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Targhe, nuova imposta e il Centro fucila la Riforma fiscale

In Gran Consiglio luce verde al nuovo calcolo: peso, potenza e CO2 ‘solo’ come vettore energetico. Dadò: ‘Un patto di inizio legislatura cui diciamo no’

In sintesi:
  • Chiesto di agendare in Gestione l'altra iniziativa popolare, ‘Gli automobilisti non sono bancomat’
  • L'Udc salta all'ultimo sul rapporto di maggioranza: ‘Dal Centro nessuna volontà di risanare i conti’
  • Gobbi: ‘Si continua a ridurre il prelievo’
E si ricomincia
(Ti-Press)
11 dicembre 2023
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Tutto secondo copione: il Gran Consiglio dà luce verde al terzo calcolo in tre anni dell’imposta di circolazione, approvando a maggioranza – 46 favorevoli, 22 contrari, 16 astenuti – il rapporto commissionale del leghista Boris Bignasca. Quanto votato dal popolo il 30 ottobre 2022, vale a dire il testo conforme all’iniziativa popolare del fu Ppd, resta per quanto concerne gli 80 milioni di incasso massimo, ma ci si ferma qui. E il Centro non ci sta, attaccando a tutto campo e tirando in mezzo pure la riforma fiscale che sarà discussa domani e il Preventivo 2024, in aula a gennaio.

Bignasca: ‘Peso e potenza rendono stabile il gettito, che resta di 80 milioni’

Con ordine. Per Bignasca quella proposta dal Consiglio di Stato «non è perfetta ma ha alcuni vantaggi». Che differiscono da quanto votato dal popolo, a partire dalla questione delle emissioni di CO2: elemento cardine nel testo approvato l’anno scorso, comprimario per il 2024. Per Bignasca è importante «avere dei valori di riferimento che non cambiano nel tempo, facilmente reperibili. Peso e potenza rendono stabile nel tempo il gettito». Il fattore CO2 per il capogruppo leghista «viene preso in considerazione per il vettore energetico, indipendentemente dai cicli di omologazione». Già, quei cicli – il Nedc e il Wltp – che nel calcolo delle emissioni «portano a disparità di trattamento». Bignasca, da coiniziativista, rinnova: «Il gettito sarà inferiore al costo di gestione delle strade, con il Consiglio di Stato che propone 90 milioni di incasso mentre con il nostro rapporto si arriva a circa 80 milioni».

Caprara: ‘Corrette evidenti distorsioni, dal Centro ci si aspetta convergenza non proclami e invettive’

Il liberale radicale Bixio Caprara, l’anno scorso tra i più fieri oppositori del testo conforme all’iniziativa del Centro, sgombra il campo: «Nessun problema a riconoscere che il popolo ha voluto correggere un aumento esagerato, è un fatto acquisito. La popolazione ha anche voluto mettere un vincolo esplicito sulle emissioni di CO2 e il costo delle strade», concede. Però c’è un però: «Solo dopo il voto si è capito che la formula aveva problemi, abbiamo messo una pezza con il decreto urgente per evitare disparità di trattamento, ma l’applicazione pratica ne ha portate di ingiustificabili e inaccettabili». E ancora: «I proprietari di auto più recenti e rispettosi dell’ambiente sono svantaggiati rispetto a chi ha auto simili, meno recenti e meno inquinanti, perché le emissioni sono misurate con un ciclo diverso: è una questione tecnica, non politica». Caprara, quindi, sottolinea come «vengano corrette evidenti distorsioni, si rispetta il principio del voto popolare favorendo le auto meno inquinanti».

Ma dopo tanta tecnica, Caprara affonda: «Assistiamo a una manifesta mancanza di disponibilità al compromesso, dal Centro ci si attende passi concreti di convergenza, non vuoti proclami e invettive».

Dadò: ‘Ferma opposizione a chi bistratta la volontà popolare’

Già, il Centro. L’iniziativista Fiorenzo Dadò è entrato a gamba tesa sin dal primo secondo del dibattito: «È il pateracchio degli sconfitti, che cercano a un solo anno di distanza di far rientrare dalla finestra quanto il popolo ha sonoramente fatto uscire dalla porta». E con una sola sfera disponibile fa strike secco: «Con questo voto, e quello sulla Riforma fiscale, si sancisce un patto di Paese di inizio legislatura di cui vedremo presto i risultati, un patto a cui noi non partecipiamo visto che ha l’unico obiettivo di bistrattare la volontà popolare, far cassetta mungendo gli automobilisti e un suicidio per asfissia dell’acume politico che entro metà dell’anno prossimo sancirà il funerale della Riforma fiscale».

