Ticino

Pensioni dipendenti pubblici, ErreDiPi: ‘Sciopero il 10 maggio’

L'associazione a difesa degli affiliati all'Istituto di previdenza chiamano alla mobilitazione. Quaresmini: ‘Portiamo avanti la nostra protesta’

In vista di un’altra manifestazione dopo l’estate
(Archivio Ti-Press)
28 aprile 2023
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Tanto tuonò che arrivò lo sciopero. L'associazione ErreDiPi, Rete per la difesa delle pensioni dei dipendenti pubblici affiliati all'Istituto di previdenza del Canton Ticino (Ipct), ha infatti organizzato per mercoledì 10 maggio una giornata di mobilitazione e sciopero «basata su astensioni dal lavoro diffuse, che prenderanno forme diverse» spiega uno dei promotori, Enrico Quaresmini, in una conferenza stampa ‘volante’ tenutasi a Bellinzona.

«La constatazione è quella di sempre: le rendite sono già basse rispetto alla media, a fronte di contributi altissimi – spiega Quaresmini –. E si prospetta una discesa verso il minimo previsto dalla Legge sulla previdenza professionale (Lpp), ma con contributi sempre alti». Ebbene, «per noi è il caso di portare avanti questa protesta e come associazione abbiamo deciso di proclamare questa giornata di sciopero». Una decisione, assicura, «presa non come comitato dell'associazione ma in un'assemblea che ha visto un'ottantina di partecipanti. Alle scuole e ai vari uffici è ovviamente data la libertà di mobilitarsi come meglio credono o possono».

Ad esempio, «abbiamo sentito che in numerose scuole medie i docenti si asterranno dal lavoro la mattina, ed essendo un mercoledì la sede rimarrà quindi chiusa. Pur prevedendo, chiaramente, l'offerta di servizi di accudimento per ragazze e ragazzi che non possono rimanere a casa».

Le quattro motivazioni dello sciopero

Sono quattro le motivazioni che hanno spinto ErreDiPi a proclamare uno sciopero, e Quaresmini li snocciola: «Il primo è il fatto che la discesa delle rendite è di fatto cominciata, si tratta di un primo scalino, ci saranno altre tappe di questa discesa ma non sono ancora note. Si tratta di una discesa del tasso di conversione alla cieca che ovviamente ci preoccupa». Il secondo motivo è che «le misure di compensazione non sono ancora state presentate». In più, «la nostra associazione non è stata accettata come entità autonoma ai colloqui tra Consiglio di Stato e parti sociali, e non sappiamo nulla dell'emissione obbligazionaria di 700 milioni di franchi: non sta andando in porto, e non si ammette il fallimento del progetto varato dal Gran Consiglio».

La recriminazione sulla mancata presentazione di misure di compensazione è rimarcata pure da Umberto Boisco, il quale informa che «è dall'autunno scorso che ci sono tavoli di lavoro e discussione tra sindacati e Consiglio di Stato, e non è ancora emersa alcuna proposta. Sono misure per noi indispensabili per evitare che questa riduzione del tasso di conversione già decisa dall'Ipct si traduca in una riduzione netta delle rendite. Non siamo più disposti a pagare ancora, abbiamo già dato: ora tocca al datore di lavoro».

Si prospetta una buona adesione nelle scuole

Tornando allo sciopero annunciato per mercoledì 10 maggio, Alessandro Frigeri annota che «possiamo già dire che per quanto riguarda le scuole ci sono segnali che fanno pensare a una buona adesione. Parecchie sedi di scuola media hanno già annunciato attraverso il voto dei plenum l'astensione dal lavoro, un'evidente maggioranza delle scuole superiori avranno docenti che sciopereranno, alcuni servizi come il Servizio medico psicologico di Lugano lo farà, così come l'Organizzazione sociopsichiatrica di Mendrisio. Luoghi, questi, in cui ci saranno mobilitazioni in termini di astensione dal lavoro». Negli uffici dell'Amministrazione cantonale, si diceva, «questa protesta assumerà forme diverse, anche perché il contesto non è particolarmente favorevole. L'adesione allo sciopero potrà verificarsi con pause prolungate o affissioni di striscioni. Il quadro non è definito, vedremo cosa succederà».

Vpod e Ocst, riprende Quaresmini, «non hanno ancora fatto un comunicato. Ma contiamo che arrivi una loro presa di posizione la prossima settimana».

L'Mps: ‘I dipendenti Usi e Supsi siano affiliati all'Ipct'

Sempre a tema pensioni, il Movimento per il socialismo con un'iniziativa parlamentare elaborata – firmata dai suoi due deputati Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi – chiede che il personale Usi e Supsi sia assoggettato all'Istituto di previdenza del Canton Ticino. "La stragrande maggioranza del personale Usi e una parte considerevole del personale Supsi (374 su 1'157) invece di essere assicurati, come sarebbe logico, all'Ipct risultano assicurati alla Fondazione ticinese per il secondo pilastro (Ftp)", scrive l'Mps. Le differenze tra le prestazioni Ipct e Ftp "sono abissali", e questo "a seguito della differenza sui contributi versati dal datore di lavoro (Usi e Supsi). A titolo di paragone, presso la Ftp non vi è nessuna rendita ponte, gli accrediti di vecchiaia presso Ftp risultano essere tra l'85 e il 22% inferiori".

L'Mps, insomma, ritiene che "per gli enti pubblici e parapubblici – in particolare laddove il finanziamento del Cantone è importante e laddove non vi siano fondazioni proprie dedicate al secondo pilastro – si debba andare verso un'affiliazione di tutto il personale all'Ipct".

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