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Nel ’23 segnalate 180 aggressioni alla Clinica sociopsichiatrica

Condizioni di lavoro degli operatori sociosanitari e dei dipendenti pubblici, il governo risponde all’interrogazione di Forini. In aumento le aggressioni

Registrato un incremento dello stress del personale
(Ti-Press)
30 marzo 2024
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Nel 2021 e nel 2022 alla Clinica sociopsichiatrica cantonale “sono stati registrati, rispettivamente, 108 e 125 incidenti, per una media di circa dieci incidenti al mese”. Nel 2023, a seguito anche di un’accresciuta sensibilizzazione e propensione alla segnalazione, sono stati annunciati “332 incidenti”: e di questi, “180 (54%) sono stati caratterizzati da aggressione fisica verso il personale o altri pazienti, che in taluni casi hanno comportato la necessità di una visita al pronto soccorso”. È un quadro a tinte fosche quello tratteggiato dal Consiglio di Stato nella sua risposta all’interpellanza presentata dal deputato socialista Danilo Forini sul sostegno e sulla protezione degli operatori sociosanitari e dei dipendenti pubblici rispetto alle aggressioni.

Fenomeno in crescita

Facciamo un passo indietro. L’interrogazione di Forini prendeva spunto da un caso di cronaca relativo all’aggressione verbale e fisica subita lo scorso 11 ottobre in piazza Indipendenza a Bellinzona da una funzionaria dell’Autorità regionale di protezione (Arp), minacciata di morte, spintonata e afferrata per il collo da padre e figlio. Un’aggressività crescente segnalata ormai da anni in tanti settori dell’Amministrazione cantonale. Tant’è che, scrive il governo rispondendo a Forini, “analogamente all’aumento delle aggressioni registrato nei servizi di pronto soccorso dell’Ente ospedaliero cantonale, anche l’evoluzione del numero di incidenti segnalati presso l’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (Osc) evidenzia un incremento”. Non solo. “Parallelamente – illustra l’Esecutivo cantonale – è stato registrato un aumento dello stress del personale”.

“Per ovviare a questa preoccupante evoluzione – si legge – la direzione dell’Osc ha adottato, rispettivamente si è attivata per introdurre una serie di iniziative coordinate. È stata istituita un’équipe mobile operante 24 ore su 24, è prevista una riorganizzazione dei reparti per evitare una concentrazione di situazioni a rischio ed è stato siglato un protocollo di collaborazione con il Servizio gestione detenuti (Sgd) della Polizia cantonale, per una presenza rafforzata di agenti con un ruolo preventivo e dissuasivo”. La lista è lunga.

‘Migliorare il coordinamento’

A essere regolarmente coinvolto da minacce da parte dell’utenza anche il personale dell’Ufficio sostegno sociale e inserimento, dell’Ufficio richiedenti asilo e rifugiati e dell’Ufficio rette, anticipi e incassi. Al momento non è prevista una raccolta sistematica, ma “l’esperienza degli operatori in prima linea conferma che i casi di minacce avvengono con una certa frequenza”, spiega il Consiglio di Stato, chiarendo: “Gli operatori socio-amministrativi ricevono spesso mail o telefonate da parte di utenti che esprimono il loro malcontento con toni bruschi e sgarbati. Questi scambi sono perlopiù caratterizzati da lamentele sull’incompetenza dei collaboratori, giudizi sulla loro persona e sul loro operato”. In quest’ottica la Sezione del sostegno sociale ha anche attivato una serie di misure mirate, tra cui l’avvio di una collaborazione con il Gruppo prevenzione e negoziazione (Gpn) della Polizia cantonale, “al quale vengono segnalate situazioni ritenute critiche e che potrebbero sfociare in aggressioni”. Nel corso del 2023, riporta il governo, “sono stati segnalati cinque casi, che hanno comportato una verifica della situazione ambientale, un intervento e colloqui congiunti”.

All’Ufficio aiuto e protezione il fenomeno delle minacce riguarda invece in particolare i settori Curatele e tutele e Famiglie e minorenni. “Circa dieci volte l’anno – mette in luce il Consiglio di Stato – si verificano episodi di rilievo che culminano in aggressioni verbali pesanti e minacce, spesso seguite da atti di danneggiamento materiale negli spazi amministrativi. Nei casi più gravi, si registrano aggressioni fisiche nei confronti dei collaboratori, prevalentemente al di fuori degli uffici. In questi casi, la gestione dell’urgenza richiede sistematicamente l’intervento della Polizia e/o di un’ambulanza”.

Tra le misure citate dal governo nell’ottica di migliorare il coordinamento dei differenti attori coinvolti in questi casi, il servizio Gpn che, dal 2019, si occupa “della prevenzione mirata nell’ambito di situazioni a rischio di violenza e di possibile passaggio all’atto, ambito in cui sono comprese anche le aggressioni nei confronti dei funzionari e degli operatori sociosanitari. Gli agenti del Gpn dispongono di una formazione specifica promossa dall’Istituto svizzero di Polizia, e sono coadiuvati dal Servizio psicologico della Polizia cantonale”. Il tasso di attivazione del gruppo si attesta su una media di 5-6 casi all’anno, “numeri condizionati anche dalla decisione di non sporgere denuncia”. Un’ulteriore misura è “l’attivazione, dal 1° gennaio 2023, del Centro competenza violenze della Polizia cantonale che si propone anche come facilitatore nel dialogo tra i diversi servizi coinvolti nella prevenzione della violenza”.

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