Insomma, la posizione del Centro che ha già vincolato l'adesione al Preventivo 2024 a una seria revisione della spesa, «non può che essere di ferma opposizione al modo di procedere frettoloso e irrispettoso, dopo che lo scorso anno si era già cercato in ogni modo di mettere i bastoni tra le ruote a questa iniziativa». Non pago il presidente del Centro urbi et orbi ha chiesto al presidente della Commissione della gestione Michele Guerra di agendare già nella riunione di domani l’altra iniziativa del fu Ppd, ‘Gli automobilisti non sono bancomat’, che chiede «la restituzione ai ticinesi dei 30 milioni di franchi raccolti in eccesso nel 2017».

Il Centro, tuona ancora Dadò guardando a Riforma fiscale e Preventivo 2024 più che alla battaglia già persa sull’imposta di circolazione, «ha il compito preciso di unire le forze per portare a buon fine i cambiamenti necessari, non certo quello di partecipare a qualsiasi banchetto dove arriva una brodaglia che contribuisce a mandare a morte per esecuzione popolare riforme di cui il Paese e l’economia hanno bisogno». Chi doveva intendere, ha inteso.

Passalia: ‘Trattamento discontinuo e non lineare’

Tornando alle targhe, il relatore del rapporto di minoranza Marco Passalia (Centro), non molla un millimetro: «Non viene rispettata la volontà popolare: chiedevamo di abbassare l’imposta, tassare in base al CO2 e un incasso massimo di 80 milioni. La proposta del governo si discosta, e con una nuova formula si aggiungono criteri come peso e potenza e porta a un trattamento discontinuo e lineare: cosa rispondete a chi ha comprato un’auto elettrica pensando di pagare di meno e col nuovo calcolo pagherà molto di più?». Risposta del direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi: «Chiunque di noi ha un amico garagista, che può assicurare come ‘Quanto pagherò di targhe?’ non sia la prima domanda che viene fatta…». Passalia è tra il contrito e l’arrabbiato andante: «Dico solo una cosa: ci dispiace che l’imposta cambi per la terza volta e per chi aumenterà. Saprete benissimo a chi dire grazie».

Inversione a U dell'Udc: ‘Visto che il Centro si oppone a qualsiasi approccio per risanare i conti...’

Tra questi, per niente a sorpresa, l’Udc che si è sfilata dal rapporto di minoranza per sostenere quello di maggioranza. L’inversione a U è spiegata dal capogruppo Sergio Morisoli: «Serve realpolitik: quando sentiamo che il Centro si oppone già in partenza a qualsiasi approccio di risanamento dei conti, ad altri sgravi, ai tagli non ce la sentiamo di portare il nostro appoggio a un rapporto di minoranza che vale quanto quello di maggioranza secondo la nostra ottica: lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini».

L’ultimo petardo è quello del capogruppo del Centro Maurizio Agustoni: «Se fossimo in malafede non ci sarebbe da stupirsi di questo messaggio e questo rapporto di maggioranza segue il percorso della riforma fiscale con cui il governo proponeva di alzare le imposte a tutti per sgravare il 2% dei cittadini… è una pagina poco esemplare, non si fanno compromessi con la democrazia».

Durisch: ‘10 milioni in meno? Si potevano evitare dei tagli del Preventivo’

Se il capogruppo dei Verdi Matteo Buzzi, aderendo al rapporto di maggioranza, bastona ancora l’iniziativa parlando di «pasticcio avallato dal popolo abbagliato dal pagare meno e confuso da informazioni fuorvianti», ad astenersi sono i socialisti. «La formula offre vantaggi – riconosce il capogruppo Ivo Durisch –, ma entrambi i rapporti prevedono 10 milioni in meno di incasso che avrebbero potuto portare a togliere alcuni tagli dal Preventivo 2024».

Gobbi: ‘Continuiamo a garantire una riduzione del prelievo’

Argomento ripreso, a modo suo, da Norman Gobbi: «Questa legge ha lo scopo essenziale di coprire i costi di manutenzione e dello sviluppo del patrimonio stradale». Stop. E certo, «il Preventivo 2024 risulterà peggiorato di 11 milioni. Ma, visto che si parla di volontà popolare, continuiamo a garantire una riduzione del prelievo come chiesto dalla popolazione. I parametri, quando cambiano, scontentano sempre qualcuno». Se per Gobbi l’auspicio è «di essere all’ultimo atto di un processo politico che ci ha permesso di confrontarci con il 2,5% delle entrate dello Stato», il deputato liberale radicale Andrea Rigamonti chiosa: «Un dibattito svilente».

Amen.

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