Ticino

Pensioni statali, ‘così si salvaguardano le rendite attuali’

Il Consiglio di Stato ha licenziato il messaggio con le misure di compensazione. Per il Cantone costo supplementare annuo di 14,6 milioni

Tira già aria di referendum
(Ti-Press)
12 luglio 2023
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L'accordo sulle pensioni dei dipendenti pubblici, trovato alla fine di maggio tra Cantone e sindacati, è ora messo nero su bianco nel messaggio che il Consiglio di Stato ha licenziato oggi. La palla ora passa al Gran Consiglio, che si pronuncerà alla fine dell'estate. Il messaggio contiene una serie di interventi per compensare la diminuzione del tasso di conversione dell'Ipct, la cassa pensione dello Stato, dal 6,17% al 5,25% (entro il 2031). “È previsto un aumento del capitale di vecchiaia che sarà finanziato dal datore di lavoro e dai dipendenti – fa sapere il Consiglio di Stato in una nota –. Inoltre l’Ipct adotterà, in maniera autonoma, ulteriori misure di compensazione di propria competenza”. Per il Cantone Ticino il costo supplementare annuo sarà pari a 14,6 milioni (secondo gli ultimi dati disponibili al 31.12.2022), ed è già considerato nelle proiezioni finanziarie in fase di aggiornamento. Sul tema Lega e Udc hanno già annunciato l'intenzione di lanciare un referendum.

Oltre al datore di lavoro e ai dipendenti, come detto, anche l’Ipct interverrà nell’ambito delle misure di compensazione. “Il Consiglio di amministrazione ha deciso di adottare delle misure di propria competenza finalizzate principalmente a garantire una riduzione della rendita contenuta, quantificata in un massimo del 2%, anche alle persone attive assicurate meno giovani, che altrimenti subirebbero le perdite maggiori non disponendo più di un lungo periodo contributivo futuro”.

Nel concreto: Dal 2024 la cassa pensione ridurrà progressivamente i tassi di conversione utilizzati per il calcolo delle rendite erogate (dal 6,17% al 5,25% a 65 anni entro il 2031). “Così come avvenuto presso la stragrande maggioranza degli istituti di previdenza di Enti di diritto pubblico in Svizzera”. Il Consiglio di Stato, quale datore di lavoro, “intende mitigare l’effetto di tale riduzione sulle future pensioni delle persone assicurate all’Ipct aumentando i contributi di risparmio a carico sia dei dipendenti che dei datori di lavoro. L’aumento complessivo proposto è del 3% ed entrerà in vigore dal 1° gennaio 2025”.

Se da una parte l’aumento dei contributi di risparmio del 3% sarà preso maggiormente a carico dai dipendenti, dall’altra i datori di lavoro si assumeranno l’1% di contributo di risanamento attualmente a carico degli assicurati.

L'obiettivo dichiarato è quindi quello di mantenere invariato “per chi ha una carriera lavorativa completa davanti a sé” il livello delle rendite. Per gli assicurati meno giovani si vuole “garantire una riduzione della rendita contenuta, quantificata in un massimo del 2%”. Il Consiglio di Stato ricorda che, in un confronto intercantonale, le attuali prestazioni offerte dall’Ipct risultano essere appena nella media e, con la soluzione proposta, si va a mantenere un livello analogo alle altre casse pensioni paragonabili. “Senza tale intervento le prestazioni offerte dall’Ipct diventerebbero nettamente le peggiori, avvicinandosi a quelle minime Lpp, con una riduzione che raggiungerebbe anche il 15%”.

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