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Mozione in casa Ps: ‘Lista con i Verdi? Sì ma con 3 dei nostri’

Le richieste di Muschietti, Roncelli e Degiorgi. Ribatte Venuti: è il momento di compiere un passo storico senza troppi attaccamenti al passato

(Ti-Press)
15 luglio 2022
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Nella lista rossoverde per il Consiglio di Stato "devono essere presenti almeno tre esponenti del Partito socialista". È il primo di sette punti contenuti in una mozione che da ieri sta circolando in rete. Firmata dai tre socialisti Matteo Muschietti, Evaristo Roncelli e Lauro Degiorgi, il testo chiede alla Conferenza cantonale del Ps di dare esplicito mandato alla Direzione per trattare su una lista unica da presentare per il governo alle prossime Cantonali "rispettando le condizioni minime esplicitate". Condizioni che però, perlopiù, cozzano con quelle poste a loro volta degli ecologisti, in primo luogo quella di correre alla pari. Tra le altre elencate dai tre mozionanti figurano: nessun vincolo esterno per scelta dei candidati Ps, decisi esclusivamente dal Congresso; nessuna ingerenza in merito alle risorse finanziarie da usare per la campagna; e che la lista porti in testa il nome del Ps.

«Abbiamo deciso di fare questa mozione dopo l’ultimo Comitato cantonale di giugno durante il quale Matteo Muschietti aveva presentato la richiesta, poi rifiutata dalla direzione, di organizzare una Conferenza cantonale a metà settembre, prima del Congresso programmato solo per novembre – motiva Evaristo Roncelli –. Un’esigenza che nel frattempo non è venuta meno in quanto, al di là delle dichiarazioni di intenti rispetto a una lista unica su cui nessuno è contrario a priori, una parte dei militanti sente la necessità di confrontarsi sui paletti minimi per le trattative. Per questo, come ci consentono di fare gli statuti, abbiamo rilanciato la proposta della Conferenza cantonale raccogliendo le firme con una mozione».

Il rischio, secondo Roncelli, è di arrivare a novembre con tutto già stabilito dai vertici «e non avere più tempo per rivedere la strategia in caso l’alleanza dovesse saltare». Per tale motivo «è meglio anticipare le discussioni sugli elementi concreti coinvolgendo fin da subito i militanti, onorando così anche la tradizione e le dinamiche democratiche del Partito socialista».

Nel merito delle sette condizioni avanzate, Roncelli sostiene che «nello scenario attuale in cui per ora si sta discutendo solo tra Ps e Verdi, dal nostro punto di vista invece di una composizione con 2 socialisti, 2 verdi e un rappresentante della società civile – come si prospetta –, il Ps dovrebbe avere almeno tre candidati». E ciò per una questione di forze: «È da 100 anni che siamo al governo, disponiamo di 13 parlamentari contro 6, e alle ultime Cantonali abbiamo ricevuto il 75% dei voti di area. Ci sembra quantomeno strano doverci azzoppare per permettere agli altri di correre alla pari».

«Lo scopo, però – attenua un po’ i toni della mozione Roncelli –, non è di imporre la nostra linea. Ci sono compagni favorevoli a un 2+2+1, altri a un 2+3. Le posizioni sono varie, e proprio per questo è giusto che ci si confronti per la prima volta in modo allargato su quello che potrebbe essere un passo epocale. Vincolanti non saranno dunque i nostri punti, su cui chiediamo di votare singolarmente, ma le decisioni prese a maggioranza dalla Conferenza». E sottolinea: «Perché è la direzione del partito a dover essere al servizio della base, non viceversa».

Il vicepresidente: la sede giusta per discuterne non è la Conferenza cantonale, ma il Congresso

«Quello che vuole la base lo si vede dai fatti – ribatte il vicepresidente del Ps Adriano Venuti –. E questi indicano che gran parte delle sezioni nei Comuni ha fatto delle liste uniche rosso-verdi. E soprattutto il Congresso, che è il nostro organo più importante, rappresenta tutta la base». Lì, replica alle accuse Venuti, «non si arriva con decisioni pronte, ma con delle proposte di decisioni da prendere. Sono gli iscritti ad avere l’ultima parola. È il Congresso il posto in cui la maggior partecipazione è garantita. La Conferenza cantonale può essere convocata per discutere temi rilevanti ma che non richiedono necessariamente un Congresso».

Rispetto ai paletti per la composizione della lista, Venuti, come già in occasione dell’ultimo Comitato cantonale, sostiene che «è ora il momento di fare un passo storico, senza troppi attaccamenti a quel passato spesso rievocato. Non dico di regalare il seggio ai Verdi, ma se vogliamo dare una nuova impronta al paese è necessario fare un passo che dia una prospettiva a medio termine. Non si può continuare a ragionare come si è sempre fatto se si vogliono cambiare le cose».

«Ribadisco pure io – dice dal canto suo il capogruppo in Gran Consiglio Ivo Durisch – quanto ho detto in occasione dell’ultimo Comitato cantonale: non è una questione di numeri, se crediamo nella lista socialista-Verdi dobbiamo farla con convinzione, con il cuore e con generosità. Solo così riusciremo a convincere i cittadini a votare la lista e a ottenere quindi un risultato importante».

Noi: guardiamo all’oggi, rappresentiamo una realtà importante dell’area progressista

«Gli aderenti al Ps sono ovviamente liberi di avanzare qualsiasi richiesta e ogni partito ha i suoi processi democratici interni. Ed è giusto che tutto ciò venga mantenuto. Detto questo – afferma il deputato e co-coordinatore dei Verdi Marco Noi – la nostra posizione è sempre stata chiara, fin dall’inizio: sì ad entrare nel merito di una lista unica partendo dal presupposto di un’equa ripartizione delle candidature: lo stesso numero per i due partiti». Due posti a testa in lista. In casa socialista non tutti però la pensano così... «Beh questo è un aspetto che deve chiarire il Ps al proprio interno – riprende Noi –. Capisco che ad alcuni socialisti il fatto di disporre dello stesso numero di candidature di quello dei Verdi sia indigesto, ma non si può sempre richiamare la storia a proprio favore, occorre vedere anche il presente. E il presente dice che i Verdi rappresentano una realtà importante dell’area progressista ed è quindi giusto che siano adeguatamente rappresentati in una lista unitaria». Secondo Noi, si tratta di «un’occasione importante: una collaborazione tra Verdi e Ps che auspico sia duratura, e non limitata alle elezioni cantonali».

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