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Cultura, meno fondi Swisslos: ‘Ma grave è il Cantone che delega’

Il promotore dell’iniziativa popolare a sostegno delle scuole di musica teme per le misure di risparmio, ma critica soprattutto il disimpegno statale

Raccolta firme in atto fino al 2 maggio
(Ti-Press)
1 marzo 2023
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C’è una misura di risparmio, tra le 14 presentate dal Consiglio di Stato come antipasto alla più ampia manovra di rientro dei conti cantonali, che potrebbe incidere in modo particolarmente significativo sul settore culturale. Si tratta del dirottamento dei fondi Swisslos per finanziare "determinate spese attualmente previste su altri conti". Fondo la cui utilizzazione è tra l’altro ritenuta controversa da alcuni operatori della scena culturale, come il presidente della Federazione delle scuole di musica ticinesi FeSMuT Matteo Piazza. «È una situazione unica a livello nazionale il fatto che la formazione musicale in Ticino venga finanziata interamente con il provento del gioco di azzardo», lamenta Piazza che è anche il primo promotore dell’iniziata popolare ‘100 giorni per la musica’ lanciata lo scorso gennaio.

L’utile netto di Swisslos – la lotteria dei cantoni della Svizzera tedesca e del Ticino – è interamente destinato a scopi di pubblica utilità, e a occuparsi dell’amministrazione degli importi assegnati al Cantone Ticino è l’Ufficio fondi Swisslos e Sport-toto che sottostà al Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs). Tali importi sono elargiti in forma di contributo ad associazioni o enti di pubblica utilità per l’organizzazione di attività o la realizzazione di progetti o iniziative in ambito sociale, sportivo e culturale. Nell’ambito della tutela, valorizzazione, promozione e sviluppo della cultura rientrano i finanziamenti alle scuole di musica le quali un mese e mezzo fa, assieme alla Febati (Federazione bandistica ticinese) e alla Ftsc (Federazione ticinese società di canto) hanno lanciato la citata iniziativa popolare con lo scopo di "creare anche in Ticino una democraticità dell’accesso alla formazione musicale", partendo dalla costatazione che a livello svizzero la media di finanziamento da parte delle famiglie per la formazione musicale è del 32% mentre in Ticino è addirittura tra il 75 e l’80%. Un primato negativo che per gli iniziativisti preclude ai giovani appartenenti a famiglie non agiate la possibilità di studiare musica in una scuola riconosciuta. I contributi cantonali alle scuole di musica riconosciute sono stati nel 2021 (dati più recenti disponibili) pari a 817mila franchi, a cui si aggiungono 103mila franchi restituiti ai Comuni come rimborso di un terzo dei sussidi che questi hanno erogato per gli allievi, finanziati interamente da Swisslos.

‘La formazione musicale dovrebbe essere contabilizzata nel bilancio dello Stato’

«Il fondo Swisslos e tutto ciò che con questo viene finanziato non impatta in alcun modo sul bilancio dello Stato – evidenzia Piazza –. A nostro avviso la formazione musicale, così come qualunque altro tipo di formazione riconosciuta dal Cantone, dovrebbe essere contabilizzata nel bilancio dello Stato. Anche perché un finanziamento adeguato da parte dei Cantoni è previsto dalla Costituzione federale, nello specifico nell’articolo 67a approvato dal popolo svizzero nel 2012 con oltre il 70% di voti a favore. Siamo in una situazione che non rende giustizia e valore all’importantissima attività della formazione musicale». Per questo Piazza dice di essere molto preoccupato sia a livello di importi, sia per la loro provenienza «per quanto riguarda il settore della formazione musicale e la considerazione che c’è stata finora. Abbiamo lanciato un’iniziativa popolare dopo aver provato in ogni modo a dialogare con le autorità cantonali senza riuscire a trovare una soluzione».

L’obiettivo delle scuole di musica ticinesi attraverso l’iniziativa popolare è anche quello di uscire dal fondo Swisslos ed essere regolamentate all’interno di una legge sulla promozione della formazione musicale, che preveda un finanziamento a bilancio dello Stato. In particolare, la richiesta è di un contributo cantonale pari al 50% dei costi riconducibili ad attività di formazione musicale per le scuole riconosciute, che attualmente sono dodici. «Noi chiediamo al governo di farsi carico di una serie di costi che attualmente sono semplicemente ignorati – spiega Piazza –. Il Cantone per riconoscere una scuola di musica esige molti requisiti, che vanno da un numero minimo di 100 allievi sotto i 20 anni, a minimi salariali corrisposti ai docenti, a una direzione amministrativa e didattica professionali, senza però riconoscerne i costi. Così come non riconosce alcun costo derivante dalle strutture. Va inoltre considerato che spesso il personale amministrativo che lavora in queste scuole lo fa a titolo di volontariato. Si tratta di condizioni che non sono assolutamente sane e che non garantiscono nessun futuro per il settore. È ora che il Cantone si assuma la propria responsabilità».

Qualche sostenitore del mantra del pareggio di bilancio potrebbe però obiettare che non è il momento adatto per fare simili richieste date le condizioni complicate in cui versano le finanze cantonali. «Questa iniziativa è stata concepita ancora prima dell’arrivo della pandemia – ribatte Piazza –, sono anni che riscontriamo questa necessità, come attestano anche numerosi atti parlamentari sottoscritti da tutti i partiti presentati sul tema. Detto ciò, va comunque considerato che tutto l’iter burocratico per una eventuale implementazione della nuova legge prevederebbe comunque anni di attesa. In caso di esito positivo della raccolta firme si andrebbe al voto e sarebbe necessario elaborare un regolamento di applicazione. Quindi l’attuale momento finanziario congiunturale non è così rilevante». Al contempo questi orizzonti temporali fanno sì che il destino del finanziamento alle scuole di musica resterà sicuramente ancora per un po’ ancorato ai fondi Swisslos, per cui le prospettate misure di risparmio «probabilmente condurranno a un ulteriore peggioramento della situazione».

‘È il momento di investire in uno dei fattori maggiormente aggregativi per i giovani’

Per Piazza, oltre al fatto che «a un certo momento bisogna pur iniziare», ci sono poi altre buone ragioni per cui l’iniziativa è stata lanciata in questo momento. «Siamo nel periodo post Covid, o almeno speriamo, e la musica è certamente uno dei fattori maggiormente aggregativi per i giovani che hanno particolarmente subito gli effetti della pandemia. È sensato adesso più che mai investire in quegli ambiti che facilitano la coesione e sono fonti di stimoli positivi». E poi non viene nascosto un motivo di opportunità: «Andiamo incontro alle elezioni cantonali e l’elettorato è più sensibile ai vari argomenti. Non a caso in queste settimane siamo invitati a svariati eventi di diversi partiti per raccogliere firme, a conferma anche del supporto trasversale di cui gode questa iniziativa», sottolinea Piazza, che con soddisfazione nota: «Dalla mia piccola statistica personale il 99% delle persone che fermiamo per chiedere una firma rispondono positivamente. È ben difficile trovare qualcuno contrario a una proposta volta a far sì che tutti i giovani residenti in Ticino abbiano accesso alla formazione musicale».

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