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Cantone, l’Amministrazione è in trasformazione digitale

‘Per fornire le risposte ai bisogni di interazione in prima battuta online, ma senza rinunciare agli sportelli’. Il punto sullo sviluppo con la delegata

La delegata alla trasformazione digitale per l’Amministrazione cantonale Milena Folletti
(Keystone/Ti-Press)
5 aprile 2023
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Quelle appena terminate in Ticino sono state le elezioni cantonali con la più scarsa affluenza alle urne di sempre. Da più parti si è parlato di una campagna scarsamente coinvolgente, di una classe politica incapace di mobilitare, di un elettorato disilluso o disinteressato. Agli schieramenti il compito di approfondire le ragioni. Intanto, indipendentemente dalle contingenze elettorali, all’interno dell’Amministrazione cantonale si sta ragionando su possibili nuovi approcci per richiamare i cittadini al voto o quantomeno rendere più attrattiva l’operazione. «Guardando verso nord, di particolare interesse c’è la sperimentazione del voto elettronico che riprenderà, anche se in maniera limitata a piccola parte dell’elettorato, nei cantoni di Basilea Città, San Gallo e Turgovia a partire da giugno – dice Milena Folletti, nominata lo scorso maggio delegata alla trasformazione digitale dell’Amministrazione cantonale –. Si tratta di un tema che riguarda la partecipazione della cittadinanza alla vita politica, ma che va a inserirsi in un discorso molto più ampio su come lo Stato dialoga con le cittadine e i cittadini, li coinvolge e raccoglie osservazioni, critiche ma anche suggerimenti per rispondere in maniera più efficiente alle esigenze della popolazione». Folletti è la prima persona in Ticino ad aver assunto il ruolo di delegata alla trasformazione digitale per migliorare il funzionamento dell’Amministrazione cantonale sfruttando le opportunità fornite dagli strumenti digitali. Un obiettivo posto dal governo tra le priorità di sviluppo della legislatura 2019-2023. Cogliamo l’occasione della fine del quadriennio politico per fare il punto della situazione.

Quali sono i principali cambiamenti introdotti da quando lei è delegata?

In collaborazione con le colleghe e i colleghi che già si occupavano di progetti di digitalizzazione a livello dipartimentale, siamo partiti dall’elaborazione di un concetto che definisce una metodologia di lavoro con flussi, compiti e competenze e questo sta permettendo di strutturare e pianificare il lavoro in modo coordinato. Ora abbiamo un comitato operativo che segue il processo di trasformazione e che sta lavorando su una prima bozza di strategia digitale cantonale, che vedrà la luce entro la fine dell’estate. Un grande miglioramento è inoltre rappresentato da un coinvolgimento preventivo – già nella fase di elaborazione della strategia – dei principali attori della società civile e di un gruppo di rappresentanti della generazione Z. Alla fine del processo seguirà anche una consultazione più generale ed estesa, ma integrerà già tutta una serie di indicazioni raccolte durante i mesi di elaborazione.

E gli altri miglioramenti?

Avere una metodologia chiara e condivisa rappresenta già un grande passo in avanti. Questo ci ha anche permesso di avviare una serie di attività parallele che sono fondamentali. Penso, ad esempio, alla verifica delle basi legali: elementi fondamentali per attuare la digitalizzazione del Cantone e anche nei Comuni. Alcune leggi, come ad esempio la legge sulla procedura amministrativa, rappresentano infatti ancora un ostacolo al processo. Mi sento poi di dire che questo lavoro già svolto ha inoltre attivato una maggiore trasversalità nei dipartimenti. Due settimane fa, per esempio, ho organizzato un incontro interdipartimentale con un esperto per discutere dei rischi e delle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale relativamente al servizio pubblico e la discussione che ne è emersa è stata fruttuosa, proprio in considerazione dell’impatto a 360 gradi su tutti i dipartimenti e su una serie di servizi dell’Amministrazione cantonale.

Come sono stati accolti i cambiamenti?

Direi bene. Credo che all’interno dell’Amministrazione cantonale ci sia una grande consapevolezza dell’importanza della digitalizzazione e dell’obiettivo ultimo: contribuire al benessere di cittadine e cittadini. Per questo le strategie digitali, da quella federale a quelle cantonali, parlano di “digital first”, ovverosia la possibilità di trovare le risposte ai bisogni di interazione con le Amministrazioni in prima battuta online e in qualsiasi momento, senza però rinunciare alla possibilità di rivolgersi agli sportelli. Infatti si parla di “first” e non di “only”. Il servizio pubblico è per sua natura inclusivo e se da un lato il mondo spinge verso una forte digitalizzazione e chi ha accesso alle infrastrutture e possiede le competenze per utilizzarle si aspetta che il Cantone risponda a quelle esigenze, dall’altro vi è anche chi non possiede le competenze necessarie o, semplicemente, rivendica il diritto di non essere digitale. Siamo in un’epoca di transizione e come tale di coesistenza tra processi analogici e digitali.

Uno dei suoi compiti è ‘fungere da facilitatore’ nei confronti dei Comuni e della Confederazione: cosa significa?

Aggiungerei anche nei confronti delle collaboratrici e dei collaboratori che sono la forza dell’Amministrazione. Il processo di trasformazione digitale è, in primo luogo, un processo di trasformazione culturale. Alla base ci sono le persone. E questo ovunque. Per quanto riguarda Confederazione e Comuni, si tratta di agire in modo sistemico, mantenendo la propria indipendenza decisionale e d’azione, ma tenendo conto da un lato delle linee direttrici proposte dalla Confederazione e dall’Amministrazione digitale svizzera – gestione dati, cloud, sicurezza, identità digitale eccetera –, dall’altro lavorando con i Comuni affinché ci sia uno sviluppo digitale cantonale a tutto tondo. La base di partenza per un facilitatore è l’ascolto delle problematiche, poi la capacità di individuare le soluzioni e creare consenso attorno alle stesse, portando all’adozione di soluzioni condivise.

Il ‘decreto Morisoli’ (per il pareggio di bilancio entro il 2025 agendo prioritariamente sulle spese) si è rivelato un corsetto per alcuni progetti?

I progetti digitali sono progetti importanti riconosciuti nel programma di legislatura attuale (2019-2023), che li cita sia negli assi strategici, sia nei piani d’azione. Il Consiglio di Stato che si insedierà domani ne deciderà nuove entità e priorità, di fronte a una visione d’insieme sulle attività dello Stato e delle necessità. Il nostro compito è quello di sottoporre al governo un piano strutturato di trasformazione, sarà poi compito della politica definire le priorità di attuazione.

Le prime 14 misure di risparmio comunicate dal governo mettono a repentaglio alcuni aspetti della trasformazione?

Direi di no, anche perché quelle misure si riferiscono al 2023, mentre la digitalizzazione è un processo da guardare in un’ottica di sviluppo più ampia sul medio-lungo termine.

Quali altre novità ci sono all’orizzonte?

Alcune trasformazioni saranno visibili all’esterno e indirizzate a tutti come la creazione di uno sportello virtuale polifunzionale di e-government per i servizi alla cittadinanza. Altre invece saranno indirizzate a gruppi specifici di utenti, come ad esempio un’app per gestire le statistiche e le patenti di pesca. Altre ancora, non visibili dall’esterno, riguarderanno la digitalizzazione di processi interni. Penso, ad esempio, all’introduzione estesa di sistemi gestionali per avere flussi documentali totalmente digitalizzati.

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