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‘Infelice coincidenza’, lo studio Supsi infiamma il parlamento

L’interpellanza di Sirica (Ps) porta alla discussione generale. ‘Sembra di essere tornati al 1600 con la Santa inquisizione e Galileo Galilei’

In sintesi:
  • Agustoni (Centro): ‘Sono allibito da questo dibattito’
  • Speziali (Plr): ‘Questa interpellanza non pone solo delle domande, ma fa un vero e proprio processo alle intenzioni’
  • Forini (Ps): ‘La libertà accademica va sicuramente difesa, ma anche quella dei deputati di porre dei quesiti’
E discussione generale sia
(Ti-Press)
27 maggio 2024
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È stata «un’infelice coincidenza». La tempistica scelta dal Centro di competenze tributarie della Supsi per pubblicare lo studio “sul prelievo fiscale nei cantoni e nella Confederazione ai fini dell’imposta diretta” può infatti «dare adito a incomprensioni». Per il Consiglio di Stato, in ogni caso, «la ricerca e il comunicato stampa della Supsi non prendono direttamente posizione sul tema in votazione il 9 giugno». A sollevare la questione, sostenendo che lo studio reso pubblico proprio il giorno della conferenza stampa del comitato a favore della riforma fiscale sia un assist, è stata un’interpellanza del deputato socialista Fabrizio Sirica. «La pubblicazione segue documenti analoghi pubblicati già in passato. Non solo in Ticino. La Supsi – afferma davanti al Gran Consiglio Marina Carobbio, direttrice del Decs, rispondendo all’atto parlamentare – ha pensato che questo studio fosse uno strumento utile alle redazioni per alimentare il dibattito in vista del voto». La sua diffusione, spiega Carobbio riportando le spiegazione della Supsi, è stata eseguita seguendo alcuni «accorgimenti» rispetto alla normale prassi. Ovvero: è stata inviata solo alle redazioni di cronaca ed economia dei vari media, non è stata inserita nella newsletter o pubblicata sul sito della Supsi. Proprio su questo punto Sirica rilancia: «È ipocrita fare uno studio e mandarlo solo ad alcuni. Se si fa una ricerca, poi bisogna poi difenderla. Altrimenti si dà l’idea di fare le cose di nascosto. Questo studio ha una metodologia che è stata criticata da altri ricercatori e dà una visione del confronto intercantonale tra aliquote che non tiene conto del contesto. Sicuramente questa coincidenza è frutto della casualità, ma deve insegnare a fare più attenzione per il futuro».

Discorso chiuso? Nemmeno per sogno. A portare il dibattito sulla rampa di lancio è un arrabbiato Maurizio Agustoni: «Sono allibito dal dibattito visto qui – dichiara il capogruppo del Centro –. In una democrazia liberale, dov’è garantita la libertà civile, non esiste che un Gran Consiglio processi un singolo ricercatore (Samuele Vorpe, direttore del Centro di competenze tributarie, ndr) che ha avuto la colpa di pubblicare delle tabelle che nessuno ha mai smentito, e che sia accusato di essere accarezzato da una parte politica. I ricercatori hanno il compito di alimentare il dibattito. Se lo fanno è qualcosa di positivo. Sono indignato di come si metta sotto processo un ricercatore – ribadisce Agustoni –. Chiedo quindi una discussione generale». E discussione generale sia.

«È assurdo che in un paese democratico si vada ad attaccare la ricerca in questo modo. Esiste la libertà di pubblicare gli studi come e quando si vuole», sostiene Alessandra Gianella, capogruppo del Plr. Siamo di fronte a due pesi e due misure. Quando fa comodo si ascoltano gli studi, quando invece non piacciono si parte all’attacco». Dello stesso avviso il collega di partito Alessandro Speziali: «Questa interpellanza non pone solo delle domande, ma fa un vero e proprio processo alle intenzioni. Bisogna impegnarsi mica male per far sembrare innocuo questo atto parlamentare, che è un vero e proprio affondo». A metterci il carico da novanta è Diana Tenconi (Plr), «sembra di essere tornati al 1600 con la Santa inquisizione che tira in ballo Galileo Galilei».

