Ticino

Detenuti con misure terapeutiche, cade l’ipotesi Casvegno

Dalle commissioni parlamentari Giustizia e Carceri si attende la mozione. ‘Richiesta immutata: al Consiglio di Stato il compito di trovare una soluzione’

Sullo sfondo l’articolo 59 del Codice penale svizzero
(Ti-Press)
24 ottobre 2022
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Non ha ancora visto la luce la versione definitiva della mozione che le commissioni parlamentari ‘Giustizia’ e ‘Carceri’ hanno deciso quasi un mese fa, in una riunione congiunta, di presentare al Consiglio di Stato per chiedergli "di studiare una soluzione, da concretizzare in tempi brevi, volta a migliore le condizioni nelle quali si trovano le persone sottoposte a misure terapeutiche nelle strutture carcerarie cantonali, attraverso la realizzazione di un reparto di psichiatria forense". Così scriveva il 26 settembre, in una nota stampa, la ‘Giustizia e diritti’. Dalla cui seduta di oggi sarebbe dovuto uscire il testo dell’atto parlamentare – della sua stesura sono stati incaricati il socialista Ivo Durisch e Luca Pagani del Centro/Ppd – da condividere con la commissione ‘Carceri’ prima di essere depositato all’attenzione del governo. Così non è stato. Se ne riparlerà fra un paio di settimane. È intanto caduta l’ipotesi ventilata in commissione di realizzare il citato reparto nell’area di Casvegno, dove ci sono la Clinica psichiatrica cantonale e il Centro abitativo, ricreativo e di lavoro (Carl), «Ci si è resi conto – spiega il presidente della ‘Giustizia e diritti’ Giorgio Galusero – che è difficile prospettare una soluzione lì, probabilmente sarebbe vista male». Aggiunge il granconsigliere liberale radicale: «Quella di Mendrisio è una struttura psichiatrica aperta, con zone verdi e un parco giochi frequentati anche dalla popolazione. Un’altra filosofia, quindi, rispetto a una struttura detentiva».

L’obiettivo delle due commissioni parlamentari comunque non cambia ed è quello di garantire al più presto in Ticino una collocazione adeguata dei carcerati per i quali i giudici – in base all’articolo 59 del Codice penale svizzero, articolo concernente il "Trattamento di turbe psichiche" – hanno ordinato misure terapeutiche stazionarie. E questo poiché la ‘Giustizia e diritti’ e la ‘Carceri’ ritengono inappropriata la collocazione attuale, all’interno del penitenziario cantonale. «Come abbiamo potuto appurare, il trattamento terapeutico in carcere – sostiene Ivo Durisch – risulta insufficiente. Al penitenziario la giornata normale delle persone sottoposte a misure è praticamente simile a quella di un detenuto in esecuzione di pena, cosa che secondo noi pregiudica l’efficacia di un percorso terapeutico. Sempre dal nostro punto di vista, non rappresenta una valida soluzione neppure il collocamento in strutture d’oltralpe e ciò per la questione della lingua e per la distanza dai familiari. Tant’è che in taluni casi la misura stazionaria è stata revocata».

Due possibili modelli

Detto ciò, resta il nodo dell’ubicazione sul territorio cantonale dell’auspicato reparto di psichiatria forense. «Abbiamo fatto degli approfondimenti e un reparto chiuso, dato che ospiterebbe comunque dei detenuti, sarebbe effettivamente incompatibile con lo spirito di Casvegno, quartiere nel quale c’è una struttura psichiatrica aperta», riprende Durisch. Quella di Casvegno, puntualizza il capogruppo del Ps, membro, come Pagani, della ’Giustizia e diritti’, «era comunque solo un’ipotesi fatta e valutata in commissione. Come si era già stabilito, la mozione – che stiamo affinando – non suggerisce un’ubicazione. Al Consiglio di Stato il compito di individuarla». Pertanto, nell’atto parlamentare «chiederemo al governo di proporre l’apertura, fuori ovviamente del carcere e in un luogo del cantone che reputa idoneo, di una struttura psichiatrica ad hoc, che garantista una presa a carico adeguata delle persone per le quali i giudici hanno disposto misure terapeutiche. Una struttura, che se fosse sotto il cappello del Dipartimento sanità e socialità, si potrebbe realizzare prendendo a modello quella prevista dalla nuova Pianificazione sociopsichiatrica cantonale per i giovani con seri problemi di natura psichica. Se fosse invece sotto il cappello del Dipartimento istituzioni, si potrebbe prendere a modello il Centro educativo chiuso per minorenni che sorgerà ad Arberdo-Castione». In ogni caso, tiene a precisare Durisch, «è auspicabile che il reparto di psichiatra forense, se verrà creato come ci auguriamo, sia gestito dallo Stato, essendo quest’ultimo, tramite il potere giudiziario, a ordinare le misure terapeutiche stazionarie». Quali costi potrebbe comportare il tutto? «Rispetto a quelli attuali, legati al personale psichiatrico in carcere e ai trasferimenti dei detenuti sottoposti a misure in strutture d’oltre Gottardo, non ci sarebbero costi aggiuntivi, stando ai nostri calcoli». Quanti i detenuti che potrebbero far capo al reparto? «Stimiamo una decina – osserva Durisch –. Oggi i detenuti con misure terapeutiche stazionarie sono una ventina. Alcuni sono seguiti all’interno del penitenziario. Altri sono stati collocati, essendovi i presupposti, in strutture aperte fuori del carcere. Altri detenuti sono seguiti in strutture chiuse d’oltre Gottardo».

‘La esamineremo subito’’

Sottolinea la democentrista Lara Filippini, presidente della commissione del Gran Consiglio preposta alla sorveglianza delle condizioni detentive in Ticino: «Che vi sia la necessità di trovare una soluzione per seguire in maniera adeguata i detenuti sottoposti a misure terapeutiche stazionarie è innegabile. La situazione odierna non è certo soddisfacente. Cercheremo quindi di inoltrare una mozione che sia assolutamente condivisa da entrambe le commissioni, proprio per l’importanza del tema. Una volta in possesso della bozza dell’atto parlamentare, la esamineremo attentamente. Ora, la nostra prossima seduta si terrà venerdì: se nel frattempo riceveremo dalla ‘Giustizia e diritti’ la bozza di mozione, il 28 la discuteremo». E, assicura la coordinatrice della ‘Carceri’, «vedremo di farlo nel più breve tempo possibile per non trascinare ulteriormente la questione».

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