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Tassare i casi bagatella: piace lo scopo, meno la sua attuazione

Per il governo una tassa – si ipotizza di 50 franchi – per i casi di lieve entità comporterebbe vari problemi. ‘I pazienti vanno però responsabilizzati’

In sintesi:
  • In Ticino il numero di consultazioni è tra i più alti
  • Segnalate disparità di trattamento
In Ticino i pronto soccorso sono tra i più sollecitati
(Ti-Press)
6 febbraio 2025
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Il Consiglio di Stato ticinese non è contrario all’introduzione di una tassa – la cifra ipotizzata è 50 franchi – per i casi di lieve entità, i cosiddetti “casi bagatella”, nei pronto soccorso degli ospedali. “Siamo preoccupati per la situazione dei reparti di pronto soccorso ospedalieri, confrontati con un sovraccarico di lavoro generato anche da pazienti non gravi né urgenti che si rivolgono a questi servizi. È quindi necessario responsabilizzare i pazienti sull’utilizzo adeguato del sistema sanitario, se del caso – afferma il governo nella risposta alla consultazione federale sulla proposta di chiamare alla cassa chi intasa i pronto soccorso degli ospedali – anche attraverso strumenti e (dis)incentivi di natura economica”. Il motivo è chiaro e ribadito più volte nelle sette pagine di testo inviate alla commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale: chi intasa i pronto soccorso degli ospedali con problematiche che potrebbero essere gestite attraverso altri canali, come quello dei medici di famiglia, mette sotto pressione il personale. Soprattutto in Ticino, dove la popolazione ricorre più spesso al pronto soccorso: nel 2023 vi sono state 325,3 consultazioni per mille domiciliati nel Cantone, a fronte di una media nazionale di 230 consultazioni per mille abitanti.

Principio condiviso, ma con diverse riserve. “Teniamo a evidenziare che la proposta elaborata presenta pure una serie di inconvenienti e controindicazioni”. Problematiche illustrate punto per punto, a cominciare dall’accesso alle cure: “Le persone con redditi modesti potrebbero in effetti aspettare troppo a lungo prima di recarsi in pronto soccorso. Inoltre, a prescindere dalla condizione economica, questa tassa potrebbe avere un impatto destabilizzante sui pazienti per quanto attiene al comportamento adeguato da assumere al manifestarsi di un bisogno di salute”. Un esempio concreto: nei casi di emergenza dove ogni minuto conta, come per ictus o infarti, “questa tassa sui casi di lieve entità potrebbe in effetti fare perdere preziosi minuti qualora il paziente o i suoi parenti dovessero prendere contatto dapprima con un medico, una farmacia o un centro di telemedicina”.

‘Disparità di trattamento’

Altro problema: “Una pregiudizievole e ingiustificata disparità di trattamento tra i pazienti in funzione della copertura assicurativa”. La tassa per i casi bagatella, ricorda il Consiglio di Stato, si applicherebbe unicamente ai pazienti soggetti alla Lamal, la legge sull’assicurazione malattia. I pazienti che sottostanno alla legge sull’assicurazione infortuni o alla legge sull’assicurazione militare non si vedrebbero applicare l’importo. Stessa cosa per i turisti stranieri, che non sarebbero chiamati a pagare l’importo.

C’è poi la problematica dei pazienti che arrivano nei reparti di pronto soccorso ospedalieri trasportati dai servizi di emergenza pre-ospedalieri. Pure loro infatti sarebbero chiamati a pagare la tassa, qualora il loro caso fosse ritenuto bagatellare. “In molte situazioni – segnala però il governo – il paziente non potrebbe richiedere l’indicazione scritta a un medico, a un farmacista o a un centro di telemedicina”.

Per gli assicurati morosi, ovvero coloro che non pagano i premi di cassa malati, non cambierebbe nulla. L’Aoms, assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie, è tenuta a finanziare in ogni caso le prestazioni di cure in caso di urgenza medica, come sancito dall’articolo 64a capoverso 7 Lamal, quindi anche l’accesso a un reparto di pronto soccorso ospedaliero degli assicurati morosi. Altro problema legato ai costi: per non incappare in questa tassa sui casi di lieve entità, un paziente dovrebbe prima consultare un medico, un farmacista o un centro di telemedicina e ottenere la richiesta indicazione scritta per recarsi al pronto soccorso. Questa consultazione preliminare dovrebbe venir indennizzata e genererebbe quindi per forza di cose un costo a carico dell’Aoms. Se però successivamente il caso non dovesse essere ritenuto una bagatella, ci si troverebbe davanti a un aumento dei costi, questo perché non sarebbe possibile risparmiare la differenza di costo fatturato da un reparto di pronto soccorso rispetto al medico. E a pagare sarebbero gli assicurati con un aumento dei premi di cassa malati.

I medici di famiglia sono già oggi sotto pressione

Un altro dubbio sollevato dal Consiglio di Stato riguarda la capacità dei medici di famiglia di sostenere un aumento delle richieste da parte della popolazione. Da un lato, come detto, il Ticino ha uno dei tassi più alti di consultazioni al pronto soccorso. Dall’altro, però, i dati mostrano che anche i medici di famiglia sono molto sollecitati. “La medicina di famiglia in Ticino è a sua volta già fortemente sollecitata e non è rimpiazzata dal ricorso ai reparti di pronto soccorso degli ospedali. Una maggior partecipazione finanziaria dell’assicurato in caso di accesso al pronto soccorso – scrive l’esecutivo – potrebbe comportare l’inconveniente di accrescere ulteriormente le sollecitazioni sugli studi medici”. La speranza del Consiglio di Stato è che, qualora si decidesse di andare avanti con questo progetto, “venga adottata una soluzione unitaria sul piano nazionale, non solo per limitare incertezze, complessità e disparità di trattamento, ma anche perché la problematica affrontata non presenta peculiarità cantonali tali da giustificare soluzioni normative differenziate”.