Magistrati sanzionati, l'Ufficio presidenziale del Gran Consiglio cambia la prassi per quel che riguarda le decisioni notificate anche al parlamento
I parlamentari, tutti i parlamentari potranno chiedere, e riceveranno, copia delle decisioni del Consiglio della magistratura (Cdm) e della Commissione di ricorso sulla magistratura notificate al Gran Consiglio. Decisioni riguardanti quindi le sanzioni disciplinari prese nei confronti di giudici e procuratori, eletti, va ricordato, dal Legislativo cantonale come da Costituzione. Si tratta di un importante cambiamento di prassi, sancito dall’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio e comunicato oggi dai Servizi del parlamento ai deputati. “Da ora in avanti” la procedura, indicano, sarà la seguente: “Sarete informati tramite posta elettronica ogniqualvolta venga notificata una sentenza del Consiglio della magistratura o della Commissione di ricorso sulla magistratura. Ciascun deputato o deputata potrà richiederne una copia (in formato elettronico o cartaceo) ai Servizi del Gran Consiglio, che provvederanno a trasmetterla. Qualora necessario per la tutela dei dati sensibili di terze persone, le sentenze saranno fornite in versione anonimizzata”.
A sollevare il tema era stato in particolare il Movimento per il socialismo. «Avevamo chiesto all’Up – ricorda Matteo Pronzini, da noi interpellato – di trasmetterci copia della sentenza con cui il Cdm ha destituito i due giudici del Tribunale penale cantonale e della decisione con cui la Commissione ha negato l’effetto sospensivo ai loro ricorsi contro il licenziamento. Ma invano. Eppure – rileva il deputato dell’Mps – erano e sono decisioni indirizzate anche al Gran Consiglio, ovvero all’autorità di nomina dei magistrati della quale pure io e Giuseppe Sergi facciamo parte. Ora, e giustamente, le cose cambiano. Ciò che è avvenuto in passato, quando l’Ufficio presidenziale non trasmetteva ai deputati le sentenze degli organi di vigilanza sulla magistratura, non potrà più accadere. La considero una nostra significativa vittoria politica. Nel frattempo – aggiunge Pronzini – ho nuovamente chiesto copia delle citate decisioni. Il passo successivo che auspichiamo è una discussione generale in parlamento sul cosiddetto caos Tpc, fra l’altro sul destino delle sentenze pronunciate ma non ancora motivate dai due magistrati al momento destituiti e dal dimessosi presidente del Tribunale penale».
Torniamo alla comunicazione odierna dei Servizi del Gran Consiglio ai deputati. “Recentemente – scrivono – si è reso necessario chiarire e disciplinare la prassi relativa alla trasmissione delle sentenze notificate al Gran Consiglio, in particolare quelle del Consiglio della magistratura e quelle della Commissione di ricorso sulla magistratura. In passato, queste ultime – questa era la prassi – venivano notificate al solo presidente del Gran Consiglio che ne prendeva atto senza procedere a ulteriori inoltri. Tuttavia, recentemente e come noto, dopo anni, sono giunte delle sentenze riguardanti una sanzione pecuniaria inflitta a un magistrato e la destituzione di due giudici operanti presso il Tribunale penale cantonale. Questi episodi hanno spinto il presidente, l’Ufficio presidenziale e i Servizi del Gran Consiglio a interrogarsi sulla procedura da adottare. Si è quindi proceduto a una prima analisi storica, esaminando quanto fatto in passato e risalendo a oltre 20 anni fa”.
E dall’analisi storica condotta “è emerso che, in due casi di sanzione risalenti al 2009 e al 2017, le relative sentenze del Consiglio della magistratura furono solamente accennate (e in un caso discusse) all’interno dell’Ufficio presidenziale, e non risulta traccia di una loro divulgazione nemmeno ai suoi membri come pure di una trasmissione ai deputati. Tuttavia, non esisteva una procedura codificata e chiara a riguardo, il che ha evidenziato la necessità di definire una prassi corretta e definitiva. Su richiesta del presidente (il deputato leghista Michele Guerra, ndr) è stata quindi avviata una seconda analisi, di carattere giuridico, con l’obiettivo di approfondire e stabilire una procedura solida e uniforme che consentisse – de facto – la notifica delle sentenze all’intero Gran Consiglio. Nel frattempo, tempestivamente e in attesa degli esiti di tali approfondimenti, l’Ufficio presidenziale ha deciso di garantire l’accesso alle sentenze al proprio interno, alla Commissione giustizia e diritti su richiesta, e – in modalità di lettura – a tutti i deputati che ne avessero fatto richiesta”.
Oggi, annotano i Servizi del parlamento, “possiamo comunicarvi le risultanze di tali approfondimenti, nonché la nuova procedura che ne deriva”. Alla luce delle verifiche svolte e delle normative in vigore “è emersa la necessità di mettere a disposizione di tutti i membri del Gran Consiglio le sentenze, nel rispetto delle disposizioni relative alla confidenzialità e alla protezione dei dati senza attendere la loro crescita in giudicato, considerato comunque il rispetto del segreto d’ufficio al quale siete vincolati”.