Per Maurizio Canetta (Ps) non ci sono dubbi. «Il tema è delicato e importante. Nella risposta del governo si è parlato di ‘sfortunata coincidenza’ e di ‘invio diverso dal solito destinato solo alle redazioni economiche’. Ma cosa significa?». Semplice: «Significa – riprende – che c’era già la coscienza che questa pubblicazione in quel momento non poteva non avere un effetto importante». Non solo. «Lo studio, è stato spiegato, voleva essere un ‘contributo al dibattito’. Ora, non si tratta di attaccare ad personam, di demonizzare o di attaccare la libertà scientifica. Credo però che questi elementi dicano che c’era già da parte di chi ha fatto lo studio e di chi poi l’ha pubblicato un sentimento perlomeno di dubbio su quello che si stava facendo. Insomma, il messaggio era già in partenza considerato dubbio nella tempistica». Ma, precisa Canetta, «con questo non si vuole dire ai ricercatori di non pubblicare i risultati di uno studio perché vanno in una o nell’altra direzione, significa essere in chiaro sulla valutazione del momento e dell’impatto che questi risultati possono avere». Aggiunge il collega socialista Danilo Forini: «La libertà accademica va sicuramente difesa, ma anche quella dei deputati di porre delle domande. Qui il problema è che la posizione di Vorpe è diventata la posizione di tutta la Supsi».

Dall’altro lato della barricata il leghista Omar Balli. «Mi sembra eccessivo – afferma il deputato – dire che questo studio abbia risolto le sorti della votazione. I contrari hanno avuto altrettanto spazio nel dibattito e anzi, questa pubblicazione ha forse dato ulteriore stimolo per ribadire certe posizioni».

Caos Magistratura

‘La revoca di Galliani non è ritenuta necessaria’

Seconda interpellanza di giornata, quella del deputato Udc Tuto Rossi che chiedeva la revoca dell’incarico assegnato all’ex procuratrice Maria Galliani di condurre accertamenti sulle segnalazioni di mobbing all’interno del Tribunale penale da parte di una segretaria nei confronti di una collega. Revoca non ritenuta necessaria dal governo. Burocratiche le motivazioni del consigliere di Stato Christian Vitta: «Gli accertamenti preliminari richiesti sono limitati e riguardano unicamente collaboratori amministrativi. Il mandato – sottolinea il direttore del Dfe – non concerne quindi il funzionamento amministrativo generale e i giudici. Il compito è stato attribuito a Galliani in relazione alla sua riconosciuta competenza». Il presidente del governo specifica inoltre: «La tariffa oraria applicata per il mandato è di 250 franchi all’ora e l’importo deliberato è di 15mila franchi, da ritenersi quale limite massimo di spesa. I mandati diretti affidati a Galliani dal 2010 sono sei, compreso questo. Le prestazioni pagate dallo Stato per i mandati diretti sono di circa 70mila franchi, a cui si aggiungeranno le prestazioni di questo mandato».

Interpellanza Gobbi

‘Nessun reintegro alla testa della Polizia’

Oggetto dell’ultima interpellanza portata oggi in aula «l’apparente reintegro di Norman Gobbi a capo della Polizia». L’atto parlamentare, presentato dai deputati dell’Mps Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini, prendeva spunto dalla presenza del direttore del Di alla cerimonia di fedeltà alla Costituzione e alle leggi dei diplomati alla Scuola di polizia. Il 27 marzo, lo ricordiamo, Gobbi si era autosospeso dalla guida della Polizia cantonale, passata al supplente Claudio Zali, a seguito dell’apertura di un incarto da parte del Ministero pubblico sull’incidente che l’ha visto coinvolto nella notte tra il 13 e il 14 novembre. Gobbi, risponde per il governo Vitta, «non è stato reintegrato. Il Consiglio di Stato è rappresentato regolarmente in occasione delle cerimonie dei diplomati alla scuola di polizia. In questa occasione erano designati per il governo il presidente e il vicepresidente del Consiglio di Stato (Gobbi, ndr). Ragione per cui la presenza del direttore del Di non si pone in contrasto con la risoluzione del 27 marzo».

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