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Patentino per hobbisti, niente proroga. Piezzi su tutte le furie

Viticoltura e autorizzazioni all'uso di prodotti fitosanitari, scoppia la polemica. Il governo boccia la mozione del deputato Plr. Che replica: ‘Assurdo’

Esplode la polemica
(Ti-Press)
11 gennaio 2025
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Le modalità per gestire l’utilizzo dei prodotti fitosanitari da parte dei viticoltori a titolo accessorio, vale a dire che operano a scopo commerciale vendendo uva o vino, per il Consiglio di Stato “sono adeguate per far fronte alle esigenze”. È quanto viene messo nero su bianco dal governo con il messaggio che risponde a una mozione del deputato liberale radicale Aron Piezzi inoltrata nel mese di ottobre 2024 e che chiedeva due cose: “Estendere l’entrata in vigore del sistema delle autorizzazioni speciali relative all’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari al 1° gennaio 2028, quindi con una proroga di due anni; individuare una nuova modalità formativa per l’ottenimento dell’autorizzazione speciale (un patentino) da parte dei viticoltori amatoriali, differenziata rispetto ai viticoltori professionisti e proporzionata al loro reale lavoro nei vigneti”.

Il Consiglio di Stato mette ordine nella materia, spiegando che “non è previsto dalle ordinanze il rilascio di un patentino per viticoltori amatoriali che esercitano un’attività nell’ambito della loro sfera privata senza fini di lucro come nemmeno l’erogazione di corsi semplificati con rilascio dell’autorizzazione speciale. I viticoltori amatoriali possono, tuttavia, far eseguire i trattamenti da terzi o utilizzare prodotti fitosanitari omologati per un uso non professionale”. I viticoltori a titolo accessorio, invece, “devono possedere l’autorizzazione speciale se intendono utilizzare prodotti fitosanitari omologati per uso professionale”.

Il programma dei corsi, sottolinea il governo, “è definito a livello federale dall’Ordinanza del Datec concernente l’autorizzazione speciale per l’impiego di prodotti fitosanitari nell’agricoltura, nell’orticoltura e nel giardinaggio”. I possessori di questa autorizzazione “possono, oltre a quanto già citato, supervisionare l’esecuzione dei trattamenti da parte di terzi e fare trattamenti come contoterzisti”. La formazione, quindi, “deve fornire le competenze minime necessarie per lo svolgimento delle suddette attività in modo sicuro”.

‘La competenza è della Confederazione, e corsi adeguati’

Ciò detto e snocciolato, il governo risponde ai quesiti di Piezzi. Partendo dall’estensione al 2028 del sistema di autorizzazioni speciali. E risponde picche, dal momento che “la competenza è della Confederazione”. Ma, aggiunge, “le modalità proposte di erogazione dei corsi hanno permesso e permettono di ottenere per tempo la necessaria autorizzazione”. Per quanto concerne invece la richiesta di nuova modalità formativa per l’ottenimento del patentino da parte degli hobbisti, il Consiglio di Stato elenca le quattro modalità disponibili per gestire l’utilizzo dei prodotti fitosanitari. La prima è “superare l’esame organizzato dal Servizio fitosanitario. Si ricorda in proposito che già nel 2018 il numero di corsi di preparazione all’esame offerti è stato aumentato da 2 a 6 l’anno al fine di agevolare la partecipazione e si svolgono anche nel periodo autunno-invernale, notoriamente meno occupato dalle attività in vigna”.

Poi, “per persone che non sono in grado di frequentare i corsi o di dimostrare di essere in possesso delle necessarie conoscenze minime, vi è la possibilità di far eseguire i trattamenti fitosanitari da un’altra persona in possesso dell’autorizzazione speciale; far capo ai prodotti omologati per un uso non professionale; eseguire loro stessi i trattamenti sotto la supervisione di un titolare di un’autorizzazione speciale”. E tanto basta.

