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No soldi dalla Bns e il dibattito in Ticino si riaccende

Dopo le ultime dichiarazioni della banca, l’Udc chiede per domani una seduta straordinaria della commissione Gestione. Ma il presidente: ora non serve

Sempre più in bilico i 137 milioni per il Ticino (Keystone)
19 dicembre 2022
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I democentristi sollecitano, nero su bianco, una riunione "di emergenza" della ‘Gestione e finanze’ per domani. Ma il presidente della commissione parlamentare frena: la seduta settimanale della ‘Gestione’, che di regola si tiene il martedì, stavolta non è in agenda e Fiorenzo Dadò (Centro/Ppd) non intende convocare alcuna seduta straordinaria. «Dopo tutto quello che è stato detto, scritto e ricordato di recente anche dal nostro capogruppo in Gran Consiglio Maurizio Agustoni, non capisco come oggi possano sorprendere le dichiarazioni di Jordan. A più riprese infatti si è preso in considerazione anche lo scenario peggiore e cioè che dalla Banca nazionale non giunga nulla – dice Dadò alla ‘Regione’ –. Uno scenario che ovviamente non fa piacere. Però ripeto: nessuna sorpresa. Per cui una seduta di emergenza della commissione non porterebbe concretamente, in questo momento, da nessuna parte. Come ‘Gestione’ ridiscuteremo del tema, anche con il Consiglio di Stato, da gennaio, quando da programma torneremo a riunirci».

Pamini: bisogna correre subito ai ripari

Non sorprenderà quanto indicato sabato da Thomas Jordan, presidente della Direzione generale della Banca nazionale svizzera, alla trasmissione ‘Samstagsrundschau’ della Srf e rilanciato dall’Agenzia telegrafica svizzera, ma alle brutte notizie non ci si abitua mai. Stando a Jordan, quest’anno la Bns non distribuirà utili alla Confederazione e ai Cantoni. E ciò per il rosso miliardario (nei primi nove mesi una perdita di 140 miliardi) che come noto sta caratterizzando i conti dell’istituto centrale. Se ne saprà di più una volta che verranno pubblicati (a metà gennaio i conti provvisori, quelli definitivi dopo il voto, nei mesi successivi, dell’assemblea degli azionisti), tuttavia, sempre secondo Jordan, "ci vorrebbe quasi un miracolo per ottenere un risultato positivo". Se il miracolo non avverrà, come è assai probabile, il Ticino dovrà dire addio ai 137 milioni targati Bns inseriti nel Preventivo 2023 del Cantone. Quel Preventivo, con un disavanzo di 79,5 milioni di franchi, cui la maggioranza del Gran Consiglio ha dato luce verde la scorsa settimana. «Bisogna correre immediatamente ai ripari per evitare un deficit di oltre 200 milioni di franchi», annota il deputato dell’Udc Paolo Pamini, dal quale è partita la richiesta di una riunione straordinaria della Gestione, di cui è membro. Una seduta "di emergenza" con l’audizione di "una delegazione del Consiglio di Stato, composta perlomeno dal presidente e dal direttore del Dipartimento finanze ed economia, per confrontarsi sulle misure immediate che possono essere già decise nel corso del 2022, segnatamente: il blocco delle assunzioni, il blocco della spesa per beni e servizi, il blocco di qualsiasi nuova spesa non vincolata, la non entrata in vigore del carovita (di discrezione governativa)". Riguardo a quest’ultimo punto, precisano i democentristi nel comunicato stampa, "il governo potrà sempre decidere di introdurre successivamente il carovita con effetto retroattivo al 1° gennaio 2023, se avrà attuato sufficienti misure di contenimento". Per l’Udc (pur avendo firmato il rapporto di maggioranza non ha votato il Preventivo, non avendo ricevuto, a suo dire, garanzie sul non superamento del disavanzo di 80 milioni) "questa non è la scusa per punire i dipendenti dell’Amministrazione bensì l’occasione per suonare la campana della responsabilità di cinque consiglieri di Stato che nei mesi scorsi hanno peccato di accidia nonostante i nostri molti appelli". Insomma, una riunione straordinaria per proporre l’applicazione da subito, negli intenti dei democentristi, del decreto Morisoli, approvato in maggio in votazione popolare.

Dadò ribadisce: serve un’analisi della spesa. Caverzasio: venga effettivamente fatta

Per il coordinatore della ‘Gestione’, la seduta straordinaria della commissione non si giustifica. E sull’obiettivo del pareggio di bilancio entro fine 2025 come chiede il decreto Morisoli e come anche si prefigge il governo, Dadò ribadisce la ricetta del Centro/Ppd inserita nel rapporto di maggioranza da lui redatto sul Preventivo 2023. «Abbiamo sempre sostenuto – ricorda Dadò – che il Consiglio di Stato deve incaricare un ente esterno di svolgere un’analisi seria della spesa dello Stato. Perché non si può procedere con tagli alla cieca. Di sicuro c’è che la spesa del Cantone è troppo alta: quando sono entrato in Gran Consiglio, nel 2006, si spendevano 2,8 miliardi di franchi, adesso abbiamo una spesa annua di 4 miliardi e 200milioni di franchi. Solo un’analisi approfondita evita di andare a tagliare dove non si deve tagliare». Per il leghista Daniele Caverzasio, anch’egli in Gestione, quello della disamina della spesa pubblica «è un po’ un mantra, soprattutto nel periodo elettorale. Bene, sì a questo esame approfondito purché venga finalmente fatto e sia condiviso e purché si abbia la volontà di risparmiare dove è possibile farlo». Riguardo poi al più che probabile non incasso dei milioni della Banca nazionale, «questo non mi sorprende, dovrebbe però indurci a riflettere su come vogliamo muoverci in futuro in relazione a questa voce», osserva Caverzasio: «Non possiamo più far dipendere la tenuta dei conti cantonali quasi esclusivamente dai soldi della Bns».

