Ticino

‘Scuola di polizia 2026, non farla avrebbe conseguenze negative’

Al Rapporto il comandante Cocchi ribadisce inoltre la necessità di risolvere il problema legato allo scambio di informazioni tra Cantoni, ora difficoltoso

L’evento di recente a Rivera
3 febbraio 2025
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Sì farà o non si farà la Scuola di polizia edizione 2026? Al momento una risposta è impossibile. Nel Preventivo 2025 del Cantone il Consiglio di Stato aveva prospettato la rinuncia ai corsi per l’anno prossimo, per motivi di risparmio. Sindacati e associazioni del personale sono insorti, chiedendo al governo di ripensarci. A questo punto se ne saprà di più col Preventivo 2026 al quale l’Esecutivo comincerà a lavorare fra qualche mese. La Scuola e le possibili conseguenze di una sua mancata organizzazione l’anno venturo hanno fatto comunque capolino all'annuale Rapporto di Corpo della Polizia cantonale, tenutosi di recente al Centro cantonale della Protezione civile a Rivera: si tratta del momento in cui la PolTi stila un bilancio dell'anno di attività appena trascorso, con uno sguardo all’oggi e al domani.

Intervenendo all'incontro il capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, citato nella nota diramata dalla Cantonale riguardante il citato Rapporto, ha dapprima accennato all’attuale stato delle finanze pubbliche. Viste le odierne difficoltà, riuscire a mantenere l’attuale numero di agenti sul territorio “non sarà un’impresa semplice, anche se auspicabile”. Un numero ritenuto indispensabile “per garantire la necessaria sicurezza al Ticino, cantone di frontiera che deve far fronte alla criminalità di confine”. Un cantone che deve inoltre fare i conti “con un’importante densità di presenze sul suo territorio, contando anche frontalieri e turisti, che raggiunge circa 500'000 persone giornaliere”. Ma alla sfida dei conti pubblici si aggiunge quella del ricambio generazionale, che vedrà nei prossimi anni la partenza in pensione di numerosi collaboratori nati a cavallo delle generazioni Boomer e X. Per l’Amministrazione cantonale, si legge ancora nel comunicato, “sarà una sfida complessa da affrontare e già ora si sta lavorando per trovare delle soluzioni”. La strada è quella di rendere maggiormente attrattivo l’impiego pubblico, “favorendo in particolare la digitalizzazione, la flessibilità, le pari opportunità e lo sviluppo del personale attraverso adeguate offerte formative”.

Il comandante della Polcantonale Matteo Cocchi si è a sua volta soffermato sulle questioni legate al personale. In primis ha rilevato che per quanto riguarda la Scuola di polizia, la possibilità di effettuarla nel 2026 è in forse per ragioni di risparmio e questo, negli anni a venire, “andrà a ripercuotersi negativamente sugli effettivi del Corpo”. Nella veste di presidente della Conferenza dei comandanti e delle comandanti delle Polizie cantonali svizzere, Cocchi ha pure evidenziato “il compito estremamente importante di quest’ultimo gremio: promuovere la collaborazione, lo sviluppo e lo scambio di esperienze tra i Corpi di polizia della Confederazione”. Ha quindi ribadito che uno dei "maggiori problemi" da risolvere a livello nazionale è quello attinente allo scambio di informazioni tra i vari Corpi – tuttora “difficoltoso, frammentato e impegnativo in termini di risorse e tempo” – per meglio contrastare la criminalità.

Al recente Rapporto sono intervenuti anche il sostituto comandante Lorenzo Hutter, i maggiori Thomas Ferrari e Marco Zambetti e il capitano Andrea Cucchiaro. Dapprima è stato posto l’accento sui futuri sviluppi tecnologici e sui risultati ottenuti nel contrasto della criminalità, "grazie anche a una gestione strutturata delle informazioni supportata dagli importanti progressi compiuti a livello informatico". È stata inoltre ribadita la centralità del contrasto ai reati economico-finanziari “con iniziative e misure volte a favorire il recupero delle ingenti somme sottratte dai criminali a detrimento dell’economia e delle risorse statali”.