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Niente effetto sospensivo ai ricorsi dei giudici destituiti

Caos Tpc, la Commissione di ricorso sulla magistratura risponde picche alle istanze di Quadri e Verda Chiocchetti. Il legale: si va al Tribunale federale

Verdetto negativo
(Ti-Press)
15 gennaio 2025
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Verdetto negativo. La Commissione di ricorso sulla magistratura non ha concesso l’effetto sospensivo ai ricorsi di Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti contro la decisione del Cdm, il Consiglio della magistratura, che lo scorso mese li ha destituiti con effetto immediato dalla carica di giudici in relazione al cosiddetto caos Tribunale penale cantonale (Tpc). Quanto stabilito dalla Commissione rende in pratica impossibile un loro reintegro nel Tpc nell’attesa che la stessa si pronunci nel merito dei ricorsi e quindi sul licenziamento sentenziato dal Cdm.

Il legale: ormai è una questione politica

Quadri e Verda Chiocchetti chiedevano la restituzione dell’effetto sospensivo ai rispettivi ricorsi, ma la Commissione ha dunque risposto picche. «L’intera questione riguardante i miei clienti – afferma, interpellato in mattinata dalla ‘Regione’, l’avvocato Marco Broggini, legale dei due al momento ex giudici del Tpc – non è più di natura giuridica, ma è ormai diventata di natura politica. Contro questa decisione della Commissione inoltreremo ricorso al più presto al Tribunale federale». Stesso discorso per le sentenze, sempre della citata Commissione, che hanno rigettato i ricorsi di Quadri e Verda Chiocchetti contro le decisioni con cui il Cdm aveva a sua volta respinto le istanze di ricusazione nei suoi confronti presentate dagli allora due magistrati d’Appello.

‘Un argomento pretestuoso’

Perché non è stato accordato l’effetto sospensivo? Il motivo lo indica Broggini in un comunicato stampa diramato nel pomeriggio. “La Commissione di ricorso – scrive il legale dei giudici rimossi – pretende che la negazione dell’effetto sospensivo ai noti ricorsi contro la destituzione dei giudici Quadri e Verda Chiocchetti sarebbe giustificata da un interesse pubblico prevalente, e meglio dalla necessità di garantire il ‘buon funzionamento del Tpc (Tribunale penale cantonale, ndr) e quindi della giustizia penale ticinese’. Ribadisco che a mio giudizio questa vicenda – annota ancora Broggini – ha ben poco a che vedere con l’applicazione della legge, ma è retta principalmente da speculazioni e interessi politici. Fino alla destituzione immediata dei miei clienti, avvenuta con decisione 10 dicembre 2024, non è mai emerso un solo esempio di sedicente mal funzionamento del Tpc. Nelle decisioni di destituzione non si menziona un solo episodio. Ora si giustifica il diniego dell’effetto sospensivo ai ricorsi presentati con questo pretestuoso argomento”. Il legale ricorda poi che “i giudici Quadri e Verda Chiocchetti hanno continuato a presiedere Corti di assise correzionali e criminali fino a pochi giorni prima del 10 dicembre”.

Verdetti e motivazioni scritte

Di più. Broggini aggiunge che “qualora non fossero reintegrati, le sentenze da loro pronunciate, ma non ancora motivate per iscritto e firmate dai medesimi, saranno nulle e i relativi processi andranno ricelebrati”. Infine: “Attualmente, con due soli giudici attivi, è stato necessario rinviare vari dibattimenti pubblici persino a carico di persone in carcere preventivo. Del resto è evidente che eventuali sostituti non potranno certo presiedere Corti di assise a breve, e ristabilire in qualche modo la celerità necessaria. Alla faccia del buon funzionamento della giustizia penale ticinese...”. Fin qui l’avvocato Broggini.

Riguardo al tema, tutt’altro che irrilevante, delle sentenze e delle motivazioni scritte, vale la pena rammentare quanto scritto dalla Carp, la Corte di appello e di revisione penale, in una decisione del 2012: “(....) Ritenuto come il giudice che ha deciso non faccia più parte di tale tribunale, il dibattimento andrà rifatto e la relativa sentenza andrà motivata per iscritto dal nuovo giudice in ossequio agli art. 80 cpv. 2 e 82 cpv. 2 lett. b CPP (Codice di procedura penale, ndr)”. Stando al secondo capoverso dell’articolo 80 “le decisioni sono emesse per scritto e motivate. Sono firmate da chi dirige il procedimento e dall’estensore del verbale e notificate alle parti”. Sul punto bisognerebbe analizzare anche la giurisprudenza del Tribunale federale.

Gobbi: obiettivo, due supplenti per fine mese

Un giudice (il presidente del Tpc Mauro Ermani) che si è dimesso e due per ora destituiti (Quadri e Verda Chiocchetti). Il Tribunale penale oggi viaggia con due soli magistrati: il vicepresidente Marco Villa e Amos Pagnamenta. L’elezione del subentrante di Ermani al Tribunale d’appello, di cui il Tpc è una sezione, è del Gran Consiglio: l’intera procedura potrebbe tuttavia comportare qualche mese. Tempi più lunghi sono previsti per il verdetto definito (sarà quello del Tf?) concernente i giudici che contestano il licenziamento. Adesso è però urgente scongiurare la paralisi del Tribunale penale. La parola pertanto al Consiglio di Stato, al quale spetta la designazione di magistrati straordinari/supplenti che provvisoriamente operino al Tpc. «La nostra intenzione, come governo, è di nominarne due entro la fine di questo mese», fa sapere il capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi. Cosa che il Consiglio di Stato ribadisce nella lettera spedita oggi alla commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’. “D’intesa con il Tribunale di appello/Tribunale penale cantonale, stiamo procedendo – scrive fra l’altro il governo – con le formalità che ci competono per legge. L’ottica è quella di designare quanto prima, e in ogni caso entro fine mese, i necessari giudici supplenti tra i professionisti che hanno dato la loro disponibilità e che sono stati ritenuti idonei dall’Autorità giudiziaria. Anticipiamo che gli stessi hanno esplicitamente espresso l’interesse a inoltrare la loro candidatura per l’eventuale posizione aperta presso il Tribunale di appello/Tribunale penale cantonale, fatta riserva della facoltà di esercitare il diritto di opzione interno”. Fra le persone contattate vi sarebbe anche l’avvocato Monica Sartori-Lombardi, area Plr.

Osserva, parlando in termini generali, il presidente della ‘Giustizia e diritti’ Fiorenzo Dadò (Centro): «Ne discuteremo in commissione, ma personalmente troverei molto problematico che chi viene nominato giudice straordinario dal Consiglio di Stato possa poi godere di una via preferenziale nel momento in cui il Gran Consiglio sarà chiamato a eleggere il giudice ordinario».