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‘Guardo al presente e al futuro, non nel retrovisore’

L'assemblea della Lega ratifica (un contrario e due astenuti) la proposta: Daniele Piccaluga è il nuovo coordinatore del movimento

Daniele Piccaluga, 37 anni, dal 2023 deputato al Gran Consiglio
(Ti-Press)
26 gennaio 2025
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Niente sorprese, tutto come da copione: l’assemblea della Lega dei Ticinesi, anche stavolta a porte sigillate, ha incoronato Daniele Piccaluga – classe 1988, dal 2023 deputato al Gran Consiglio – coordinatore del movimento. La designazione – un solo contrario e due astenuti (settantatré i partecipanti) – è avvenuta poco fa al Centro di istruzione della protezione civile a Rivera. E così il parlamentare e municipale nonché vicesindaco di Monteceneri subentra, alla guida del movimento, al consigliere di Stato Norman Gobbi, che da poco più un anno fungeva pure da timoniere, ancorché ad interim. Un doppio ruolo considerato anche in seno alla Lega non più sostenibile.

Ma c’è anche chi ha criticato il metodo

Piccaluga era il solo aspirante coordinatore, l’unico nome ufficiale sottoposto all’approvazione dell’assemblea. Una candidatura fortemente voluta dallo stesso Gobbi, e “condivisa nel gruppo di coordinamento”, per citare il comunicato diffuso dalla Lega martedì della scorsa settimana. Da quanto si è potuto apprendere (per i media la riunione a Rivera si è svolta come detto a porte chiuse, nel solco di una tradizione discutibile), c’è però chi durante l’assemblea ha criticato il metodo, ovvero le modalità con cui è stata gestita la procedura che ha portato alla proposta di nomina: in altre parole, ci si sarebbe trovati davanti al fatto compiuto.

Fra gli assenti giustificati Antonella Bignasca, Michele Foletti, Maruska Ortelli, Sem Genini e Sabrina Aldi. Tra i presenti Lorenzo Quadri. Ribadendo che ‘Il Mattino’ “è simpatizzante, ma autonomo dal coordinamento della Lega”, il consigliere nazionale ha scritto sul numero odierno del domenicale da lui diretto che “siamo pronti a sostenere il nuovo coordinatore, ma lo giudicheremo sui fatti”. Dunque “le cambiali in bianco non ci sono mai state; non ci saranno neanche in futuro”. Dichiara il neo timoniere del movimento alla ‘Regione’: «Sono perfettamente consapevole delle grandi responsabilità che il ruolo di coordinatore comporta. Darò il massimo per dimostrare le mie capacità. E comunque neppure io firmerei cambiali in bianco. Con nessuno».

Daniele Piccaluga, ha già scelto i vice coordinatori?

La mia volontà è di avere una squadra accanto a me. A breve, forse già nei prossimi giorni, dovrebbe essere ufficializzata.

Nelle ultime due legislature cantonali la Lega ha perso complessivamente ben otto seggi in Gran Consiglio. Come intende arginare l’emorragia di consensi, e magari invertire il trend? Il suo programma su quali temi pone l’accento allo scopo di recuperare elettori?

Non ci sono ricette magiche e, dopo trentaquattro anni di esistenza, è fisiologico un certo arretramento, un fenomeno che riguarda anche altri partiti storici. Tuttavia, il nostro obiettivo è rinnovarci senza mai perdere di vista la nostra identità e i principi che definiscono il nostro movimento. La scelta di un coordinatore di 37 anni è un segnale importante per il futuro della Lega, rappresentando una nuova generazione pronta a rilanciare il movimento con idee fresche e un approccio innovativo. Non mi piace guardare la politica attraverso lo specchietto retrovisore: dobbiamo concentrarci sul presente e sul futuro, affrontando le sfide attuali con determinazione e coraggio. I temi su cui punteremo riguardano principalmente l’occupazione dei ticinesi, la sicurezza e un’economia che risponda concretamente alle esigenze della nostra popolazione. Il nostro obiettivo è recuperare quegli elettori che si sono allontanati, proponendo soluzioni concrete e in sintonia con le esigenze quotidiane dei cittadini.

Lega barricadera, Lega istituzionale: ha ancora senso questa distinzione?

