Caso aspiranti docenti senza posto: interpellanza di Speziali, Quadranti e Ferrara. ‘Il governo ha ancora fiducia nel direttore della Divisione?’
Il Plr boccia il direttore della Divisione della scuola, nonché coordinatore del Decs, Emanuele Berger. La goccia che agli occhi del partito presieduto da Alessando Speziali ha fatto traboccare il vaso è la vicenda dei tredici aspiranti insegnanti senza impiego. Di qui l’interpellanza depositata dallo stesso Speziali e sottoscritta da altri due deputati liberali radicali: il capogruppo Matteo Quadranti e Natalia Ferrara. Non pochi i quesiti rivolti al Consiglio di Stato. Con la domanda principale: “La conduzione della Divisione della scuola di Emanuele Berger gode ancora della piena fiducia del governo e del Dipartimento competente?”. Cioè il Decs, il Dipartimento educazione cultura e sport, in seno al quale Berger dirige la Divisione dal gennaio 2013, quando è subentrato a Diego Erba, andato in pensione dopo essere stato per tanti anni una figura di riferimento al Dipartimento educazione e dopo essere stato pure municipale di Locarno per il Plr. Berger è stato nominato dal governo dove il timone del Decs era già passato (elezioni cantonali 2011) dalle mani del liberale radicale Gabriele Gendotti a quelle del socialista Manuele Bertoli.
“Il recente caso dell’abilitazione dei docenti presso il Dfa (il Dipartimento formazione e apprendimento della Supsi, ndr) è una problematica preoccupante e che giustamente pone quesiti centrali e ben più ampi”, scrivono Speziali e colleghi. Non si tratta, aggiungono, “solo della capacità di assicurare una prospettiva a chi decide di dedicarsi alla formazione ticinese, ma concerne anche le capacità gestionali di uno dei servizi dello Stato più importanti: la Divisione della scuola, che organizza e vigila sul funzionamento del sistema scolastico per l’intero settore delle scuole dell’obbligo e delle scuole medie superiori”. Più concretamente applica, si ricorda nell’atto parlamentare, “le decisioni in materia di scuola e di attività e servizi parascolastici”, riflette “sulla costante evoluzione del sistema scolastico”, cura “ricerca e formazione pedagogiche e didattiche in collaborazione con istituti terzi”, promuove “innovazioni e sperimentazioni scolastiche”, collabora “con i Comuni nella gestione degli istituti scolastici del settore primario e presiede alla conduzione dei settori medio e medio superiore”, assicura sia “i servizi dell’orientamento scolastico e professionale in collaborazione con la Divisione della formazione professionale”, sia “il materiale didattico e digitale per tutti gli istituti scolastici in collaborazione con la Divisione della formazione professionale”.
Dopo lo spiegone, la bordata: “Osservando questi compiti, decisivi per il buon funzionamento della formazione dei nostri giovani, non possiamo esimerci dal rilevare come negli ultimi anni siano emersi più volte aspetti problematici che hanno provocato disfunzioni, accese discussioni e malumori, non solo con la politica, ma all’interno del mondo scolastico stesso”, si afferma nell’atto parlamentare nel quale si citano alcuni esempi, oltre al recente caso dell’abilitazione dei docenti: “La modalità di conduzione e presentazione del modello de ‘La Scuola che verrà’; l’approccio iperteorico a quella che è invece la realtà pratica nell’insegnamento; la difficoltà a stabilire un dialogo e un coinvolgimento vero sui progetti proposti dalla scorsa direzione del Decs, sui loro contenuti e modalità; le valutazioni molto opinabili delle sperimentazioni o dei sondaggi promossi; l’incapacità di garantire costantemente assunzioni regolari e all’altezza delle competenze richieste; la costante difficoltà a concepire visioni e approcci pedagogici ed educativi diversi da quelli perorati dalle direzioni Decs”. A proposito di assunzioni, occorre rammentare la sentenza con cui i giudici del Tribunale cantonale amministrativo hanno annullato la nomina di Mattia Pini e Désirée Mallè alla direzione congiunta, all’interno del Decs, della Sezione dell’insegnamento medio superiore, poiché stando al verdetto il Consiglio di Stato non avrebbe verificato se i due fossero in possesso dei requisiti indicati nel bando di concorso.
Insomma, osservano Speziali, Quadranti e Farrara, “purtroppo l’elenco ci impone una seria riflessione sulla capacità della testa della Divisione della scuola di assicurare una conduzione aperta al dialogo, pluralista, competente e orientata alle competenze e al merito”. Oltre al quesito centrale menzionato sopra, il Plr chiede nell’interpellanza se il governo e il Decs ritengono che il mondo della scuola ticinese ”riponga ancora la massima fiducia nella conduzione della Divisione scuola”. Inoltre: il Consiglio di Stato “come giudica il crescente malumore che prende forma anche attraverso prese di posizione all’indirizzo del Dipartimento?”. E come giudica “la recente presa d’atto degli errori commessi nell’elaborazione delle stime del fabbisogno di docenti e conseguentemente nell’ambito dell’abilitazione?”. Ancora: “Il Consiglio di Stato non ritiene doveroso commissionare un’analisi del funzionamento della Divisione della scuola, anche alla luce delle numerose critiche emerse nella conduzione di progetti, sperimentazioni, modifiche di legge ecc.?”.
Abbiamo cercato di contattare il Decs per una reazione, ma invano. Fatto sta che ora sono tre le interpellanze (atti parlamentari ai quali il governo risponde oralmente in Gran Consiglio) sul caso degli aspiranti docenti senza prospettive occupazionali, perlomeno a breve.