Piezzi: ‘Un attacco ai vigneti tradizionali e a chi se ne occupa’

Basta anche ad Aron Piezzi? Ma neanche per idea. Il deputato Plr, da noi interpellato, si dice «estremamente deluso dalla risposta del governo. L’invadenza della burocrazia, con la sua pretesa di controllare e valutare tutto, si trasforma in un incubo che porta più disagi che benefici». Insomma, «siamo alle solite, come ad esempio nella malagestione del lupo: se per quest’ultimo ambito l’inazione del governo porterà all’estinzione dell’agricoltura di montagna, nel caso specifico contribuirà alla perdita dei vigneti tradizionali e di chi se ne occupa già tra mille difficoltà».

Piezzi è un fiume in piena. Nel dettaglio, in merito alla sua prima proposta, quella della proroga di due anni, tuona: «Il governo si limita a dire che il tempo a disposizione per ottenere il patentino sia sufficiente. Non si capisce se, come suggerito dalla mozione, il Consiglio di Stato si sia attivato o meno presso le istanze federali. Una proroga – insiste Piezzi – sarebbe stata più che benvenuta e ampiamente giustificata, in quanto a mia conoscenza, se le informazioni sono corrette, in Ticino ci sarebbero poco meno di 2mila persone che non dispongono del patentino. In un anno è evidentemente impossibile. La causa di ciò non può essere solo l’insensibilità o la malavoglia, ma soprattutto l’eccessivo e sproporzionato onere per lo svolgimento del corso da parte dei viticoltori hobbisti. Non attivarsi con forza e capacità di convincimento verso Berna per dare più tempo ai ticinesi, se ciò fosse avvenuto, significa non comprendere la situazione e non ingegnarsi a trovare una soluzione pragmatica, per l’esclusivo bene della gestione del nostro territorio».

‘Dalla politica servirebbe ben altro slancio’

Finito? Macché. Perché in merito alla possibilità di nuove modalità formative per ottenere il patentino, il deputato del Plr affonda: «Il governo ribadisce che i viticoltori hobbisti, e/o coloro che non vogliono svolgere il corso, possono utilizzare “prodotti fitosanitari omologati per un uso non professionale”. Tutti sanno che questi prodotti, oltre a costare il triplo, sono poco efficaci e sicuramente insufficienti per una corretta protezione fitosanitaria. Complimenti!». Come se non bastasse, il governo «puntualizza a due riprese che chi non dispone del patentino può “far eseguire i trattamenti fitosanitari da un’altra persona in possesso dell’autorizzazione”, oppure “eseguire loro stessi i trattamenti sotto la supervisione di un titolare di un’autorizzazione”. Complimenti bis! Tutto ciò è irrealistico. Certo, potrà valere per qualche caso. Ma – attacca ancora Piezzi – è illusorio pensare che i professionisti o comunque i possessori del patentino abbiano il tempo e la voglia di fare i trattamenti a tutti, come se il tempo a loro disposizione fosse infinito».

E ancora: «Come si può chiedere agli hobbisti, che si dedicano con impegno e passione magari su pochi pergolati, di dedicare quattro giorni lavorativi per il corso? Per questa specifica categoria dovrebbe esserci una formazione ridotta, puntuale, essenziale; non per pigrizia in favore della sostenibilità ambientale, ma per svolgere una formazione proporzionata e adeguata alla fattispecie».

Non se ne esce. Dalla politica, conclude Piezzi, «servirebbe ben altro slancio per tutelare e promuovere i vigneti tradizionali e la loro gestione, dei veri e propri patrimoni paesaggistici del nostro territorio. Che arrischiano di diventare bosco con la complicità di molti, in primis di chi invece se ne dovrebbe occupare politicamente, con il conseguente impoverimento del nostro territorio e un’irreversibile banalizzazione naturalistica e paesaggistica. Quello dei vigneti tradizionali – si leva l’ultimo masso dalla scarpa Piezzi – è un mondo che vive senza tanti proclami e con confronti impari rispetto alle qualità enologiche dei vigneti in pianura. Ma la loro difficile gestione, da taluni definita eroica, è un atto culturale profondamente legato alla tradizione e al territorio, già in difficoltà. Che merita perciò maggior dignità e rispetto».