Ha ancora un suo senso, ma oggi è fondamentale capire che la nostra forza sta proprio nella capacità di coniugare entrambe le dimensioni. La Lega ha sempre avuto una radice popolare e un forte legame con le esigenze del territorio, ma è anche indispensabile che, come partito di governo, influenzi direttamente le politiche pubbliche. Il nostro dualismo ci permette di avere prospettive diverse, mantenendo lo spirito critico e il radicamento nella base, mentre affrontiamo le sfide governative con pragmatismo e visione. Non è una questione di separare, ma di integrare, per garantire che le nostre azioni rispondano sia alle necessità immediate della popolazione, sia alle responsabilità di governo.

Restiamo più o meno in tema e insistiamo. Socialità ed economia: il nuovo coordinatore su cosa punterà? Quale delle due privilegerà?

Entrambe le tematiche dovranno avere la giusta dimensione, con politiche che favoriscano l’occupazione dei ticinesi e supportino le famiglie, senza mai trascurare la crescita economica locale. Mi concentrerò sulla valorizzazione delle competenze presenti sul nostro territorio, assicurando nel contempo un ambiente che promuova il benessere e la qualità della vita per tutti.

I democentristi, i vostri cosiddetti cugini: come pensa di impostare il dialogo con il presidente dell’Udc Piero Marchesi in vista delle elezioni cantonali del 2027, tenuto conto che l’obiettivo di Marchesi è di entrare in Consiglio di Stato al posto del leghista Claudio Zali? Quale timoniere della Lega sosterrà una nuova alleanza con i cugini?

Il dialogo con i democentristi sarà fondato sul rispetto reciproco e sull’ascolto delle rispettive visioni. Ogni partito ha obiettivi diversi, ma sono convinto che si possano trovare punti di convergenza su temi cruciali per il nostro Cantone. Se il nostro obiettivo comune sarà il bene del Ticino, valuteremo ogni opzione con serietà e costruttività. Siamo sempre aperti al dialogo, ma ogni alleanza dovrà basarsi su valori e obiettivi condivisi. Per quanto riguarda l’ingresso di Marchesi in Consiglio di Stato, in caso di alleanza alle prossime elezioni cantonali, la sua candidatura dovrà essere valutata come quella di tutti gli altri candidati della Lega: in base alle capacità, al merito e all’impegno per il nostro Cantone. Alla fine, che vinca il migliore!

Gobbi l’ha definita il prototipo del leghista, un grande sportivo, uno che ama il mondo delle guggen e il contatto con la gente, un empatico, un simpatico e uno “talvolta rustico in senso buono”. Basterà tutto questo per fare di lei un leader in grado di rilanciare il movimento di via Monte Boglia?

Apprezzo le parole di Norman Gobbi, ma credo che per essere un vero leader non basti avere solo alcune qualità personali come l’empatia, il carattere sportivo e la simpatia. Queste sono certamente importanti, ma un leader deve avere anche visione, determinazione e la capacità di affrontare le sfide concrete che il nostro territorio ci presenta. Il mio obiettivo non è solo mantenere vive le tradizioni che ci caratterizzano, ma rilanciare il movimento con nuove idee, in grado di rispondere alle necessità dei ticinesi e costruire un futuro più solido per il nostro Cantone. Il vero rilancio del movimento passerà dalla capacità di affrontare con pragmatismo i problemi attuali, senza mai dimenticare i valori fondamentali che ci hanno sempre guidato.

Appoggerà sempre e comunque la politica governativa di Gobbi, suo grande sponsor per la carica di coordinatore, o non mancherà di criticarlo, anche pubblicamente, quando non ne condividerà le decisioni?

Sosterrò sempre la politica governativa di Gobbi quando la riterrò giusta per il nostro Cantone. Tuttavia, credo che la lealtà non debba mai significare rinunciare alla propria indipendenza di pensiero. Se ci saranno decisioni con cui non concordo, come ad esempio un eccessivo uso dei radar che va oltre la semplice prevenzione, non esiterò a esprimere il mio punto di vista, sempre in modo costruttivo. Il confronto, anche critico, è essenziale per migliorare e garantire che le scelte politiche siano sempre nell’interesse dei ticinesi.

I radar sono da tempo una realtà. Non lo è ancora la proposta del liberale radicale Paolo Ortelli di introdurre una soglia del 4 per cento per l’accesso dei partiti al Gran Consiglio. Che ne pensa?

La proposta di Ortelli è certamente un tema che merita di essere approfondito. La crescente frammentazione del parlamento, insieme alla crescente complessità dei temi trattati, ha sollevato giustamente preoccupazioni sull’efficacia del Gran Consiglio. È essenziale che le decisioni politiche siano prese in modo più tempestivo e che il processo legislativo non venga rallentato da un numero eccessivo di partiti, rendendo difficile trovare consenso su questioni importanti.