Ticino

Infermieri, in Lombardia aumenta il bonus. Ticino ancora lontano

I 100 euro di indennità in più lasciano comunque un abisso in confronto ai salari ticinesi. Che però, denuncia l’Mps, col carovita non sono sufficienti

Divari ancora enormi, e in Italia si teme la fuga
(Ti-Press)
18 gennaio 2023
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Cento euro al mese in più in busta paga per infermieri, operatori sociosanitari e tecnici che lavorano nei Pronto soccorso degli ospedali della Lombardia. Per fronteggiare la fuga del personale dai reparti più difficili della sanità lombarda arriva un’indennità mensile aggiuntiva maggiorata rispetto a quanto previsto dal contratto collettivo di lavoro a livello nazionale, cioè 40 euro. Regione Lombardia ha dunque aggiunto 60 euro, per far arrivare a 100 euro mensili il bonus che dallo scorso 1° gennaio era già riconosciuto ai medici che lavorano nei Pronto soccorso degli ospedali pubblici lombardi, compresi pediatrici, ostetrico-ginecologi e quelli impegnati sui mezzi di soccorso dell’Areu (Agenzia regionale emergenza-urgenza).

"Finalmente abbiamo potuto riconoscere anche economicamente il grande lavoro di chi svolge uno dei ruoli più faticosi nell’ambito ospedaliero" ha osservato Attilio Fontana, il presidente della Regione Lombardia. Un provvedimento che lascia però pressoché inalterata la forbice fra gli stipendi italiani e quelli svizzeri. Un abisso alla base dell’emorragia di personale medico e infermieristico, per lo più delle province pedemontane lombarde, attratto dalle strutture sanitarie del Canton Ticino, dove infatti i compensi sono decisamente più alti, in quanto oscillato fra i quattro e gli ottomila euro al mese, contro i 1’400 e 1’800 euro delle strutture lombarde.

Nella fascia di confine il rischio è concreto

Un’emorragia che si riflette sulla funzionalità delle strutture sanitarie lombarde (ospedale e case di riposo), soprattutto quelle della fascia di confine. L’ultimo report dell’Ats Insubria stima in oltre 500 professionisti la carenza di infermieri nelle province di Como e di Varese. C’è chi teme che la fuga in Svizzera possa trasformarsi in un esodo biblico. È il caso di Massimo Coppia, segretario del sindacato Uil Funzione pubblica del Lario e Brianza, che nella giornata di lunedì ha consegnato al presidente lombardo Fontana una petizione (1’100 firme di operatori della sanità, impegnati negli ospedali pubblici comaschi) per chiedere un’indennità di confine con l’obiettivo di trattenere medici e infermieri diretti in Svizzera.

"La Svizzera sta cercando 7mila nuovi infermieri. Lo stipendio oltre confine è più che doppio rispetto all’Italia – sottolinea il sindacalista comasco –. La percentuale più alta di nuovi assunzioni riguarderà personale delle province di confine. Ogni giorno abbiamo notizie di cessazioni volontarie per attraversare la frontiera. Rischiamo di chiudere interi servizi e degenze se non blocchiamo questo flusso continuo verso la Svizzera. Sono anni che diciamo di istituire l’indennità di confine. Il personale è stanco, demotivato, anche perché la carenza di infermieri non fa che aumentare il carico di lavoro. Saltano i riposi, aumentano le ferie arretrate. È giunto il momento di fermare l’emorragia e di regalare gratuitamente l’alta formazione professionale alla Svizzera".

Ma in Ticino non è tutto rose e fiori, scrive l’Mps

Eppure ogni territorio ha le sue peculiarità e le sue caratteristiche. E quello che può essere un Eden per gli infermieri lombardi, rischia di esserlo molto meno per il personale curante residente in Ticino. A sostenerlo è il Movimento per il socialismo, che con un’interpellanza inoltrata al Consiglio di Stato chiede lumi sulla questione salariale. Il riferimento è il salario di un infermiere diplomato, che dal 1° gennaio di quest’anno è fissato a 5’209 franchi. Aumentato "di 152 franchi mensili rispetto al periodo pre-pandemico, quindi del 2,9%". Però, rimarca l’Mps, "nello stesso periodo l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 3,6%. Ciò significa che il salario reale del personale sanitario è diminuito ben più dello 0,7%, poiché l’indice dei prezzi al consumo non misura l’aumento del costo della vita: ad esempio non prende in considerazione l’evoluzione dei premi di cassa malati".

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