Ticino

Ipct, ‘i nostri caloriferi sono sul 6 ma la caldaia va male’

Alcune centinaia di persone hanno partecipato alla terza giornata di mobilitazione contro il taglio delle pensioni marciando da Giubiasco a Bellinzona

(Ti-Press)
15 marzo 2023
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"Voi ci fate la cresta ma non siamo mica polli". "Secondo pilastro, secondo disastro". "Questa è una marcia, come la nostra cassa pensioni". Sono state alcune centinaia le persone che hanno marciato dal Mercato coperto di Giubiasco a Piazza governo a Bellinzona scandendo slogan contro il prospettato taglio delle pensioni degli affiliati all’Istituto di previdenza cantonale del Canton Ticino (Ipct) in conseguenza dell’abbassamento del tasso di conversione.

Alla terza manifestazione organizzata dall’associazione ErreDiPi (Rete per la difesa delle pensioni) c’era anche un personaggio della mitologia classica col cartello ‘Questa cassa fa acqua da tutte le parti’: «Sono un traghettatore delle anime e purtroppo ho notato che la mia barca ha un buco enorme, un po’ come questa cassa pensioni – ci ha spiegato il docente liceale di italiano travestito da Caronte –. Allora per solidarietà ho deciso di partecipare a questa protesta in onore della mia barca bucata. E di fare un appello alla politica affinché non buchi altre barche e agisca al più presto per riparare la falla».

Molti dei manifestanti presenti hanno camminato portando dei nastri rossi e bianchi da lasciare legati alle inferriate di Palazzo delle Orsoline: «Portano dei messaggi sui lavori in corso che si stanno tenendo in governo» ha spiegato a ‘laRegione’ Enrico Quaresmini, portavoce della Rete, che si è detto molto soddisfatto dell’esito della marcia, «ma soprattutto della qualità dell’informazione che facciamo, e del seguito che abbiamo nelle scuole e negli uffici».

‘Lo sciopero è un atto nobile, protetto dalla Costituzione federale’

Quaresmini ha aperto il proprio intervento in piazza – interrotto diverse volte dagli applausi della folla – definendo la giornata «importante e da ricordare. Perché se loro hanno fatto il primo passo decidendo di abbassare il tasso di conversione, noi stiamo facendo i nostri». Il portavoce della Rete ha poi accennato alle azioni dimostrative svoltesi durante la giornata in diverse scuole e uffici del cantone, «alcune piccole ma dal forte valore simbolico. Al Liceo di Bellinzona ci siamo fermati 40 minuti, per non perdere il 40% delle pensioni dal 2012. Eravamo più di 60. E altri insegnanti, da Lugano a Riviera, passando per Locarno e Bellinzona, si sono astenuti dal lavoro. Lo abbiamo fatto per mostrare che di fronte a quello che, pian piano assume sempre più i tratti di uno scandalo enorme ai danni di 17mila persone e relative famiglie, è giusto e possibile protestare con uno sciopero. Sia chiaro – ha specificato Quaresmini – lo sciopero è un atto nobile. Se non lo fosse non sarebbe protetto dalla Costituzione federale, al pari della libertà d’opinione».

‘50% dei contributi netti persi per chi è tra i 20 e i 34 anni’

Come le precedenti, anche questa mobilitazione è stata organizzata contro il taglio delle rendite «che resta massiccio, indiscriminato e soprattutto ingiusto» ma pure «contro la cresta sui contributi». Da tempo, ha sottolineato Quaresmini, «sappiamo che non tutto quel che versiamo va a risparmio. Una parte copre i rischi assicurativi. Un’altra porzione serve a un po’ di solidarietà intergenerazionale. Ma una larghissima fetta – ha deplorato – scivola nel buco Ipct». La stessa ErreDiPi – «perché nessuno è venuto a dircelo» – ha misurato l’ampiezza di tale fetta persa. Stando ai suoi calcoli si va dal 50% dei contributi netti per chi è tra i 20 e i 34 anni; al 40%, per chi è tra i 35 e i 44 anni; al 30%, per chi è tra i 45 e i 55 anni; al 15%, per chi passa i 55 anni.

«In queste condizioni, se si vuole davvero evitare una discesa al minimo delle rendite – ha affermato Quaresmini – urgono misure di compensazione robuste. E invece che fanno? Hanno fatto il primo passo nel taglio delle nostre pensioni, annunciando ufficialmente la diminuzione delle future rendite del 2% a partire dal 1° gennaio 2024. Il 2% non è poco. È invece il primo passo di un percorso che dovrà portarci dall’attuale tasso di conversione del 6,17% al 5%, il che significherà per le nostre future pensioni una diminuzione, anno dopo anno, di circa il 20%. Normale, dice qualcuno, visto che la speranza di vita aumenta. Giusto, scrive qualcun altro, visto che i tassi di conversione si attestano in media attorno al 5,5% nel 2021». E invece normale non lo è, per Quaresmini e per chi è sceso in strada.

«No, perché da noi ci sono vistose perdite nel capitale personale. Da troppo tempo la sottocapitalizzazione della cassa viene infatti fatta pagare a noi. I nostri caloriferi sono sul 6 è vero, quelli degli altri sono di solito sul 5,5 o sul 5 – ha metaforicamente illustrato il portavoce ErreDiPi –. Ma in casa non abbiamo più caldo degli altri, anzi. Perché la nostra caldaia non funziona bene. Spendiamo un sacco di nafta ma ci sono perdite e il nostro padrone di casa ci impone di mettere sul 5 senza prima riparare la caldaia. Comodo puntare il dito contro il tasso di conversione alto e dimenticare la cresta enorme fatta sui nostri contributi».

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