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‘Adozioni internazionali, il Consiglio federale torni indietro’

Lo chiede al governo svizzero una mozione del Plr. Gianini: ‘Proibire tout court è sproporzionato e contrario alla nostra tradizione di accoglienza’

‘Fondamentale combattere ogni forma di abuso e garantire procedure etiche e trasparenti. Senza però vietare per direttissima’
(Keystone)
20 febbraio 2025
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“Abbandonare immediatamente il progetto volto a vietare le adozioni internazionali e garantire un quadro giuridico che permetta loro di continuare a svolgersi in Svizzera, rafforzando al contempo i meccanismi di controllo e trasparenza per evitare il rischio di abusi”. È quanto chiede al Consiglio federale la mozione depositata per il Partito liberale radicale dal deputato alla ‘Camera bassa’ del parlamento Simone Gianini come proposta alla Commissione degli affari giuridici del Nazionale (Cag-N), di cui fa parte. Un atto parlamentare che ambisce a raccogliere il sostegno dei membri della Cag-N, così da diventare una mozione commissionale e non solo partitica. E quindi, spiega raggiunto da ‘laRegione’ Gianini, «essere trattata più velocemente, nonché, vista l’ampia condivisione, con maggiore solidità».

‘Incertezza giuridica che di fatto rappresenta una moratoria immediata’

Con questa mozione, che sarà discussa nella prossima seduta della Commissione degli affari giuridici prevista a metà aprile, è dunque arrivata anche la presa di posizione ufficiale del Partito liberale radicale svizzero che, in una nota, deplora la decisione del Consiglio federale: “Il Plr – si legge infatti nel comunicato – si oppone fermamente alla decisione del consigliere federale Beat Jans di vietare del tutto le adozioni internazionali. Certo, è fondamentale combattere ogni forma di abuso e garantire procedure etiche e trasparenti. Ma vietare del tutto le adozioni internazionali significherebbe privare molti bambini dell’opportunità di avere una vita migliore e genitori amorevoli in Svizzera”. Di più. “Questa decisione – prosegue la nota – crea una grande incertezza giuridica, poiché occorrono diversi anni affinché un’adozione internazionale diventi realtà. Di fatto, il Consiglio federale impone una moratoria immediata con il pretesto di un divieto futuro, lasciando le famiglie, le istituzioni e talvolta anche i bambini in uno stato di totale incertezza”.

Sulla stessa linea d’onda, va da sé, anche Gianini. «Con la sua decisione perentoria e senza preventivo dibattito politico di proibire in futuro le adozioni internazionali in Svizzera – rimarca senza mezzi termini il deputato –, il Consiglio federale ha gettato un’ombra di colpevolezza su tutte le famiglie adottive svizzere e nell’insicurezza quelle che si stanno accingendo ad affrontare la lunga e severa procedura di adozione». E osserva: «Le procedure di adozione devono certamente essere regolari, etiche e trasparenti e i casi di illegalità vanno senz’altro combattuti». Tuttavia, rileva, «proibirle del tutto è sproporzionato e contrario alla nostra tradizione umanitaria e di accoglienza, offerta negli anni in tanti casi di adozioni andate a buon fine». Da qui la decisione di depositare una mozione «con l’auspicio che venga fatta propria dalla Commissione degli affari giuridici con l’adesione anche dei rappresentanti degli altri partiti, per dire al Consiglio federale di fermare il suo intento, che consideriamo sbagliato».

‘Famiglie colpevolizzate e senza prospettive’

Come detto, sono tre le richieste avanzate nella mozione al governo svizzero. La prima: “Abbandonare immediatamente il piano di divieto delle adozioni internazionali”. La seconda: “Mantenere un quadro giuridico che permetta alle adozioni internazionali di continuare a svolgersi in Svizzera”. La terza: “Rafforzare i meccanismi di controllo e la trasparenza delle procedure per garantire l’etica delle adozioni internazionali”. E questo perché, afferma il mozionante, le adozioni internazionali devono “rimanere possibili, controllate ed etiche, ma in nessun caso vietate”.

Per il Consiglio federale nessuna riforma del sistema attuale consente di eliminare totalmente i rischi di pratiche irregolari. Gianini però non ci sta e nella mozione sottolinea: “Questa decisione rappresenta una grave violazione del diritto all’adozione per le famiglie svizzere e un danno diretto ai bambini interessati”. Ad oggi, continua l’atto parlamentare, “le adozioni internazionali hanno permesso a migliaia di bambini di beneficiare di un ambiente familiare stabile e di una vita migliore in Svizzera. È inaccettabile sacrificare queste opportunità con il pretesto di eliminare ogni rischio, quando esistono soluzioni per migliorare la trasparenza delle procedure senza vietarle”. Non solo. “Questo divieto, oltre a far sentire in colpa e impotenti le famiglie adottive e i bambini già adottati, crea – per gli anni a venire, visto l’iter legislativo annunciato dal Consiglio federale che dovrebbe portare alla presentazione di un messaggio entro la fine del 2026 – un’immediata incertezza giuridica, perché un’adozione richiede diversi anni per realizzarsi”. La moratoria di cui sopra insomma.

‘Soddisfatti che la politica abbia reagito in tempi rapidi’

Non sono poi mancate le reazioni e le iniziative dopo la decisione del Consiglio federale. Dal Ticino si è infatti costituito lo scorso 12 febbraio il Gruppo adozione e famiglie Svizzera (Gafs). Se all’assemblea costitutiva – alla quale avevano peraltro preso parte Gianini e il consigliere nazionale del Centro Giorgio Fonio – avevano partecipato online o in presenza 166 persone, l’associazione può attualmente contare già su oltre trecento simpatizzanti. «Siamo molto soddisfatti – commenta la presidente del Gafs Tristana Martinetti – che la politica abbia accolto in tempi molto rapidi l’appello delle famiglie di tutta la Svizzera, che numerose hanno aderito alla nostra associazione manifestando disagio, smarrimento e contrarietà». A dimostrazione, dice, «di quanto questa decisione del Consiglio federale sia criticabile». E aggiunge: «La mozione individua e sottolinea le criticità della posizione del Consiglio federale. Ben venga una discussione in merito». Il Gafs, illustra poi Martinetti, «è nato da un nucleo di famiglie che già si conoscevano per aver intrapreso un percorso comune di adozione. Siamo contenti di poter far sentire la nostra voce. La nostra iniziativa ha avuto eco anche in Svizzera interna e in Svizzera romanda».

Oltre all’atto parlamentare di Gianini, parallelamente l’Assemblea federale dovrà chinarsi sulla mozione del deputato del Centro Stefan Muller-Altermatt, sottoscritta da esponenti di vari partiti, che chiede di rafforzare le adozioni internazionali delegando alla Confederazione le competenze cantonali, limitando i Paesi da cui è possibile adottare, istituendo intermediari nazionali accreditati.