera inviata alla commissione parlamentare ‘Gestione e finanze’ negli scorsi giorni, lettera cui è stata allegata anche l’analisi commissionata all’Ufficio di statistica cantonale (Ustat) da cui emerge ogni dato. Ebbene, secondo i dati forniti, “senza considerare i sussidi Ripam, il 50% delle economie domestiche presenti nella banca dati presenta un’incidenza dei premi di cassa malati superiore al 13,4% del reddito disponibile (mediana). Considerando invece anche la Ripam (applicando la prestazione a tutte le economie domestiche per cui ne è stimato il diritto, indipendentemente se l’abbiano richiesta e ricevuta), la mediana scende al 10,9%”. Tradotto: con l’iniziativa del Ps, circa il 50% della popolazione avrebbe o un aumento del sussidio o il sussidio stesso, entrando di fatto nella fascia di beneficiari.

Nella missiva del governo alla ‘Gestione’ oltre ai numeri nudi e crudi vengono analizzate anche quelle definite come “criticità strutturali del modello proposto”. La principale concerne “la dinamica di crescita non lineare della spesa pubblica”. Perché, stando al Consiglio di Stato, “quando l’incidenza dei premi di cassa malati sul reddito disponibile delle Unità di riferimento supera la soglia del 10%, qualsiasi ulteriore aumento dei premi verrebbe interamente compensato dal Cantone attraverso il sistema Ripam”. E fin qui nulla di nuovo. Il punto è che “l’onere finanziario per l’ente pubblico non crescerebbe in modo proporzionale, ma con un’accelerazione più marcata rispetto all’aumento dei premi stessi”. Aspetto che sarebbe “aggravato” anche dal fatto che in questo momento “i redditi, in particolare quelli delle fasce medie e basse, tendono a crescere a un ritmo inferiore rispetto all’incremento dei premi di cassa malati”. Di conseguenza, se l’iniziativa venisse accolta “renderebbe il sistema Ripam particolarmente vulnerabile a futuri aumenti dei premi, determinando un incremento progressivo e insostenibile della spesa strutturale del Cantone”. Fondamentalmente, “l’iniziativa non è compatibile con gli obiettivi di sostenibilità finanziaria”, anche considerando come “il sistema Ripam attualmente in vigore sia tra i più generosi a livello svizzero”.

La copresidente socialista: ‘La domanda è chi deve pagare’

«Sono cifre che mostrano l’enormità del problema: negli ultimi tre anni ci sono stati tre aumenti del 10% dei premi di cassa malati e i sussidi non sono aumentati di conseguenza. Quei 300 milioni oggi sono a carico delle famiglie, soprattutto di quel ceto medio che sta facendo sempre più fatica». È questa la prima considerazione che sviluppa, interpellata da ‘laRegione’, la prima firmataria dell’iniziativa e copresidente del Ps Laura Riget. Che, subito dopo, davanti alla domanda se 300 milioni siano o meno una cifra monstre, vuole sgombrare subito il campo: «Non sarebbero 300 milioni di spesa aggiuntiva, la domanda semmai è chi li deve pagare». Attualmente, continua Riget, «li paga la popolazione, soprattutto le famiglie, con un sistema ingiusto basato sui premi pro capite e non in base al reddito». Con l’iniziativa del Ps, invece, «sarebbero pagati in modo più solidale tramite lo Stato, finanziandoli con la tassazione progressiva e quindi arrivando a una redistribuzione che, però, deve farsi carico di questa spesa importante, ne siamo consapevoli».

Le altre criticità sollevate dall’Esecutivo...

Pure al capitolo criticità, Riget risponde dicendo la sua. Perché con i conti bisogna comunque confrontarsi. E il Consiglio di Stato, nella sua lettera, scrive che “non sono state individuate misure di compensazione finanziaria attuabili per far fronte ai costi aggiuntivi derivanti dall’accettazione dell’iniziativa”. E ancora: “L’onere stimato risulta talmente elevato da rendere estremamente difficile reperire le risorse necessarie senza significative ripercussioni sull’equilibrio fiscale”. In pratica, “l’introduzione di tale modello comporterebbe verosimilmente un significativo aumento delle entrate fiscali, con inevitabili ripercussioni sotto forma di incrementi delle imposte per cittadini e imprese o l’implementazione di importanti tagli con inevitabili ripercussioni sulle finanze pubbliche”. Cosa risponde la copresidente del Ps? Ribadendo che «trattandosi di una cifra importante, ma ripeto sintomo del problema, questi soldi non devono arrivare da un’unica voce ma da una serie di misure. Ad esempio, gli 80 milioni della Banca nazionale che andranno a pareggiare o quasi il Preventivo 2025, ma anche la revisione delle stime immobiliari da fare nei prossimi mesi e ritornando sulla incomprensibile e ingiustificata decisione di abbassare l’aliquota massima alle fasce di reddito più elevate».

... e le risposte del Ps

In più, e siamo alla seconda criticità, quella della “crescita non lineare della spesa pubblica”, Riget annota che «i premi negli scorsi anni sono cresciuti molto più dei sussidi, ora i sussidi devono crescere per recuperare il ritardo: non è una falla della nostra iniziativa, ma dell’attuale sistema. Per noi è centrale trovare un sostegno mirato al ceto medio», rimarca. Ma apre la porta. Perché questo sostegno può essere trovato «senza impuntarsi sul modello o sul parametro del 10%». Insomma, «se si trovasse un accordo sul 15% massimo del reddito disponibile, che andrebbe a beneficio del 20% della popolazione, per noi sarebbe un’opzione percorribile. L’emergenza è tale che è responsabilità di tutti i partiti sedersi a un tavolo e fare una prima proposta». E la situazione è talmente grama che «saremmo anche disposti a trovare un controprogetto all’iniziativa, ma anche un compromesso che vada assieme all’iniziativa popolare della Lega che chiede la deduzione dei premi. Negli scorsi giorni abbiamo contattato il loro nuovo coordinatore, che ha più volte ribadito come la Lega debba e voglia rafforzare la sua anima sociale. Questo sarebbe un tema molto concreto in cui poterlo dimostrare». Lo è? Non oggi, non ora. Perché, da noi interpellato per una replica, il coordinatore leghista Daniele Piccaluga conferma il primo scambio, ma «ora è tutto fermo, soprattutto dopo la lettera del governo e la comunicazione di una cifra davvero altissima. La Lega va avanti a lavorare sulla propria iniziativa».

‘Sul taglio la maggioranza faccia dietrofront’

Intanto il referendum del Ps contro il taglio di una decina di milioni ai sussidi per il 2025 va avanti, avendo raccolto già oltre 10mila firme. E Riget attacca: «Se andrà bene voteremo tra un paio di mesi, nel frattempo centinaia di famiglie hanno la domanda di sussidio bloccata in attesa o meno del taglio, e stanno anticipando i premi: è un’incognita che pesa molto sulle famiglie. Faccio un appello agli altri partiti: si assumano la responsabilità, anche a fronte dei dividendi della Bns e non solo della nostra raccolta firme, di fare un passo indietro e, con un’iniziativa parlamentare urgente, di abolire questo taglio».