Speziali: riscoprire il coraggio delle priorità, no alla politica dell’impulsività

Le parole di Jordan? «Nulla di nuovo sotto il sole», commenta il deputato e presidente cantonale del Plr Alessandro Speziali. «Ora – aggiunge – bisogna proseguire nell’operazione di revisione della struttura dei conti cantonali, in particolare con riferimento alla spesa, per rendere questa struttura più equilibrata, più solida e meno dipendente da iniezioni di denaro esterne, come quella da parte della Bns. È un esercizio che dobbiamo fare tra l’altro nel rispetto del mandato conferitoci dai cittadini con l’accoglimento del decreto Morisoli, nella speranza anche che la Banca nazionale torni a fare utili e a distribuirli». «Di sicuro si apre un periodo politico in cui bisogna riscoprire il coraggio delle priorità, evitando la politica dell’impulsività», sottolinea Speziale, alludendo alla richiesta dell’Udc di una riunione straordinaria della Gestione.

Vitta sulla Bns: prematuro tirare conclusioni per il 2024 e il 2025

Nel 2021, rammenta il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta, «la Bns ha distribuito a Confederazione e Cantoni sei miliardi di franchi, che contribuiranno a raggiungere un probabile quasi pareggio dei conti del Consuntivo 2022 del nostro Cantone. Quest’anno, se ciò che ha prospettato Jordan si confermerà, non verrà distribuito nulla: evidentemente questo avrà un impatto importante sui conti 2023 del Cantone, ma è presto per tirare delle conclusioni per quel che concerne il 2024 e il 2025: storicamente sono rari gli anni in cui la Banca nazionale non ha potuto dare nulla». Nel dibattito in Gran Consiglio sul Preventivo 2023 del Cantone «si era anche ipotizzato il mancato introito dei 137 milioni di franchi della Bns. Occorrerà – spiega Vitta – monitorare la situazione nei mesi iniziali del prossimo anno col primo preconsuntivo trimestrale e cercare laddove possibile di contenere questo disavanzo maggiorato a causa dell’assenza degli utili della Banca nazionale, tenuto in ogni caso presente l’impegno del governo di elaborare nel corso del 2023 una manovra di rientro finanziario che spazierà sugli anni 2024 e 2025 per arrivare al pareggio di bilancio, agendo prevalentemente sulla spesa come da mandato popolare».

Durisch: la causa è la politica irresponsabile degli sgravi fiscali

Netto il capogruppo socialista in Gran Consiglio e membro della Gestione. «La causa della situazione tragica delle finanze cantonali – sostiene Ivo Durisch – è la politica irresponsabile delle casse vuote, non la crescita della spesa. Con un Consiglio di Stato che faceva sgravi e parallelamente invitava alla prudenza. Un governo che non ha saputo prendere posizione sul decreto Morisoli. Un governo o debolissimo o ipocrita. Con il Preventivo 2023, l’ultimo della legislatura, varato dunque prima delle elezioni cantonali, si è voluto mostrare una situazione finanziaria sotto controllo, ma tutti sapevano che le stime non erano reali». Continua Durisch: «Pretendiamo alla fine di ogni mese un resoconto ai cittadini tramite preconsuntivi mensili. Il parlamento oltretutto si è messo il corsetto dell’austerità e quindi bisognerà agire in fretta con tagli affrettati che faranno male, perché si parla di almeno 200 milioni. Peggio che nel 2016, quando si erano tagliati gli aiuti alle famiglie e i sussidi per il pagamento dei premi di cassa malati. E per restare al tema delle casse malati questo Gran Consiglio ha recentemente votato ulteriori sgravi alle famiglie benestanti mascherati da aiuti alle famiglie del ceto medio. Ma per cambiare politica cosa aspetta la maggioranza? Che la gente scenda in piazza?! Ricordiamo che i super ricchi da noi non vengono per le aliquote fiscali, ma perché possono uscire di casa senza scorta come delle persone qualsiasi».

Preconsuntivi mensili? «I preconsuntivi – afferma Vitta – devono fornire una proiezione attendibile del risultato finale. Per fare questo è necessario disporre di dati consolidati su più mesi, almeno tre, affinché sia possibile indicare una tendenza solida. Così come concordato, come Consiglio di Stato monitoreremo attentamente l’andamento delle finanze anche per segnalare in maniera tempestiva alla commissione della Gestione del Gran Consiglio eventi particolari che possono incidere in maniera importante sui conti».

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