laR+ Ticino

Cdm ed elezione magistrati, dalla perizia al rapporto

In commissione una bozza di documento, relatore Pagani. Corti:‘L’idea è di firmare per fine gennaio’. Obiettivo: evitare quanto accaduto nel 2020

‘Regole più chiare’
(Ti-Press)
10 gennaio 2023
|

Forse ci siamo. Ieri la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ ha discusso per la prima volta la bozza di rapporto allestita da Luca Pagani del Centro con le proposte per migliorare fra l’altro la procedura di elezione dei magistrati, in particolare di coloro che alla scadenza del periodo di nomina si ricandidano alla medesima funzione, con relativo preavviso del Consiglio della magistratura (Cdm) all’indirizzo dell’autorità di nomina, cioè il Gran Consiglio. L’obiettivo commissionale è di evitare il ripetersi di quanto avvenuto nel 2020, quando in occasione del rinnovo delle cariche al Ministero pubblico il Cdm di allora aveva bocciato le ricandidature di cinque procuratori con pareri dai toni insolitamente duri, nei contenuti e nella forma, disattendendo inoltre, come successivamente accertato, il diritto di essere sentito. L’agire del Consiglio della magistratura veniva poi sconfessato: inizialmente dalla ‘Giustizia e diritti’; in seguito dal plenum del parlamento, il quale ha riconfermato tutti i pp uscenti, compresi i cinque, che avevano sollecitato un ulteriore mandato; infine da una sentenza del Tribunale d’appello del novembre 2021 innescata da un’istanza di ricusazione.

La bozza di rapporto di Pagani deriva dall’incarico conferito alla commissione ‘Giustizia e diritti’ dalla maggioranza del Gran Consiglio nella seduta del 14 dicembre del 2020. In quella sessione il plenum, oltre a rieleggere, come suggerito dalla commissione, i magistrati inquirenti ripresentatisi, aveva adottato una risoluzione confezionata dalla stessa ‘Giustizia e diritti’, ma senza il sostegno del Plr. Una risoluzione secondo cui "alla commissione Giustizia e diritti è affidato l’incarico di approfondire le problematiche di natura organizzativa e procedurale emerse nell’ambito della procedura di rinnovo delle cariche in seno al Ministero pubblico, allo scopo di valutare eventuali necessità di intervento a livello organizzativo e normativo; a tale fine, alla commissione ‘Giustizia e diritti’ è data facoltà di avvalersi della consulenza di uno o più esperti indipendenti, cui affidare il compito di redigere un rapporto specialistico che si esprima sulle questioni indicate e che formuli concrete proposte di miglioramento, sia sul piano organizzativo sia normativo".

Ministero pubblico e vigilanza interna

Come scritto, forse ci siamo. «L’auspicio – afferma, interpellato dalla ‘Regione’, il primo vicepresidente della ‘Giustizia e diritti’, il socialista Nicola Corti – è che per la riunione di lunedì 16 giungano le posizioni dei gruppi parlamentari sulla bozza di rapporto del collega Pagani. L’idea è di firmare il rapporto per fine gennaio, perché possa essere dibattuto e votato dal Gran Consiglio il prossimo mese, nella penultima seduta della legislatura». La speranza di Corti insomma è che il parlamento vari prima delle elezioni cantonali di aprile le misure «per migliorare l’iter che conduce alle proposte di elezione dei magistrati formulate dalla commissione ‘Giustizia e diritti’ all’attenzione del plenum del Gran Consiglio: per formulare queste proposte la commissione tiene conto anche dei preavvisi degli esperti, per quel che riguarda le candidature degli aspiranti magistrati, e dei preavvisi del Consiglio della magistratura, per quanto concerne le candidature di procuratori e giudici uscenti. Ed è soprattutto con riferimento alle garanzie procedurali dei candidati che la bozza di rapporto prospetta delle misure, delle regole più chiare. Lo fa basandosi ovviamente anche sulla perizia che la ‘Giustizia e diritti’ aveva affidato a suo tempo all’ex presidente del Tribunale federale Claude Rouiller». Al quale la commissione aveva chiesto pure di esprimersi su organizzazione e vigilanza interna della Procura. «Il punto – riprende Corti – è sapere se le norme della vigente Legge sull’organizzazione giudiziaria consentano alla Direzione del Ministero pubblico di verificare in maniera adeguata, a fronte di un’equa ripartizione del lavoro fra i componenti l’ufficio giudiziario, se i singoli magistrati adempiano convenientemente ai doveri della carica. Personalmente ritengo di sì».

Ci sarà un secondo rapporto commissionale, magari targato Plr? «Ne parleremo presto all’interno del gruppo parlamentare – dice il liberale radicale Giorgio Galusero, presidente della ‘Giustizia e diritti’ –, ma non credo».

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE